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A COSA SERVONO ANCORA I PROCURATORI SPORTIVI?

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In principio fu Antonio Caliendo, uno che sembrava una via di mezzo tra Omar Sivori e mio Zio Mario. Oggi i procuratori sportivi li trovi nei Dilettanti e perfino nei Settori Giovanili in tenera età. Sono dappertutto, a caccia di talenti, a caccia di soldi. Il tema è attualissimo sulla scorta della vicenda legata al mancato rinnovo contrattuale tra Gigio Donnarumma e il Milan. Ma a che razza di genere umano appartengono? A noi! Ovviamente. Sono uomini, semplicemente. Ne interpretano a meraviglia quella parte spesso malcelata, che si chiama Anima venale. Sarò eccessivamente crudo, penserete. Come definireste voi un libero professionista – e già questo mi fa ridere – che non si limita a fare gli interessi di un atleta, ma a spingersi sempre e comunque oltre? A raschiare il fondo del barile, inventandone davvero una più del diavolo. Ho appena ascoltato le dichiarazioni di Mino Raiola sul caso Donnarumma. Ha convocato lui una conferenza stampa con appena i corrispondenti di cinque testate giornalistiche. Dunque, ti aspetti il finimondo, rivelazioni sorprendenti. Niente…”Non è una questione di soldi…Non ci sono trattative con alcuna società…Nel Milan abbiamo trovato un interlocutore ostile…Per chiudere un contratto con uno come Donnarumma ci vuole tempo, non si fa in cinque minuti”. Ma che motivazioni sono mai queste se non quelle di uno che ciurla nel manico? Mino Raiola è il Re dei procuratori sportivi, dietro di lui pochi interpreti di livello, sia professionale che concreto. La stragrande maggioranza brancola nel buio. Si rivolge a mercati stranieri, aprendo frontiere pure improbabili. Magari in uscita. Il cammino del vil denaro ha preso altre strade ed in Cina ti fanno il vestito con le pepite d’oro il giorno della presentazione. Qualcuno forse ha dimenticato che un certo Pellè da quelle parti guadagna 17 milioni di euro l’anno! Ma non temete, ce n’è per tutti. L’Europa è piena di ragazzi italiani di ogni categoria, anche dilettantistica. Giocano anche nella cadetteria svizzera, svedese, finlandese, rumena. Ovunque ci sia denaro, grazie a procuratori che si sono reiventati. A questi, esclusi i venditori di chiacchiere senza scrupoli, diciamo grazie e complimenti! A certi procuratori diciamo “Che tu possa sparire dal mondo del calcio con un colpo di bacchetta magica”. Non è possibile che a metà del secondo anno, puntualmente, un giocatore della scuderia comincia a puntare i piedi: O un adeguamento contrattuale o cessione. Pressa, butta la pietra e nasconde la mano, accusa gli interlocutori e fa l’offeso. Sapere qual è l’obiettivo? Soldi, soldi, soldi, ma solo alla sua maniera, con le sue esclusive clausole. Mino Raiola, figlio di un pizzaiolo napoletano che ha fatto fortuna in Olanda, ha inventato il 20% alla rivendita eventuale. Ovvero, quando un suo giocatore firma per una squadra, pretende l’inserimento di questa percentuale per lui in caso di cessione ad altro club! Solo con Pogba allo United si è messo in tasca 16 milioni. Basta! L’onorario classico è già tanta tanta roba. Il 5, 6, 7% su contratti milionari consente ai procuratori di vivere da Pascià senza fare una mazza! E basta con i rubagalline delle categorie inferiori. Quelli che speculano sulla 100 euro dei ragazzini, sulle 1000 di calciatori che devono campare la famiglia con stipendi da operaio e quasi ogni anno perdono parte del pattuito perchè i dirigenti finiscono i soldi o fanno i furboni ad obiettivo centrato, senza che sti fenomeni di procuratori siano in grado di tutelarli. Ai ragazzi, in particolare, vorrei far capire che “non fa chic, ma fa “sceme” dire di avere un procuratore. Fino ai 21 anni scendi in campo da regolamento, magari sei pure scarsino o non ancora pronto, però il mister deve attenersi alle norme e deve buttarti dentro. Sii grato ai fenomeni che hanno inventato questo meccanismo perverso, una imposizione regolamentare che invece di aiutarli, li distrugge nello spirito di sacrificio che non impareranno mai. Almeno però, se ti guadagni qualche euro li usi per uscire con la ragazza e non per metterli in tasca ai peracottari. Giampiero Boniperti, mitico ex calciatore e presidente della Juventus anni ’50-’70, disse trent’anni fa che questa figura avrebbe rovinato il calcio. A dire il vero, non è andata così. Ha rovinato tanti calciatori e ragazzi promettenti, ma nella logica di un mondo che viaggia a tremila lo posso anche comprendere. C’è stato un periodo, durato forse meno di venti anni, in cui il procuratore serviva in virtù di un periodo storico in cui giravano davvero cifre astronomiche e c’erano tanti club in ogni Paese a poter contare su casse gonfie a getto continuo. All’epoca, però, il cartellino e i contratti avevano ancora un valore oggettivo, da anni non è più così, sono carta straccia. E in tale ottica il procuratore – doniamo uno slancio di generosità – per fare soldi è anche spinto a forzare la mano e a giocarsi le carte che hanno in mano con una spregiudicatezza imbarazzante. Ma di questo passo dove si andrà a finire? Intanto il Milan ha avuto il coraggio ed il merito di dare una prima grande risposta ad un malcostume che scavalca ogni tipo di deontologia e regole non scritte, in barba al futuro degli stessi atleti. Spero che Donnarumma non diventi una vittima sacrificale. Spero che i ragazzi di provincia capiscano che se non sono buoni per giocare in Promozione e in Eccellenza, non sarà mai e poi mai un procuratore a farli diventare un Campione!

Michele Cappa, classe 1971, vastese, è titolare dell’agenzia di comunicazione Cquadro, appassionato di sport e giornalismo sportivo, ha collaborato per diverse testate giornalistiche locali e regionali, tra cui: TRSP, Radio Agorà,Radio Studio 99, TV2000, Delta 1, Telemax, Vastonline, Il Nuovo Molise e dal 2017 scrive per Vasport.it, sito di informazione sportiva locale ( di cui è anche editore ), dove cura la seguitissima rubrica “Amarcord”

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