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Calcio

Addio Guido, impavido guerriero!

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Okay, ancora una volta hai vinto tu. Il tempo di strappare l’ultima affermazione nel nostro sondaggio Pro Vasto Legends, ti sei preso il pallone e te ne sei andato. Il mostro sapeva con chi aveva a che fare ed allora ha pensato di colpirti laddove solo un miracolo poteva cambiare le sorti della tua esistenza. Ti ha battuto giocando facile, ma contro la morte non hai perso, come dicesti ad una nostra comune amica tempo fa: “So che mi è rimasto poco, ma non ho pau
ra di morire”. Di persona non ci siamo mai conosciuti, per questo quando ci siamo incontrati un paio di settimane fa in ospedale non ti ho salutato. Angustiato dalle mille cose che ti passavano per la testa da qualche mese, dicesti a tuo figlio di sentirti rammaricato del fatto che la gente non ti riconoscesse. Non potevo sapere se ti riferivi a me. Lì c’ero solo io, con mio padre, ma potevi riferirti a qualcuno che avevi incrociato in corsia. In ogni caso, ora ti dico che avevi ragione in qualche modo, io non ti avevo riconosciuto…Ma rimasi sui miei passi e non ti salutai, perchè nel caso ti riferissi ad altri di fronte al mio saluto avresti potuto fare un pensiero della stessa natura: Mi ha salutato perchè so che sto per morire…E non avevo nessuna intenzione di scavare nella scorza di un emisfero che solo chi vive il distacco nella massima lucidità, può conoscere. Di infliggerti un altro fendente, pur con tutte le buone intenzioni e l’affetto da vecchio tifoso, non ne valeva affatto la pena. Spero di aver fatto la cosa giusta, la migliore o la meno dolorosa. Nel mio immaginario ti ho sempre visto con quella meravigliosa, semplice casacca bianca senza sponsor, scudetti e nastrini, bordi rossi; pantaloncini bianchi, calzettoni bianchi con risvolto rosso. Numero 4. Si potesse, sarebbe bello se la società chiedesse il permesso di ritirarla solo per domenica, ma portandola in campo, con il tuo nome. Ti penso con quella maglietta addosso che dopo un quarto d’ora era già sporca di terra, di sansa. S’era piovuto, con i tocchi di fango appiccicati dappertutto. In quel calcio il 4 era il mediano, anzi, il medianaccio. Eri Furino, Benetti, Oriali. Eri quello che doveva prendersi cura del 10 avversario, dell’uomo squadra, il faro, la fonte del gioco nemico. E si che me li ricordo i tuoi duelli contro Zica, Cucurnia, Scarrone, Fava. Gente per cui saltarti, quando ci riuscivano, non era proprio il massimo della vita. Poi dovevano fare i conti con te, in qualche modo. Anche perchè, oltre a randellare e a brontolare allo stremo, i tuoi piedi non erano quelli tipici di un medianaccio. Diciamo che non erano malaccio. In cinque anni non ti ho visto una volta uscire dal campo sorridente, felice, a prescindere dal risultato. Avevi sempre qualcosa da dire a qualcuno, ad un avversario, a un compagno, all’arbitro, ad un segnalinee, al mister. Lasciavi il terreno di gioco sporco fradicio, con il fango nelle orecchie, gambe escoriate, sangue… Eri un trascinatore, un vero leader! Uno dei ricordi più belli della mia infanzia fu quando entrammo negli spogliatoi io e Tonino, con Walter che aveva il papà dirigente. La vivacità e la spavalderia di noi bambini si spense in un angoletto. Fermi, immobili, irrigiditi, ma con una gioia dentro che non abbiamo toccato i piedi a terra per una settimana. Eravamo nel tempio dei nostri idoli, cosa all’epoca assolutamente vietata! La squadra stava rientrando al termine di un allenamento e tu Guido, discutevi con mister Gino Pivatelli che ti rimproverava di andare troppo spesso vicino all’espulsione. Alla fine tu gli dicesti: “Mister, ma non è meglio che parlo io con gli arbitri invece di Codraro che non lo capisce manco la mamma quando parla? Ma allora vuoi giocare in dieci davvero!”. Una fragorosa e generale risata spinse tutti sotto la doccia mentre noi rimanemmo mummificati come due gendarmi a San Pietro. Un’ultima cosa Guido. Ora che sei lassù, mostra il tuo tesserino di delegato Figc e vedi di parlare con qualcuno che conta. Per il Matelica il paradiso può attendere, e lassù dove di paradisi se ne intendono, devono sapere che noi aspettiamo da 40 anni la Terza Serie unica, la vecchia Serie C, insomma. A maggio saranno giusto giusto 40, non sono un po’ troppi? Abbracciami l’avvocato, sai bene che ti accoglierà a braccia aperte ed insieme vedrete ancora tante partite. Ricordando i tempi più belli…Ciao Guido.

GALLERIA FOTOGRAFICA DI BENIAMINO FIORE

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Gabriele Cerulli

Michele Cappa, classe 1971, vastese, è titolare dell’agenzia di comunicazione Cquadro, appassionato di sport e giornalismo sportivo, ha collaborato per diverse testate giornalistiche locali e regionali, tra cui: TRSP, Radio Agorà,Radio Studio 99, TV2000, Delta 1, Telemax, Vastonline, Il Nuovo Molise e dal 2017 scrive per Vasport.it, sito di informazione sportiva locale ( di cui è anche editore ), dove cura la seguitissima rubrica “Amarcord”

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