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Calcio

Vastese: Montani è il migliore dei tre, parlano i numeri

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Il tecnico pescarese ha già fatto meglio dei due che lo hanno preceduto sulla panchina biancorossa in questo anno solare che ormai volge al termine

Fabio Montani

Meno giorni sulla panchina biancorossi e più punti in classifica. Basterebbe questa semplice equazione per riassumere in poco più di dieci parole il lavoro partorito da Fabio Montani da quando è tornato all’Aragona con i gradi di allenatore.

Osservazioni fatte quando il 2018 ha i giorni contati, forse uno dei più difficili della storia calcistica biancorossa come confermato dalle 19 sconfitte nei 36 match ufficiali disputati da gennaio fino a sei giorni fa. 37 punti totali frutto di 7 pareggi e 10 vittorie, davvero poca roba ma il 60% dei successi sono arrivati da quando alla guida di capitan Fiore e soci è arrivato il cinquantenne tecnico di Pescara. Prima di lui? I brividi, quelli scesi sulla schiena di dirigenti e tifosi biancorossi, da gennaio fino a metà ottobre, due periodi ben distinti con il primo guidato dal tecnico campano Gianluca Colavitto e l’altro con il marchigiano Ottavio Palladini. Allenatori diversi ma legati da un aspetto tutt’altro che secondario, l’aver potuto mettere in piedi una rosa a propria immagine e somiglianza, quello che Montani ha iniziato a fare solo da un paio di settimane.

Gianluca Colavitto

Colavitto è stato l’allenatore delle partenze accelerate, nei tre gironi di andata con lui in panchina (uno in Eccellenza e due in D) la Vastese è sempre andata a mille all’ora ma come successo soprattutto dal gennaio al maggio scorso quel cammino non è stato ripetuto nella seconda parte di stagione. Gli ultimi 118 giorni sulla panchina vastese da parte del tecnico lancianese d’adozione sono stati difficili, appena 14 punti in 17 giornate frutto di 4 vittorie, 2 pareggi e ben 11 sconfitte. Una media di 0.82 a partita, in proiezione avrebbe fatto rima con playout ma i 37 punti conquistati nel girone d’andata furono un materasso che faceva dormire a tutti sonni tranquilli.

Ottavio Palladini

A giugno i numeri uno Franco Bolami e Pietro Scafetta hanno deciso di voltare pagina affidandosi ad Ottavio Palladini, la piazza biancorossa con lui al timone ha sognato per tutta l’estate, potendo contare anche sui proclami della dirigenza ma il campo ha azzerato tutto presentando una Vastese in perenne imbarazzo (eccezion fatta per il derby di Coppa vinto all’esordio contro l’Avezzano). Il tecnico di San Benedetto del Tronto insieme al ds Nando Ruffini aveva costruito un impianto nuovo di zecca scegliendo i giocatori ad uno a uno potendo lavorare dal 27 luglio (primo giorno di ritiro) con l’organico quasi al completo. Risultato? Da dimenticare, nelle sei giornate di campionato, zero vittorie, tre pari e altrettante sconfitte. Appena 3 punti in 6 giornate (media da ultimo posto), 80 giorni (da Colledimezzo al pari contro il Forlì) da incubo, piazza scontenta, classifica imbarazzante e Vastese di nuovo a cambiare capitolo.

Quello che dal 16 ottobre racconta di un Fabio Montani sulla panchina biancorossa voluta nonostante una classifica deficitaria e una rosa che poco aveva a che fare con il suo credo. Ha dovuto raccogliere un’eredità non semplice ma con lui al timone in 13 giornate sono arrivati 20 punti riuscendo a portare la Vastese al decimo posto, lontana (ma non ancora lontanissima) dalla zona playout distante quattro punti. 1.53 di media, in proiezione (fantasiosa) sarebbero 58 punti a fine stagione (senza i 3 conquistati da Palladini), un bottino assai corposo. 20 punti in 68 giorni prendendo una squadra con una classifica da incubo, il morale sotto i tacchi (eufemismo) e una rosa non costruita da lui. Nell’ultima prima della sosta natalizia è arrivata una vittoria pesantissima in chiave salvezza contro l’Olympia Agnonese firmata Leonetti, in quella partita negli ultimi venti minuti la Vastese ha giocato con 7 uomini (con una mediana nuova di zecca) che fino a due settimane prima erano sparsi in giro per l’Italia vestendo altre maglie o pescati dalla juniores. Segno evidente della trasformazione che sta attuando il tecnico pescarese costretto a rinunciare a uno dei suoi pezzi pregiati (l’infortunato Giampaolo), l’obiettivo è dare l’accelerata decisiva da gennaio in poi con la giusta continuità. Al momento però i numeri sono tutti dalla sua parte, a chi critica verrebbe da dire “stacce” prendendo in prestito un termine romano che tradotto in italiano corretto significa “ci devi stare”. Proprio a Roma (e non solo) un mese fa hanno fatto parecchio rumore le dichiarazioni di uno dei leader giallorossi Aleksander Kolarov che senza peli sulla lingua ha così dichiarato: “I tifosi hanno tutto il diritto di arrabbiarsi e esprimere le proprie opinioni però devono essere anche consapevoli che di calcio, e non solo a Roma, capiscono poco. Si fanno tante chiacchiere, si spreca fiato e non si dice niente. Anche a me piacciono tanto tennis e basket, li seguo ma non ne capisco niente”. Vuoi vedere che il trentunenne serbo con la sua lezione durata meno di un minuto ha rotto il muro dell’ipocrisia?

Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it           

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