Il 12 maggio del 2012 il Pescara trionfò al Cornacchia, sul Torino, per 2-0 e il centrocampista si impose con una grande prestazione: di lì a poco avrebbe spiccato il volo
Quarantesima giornata di Serie B, il Pescara di Zeman affonta il Toro allenato da Ventura dopo un’estenuante lotta per la promozione diretta che le ha viste prevalere sulle concorrenti Sassuolo e Verona. L’Adriatico è colorato di bianco e azzurro, i biglietti venduti superano quota ventiduemila e poi il Delfino manca in Serie A dal ’92-’93. Troppo tempo è passato.
Zeman ha fatto maturare quanto realizzato da Di Francesco, aggiungendo tasselli come Insigne, Immobile, Pinsoglio, Anania, Balzano, Bocchetti e Romagnoli. Non solo, ha cambiato posizione in campo a Marco Verratti, da trequartista a regista, fulcro davanti alla difesa, artista del passaggio in verticale.
Protagonista di una stagione esaltante, il centrocampista originario di Manoppello disegna arabeschi, illumina il manto erboso, ruba la scena con le sue geometrie, la capacità dei grandi di cogliere l’attimo giusto per dipingere assist da quaranta metri da appoggiare sul piede liftato degli attaccanti: Insigne, Immobile e Sansovini ne sono entusiasti.
Fa caldo a Pescara, si respira aria di fine primavera, ricco di odori freschi, omaggio e anticipazione dell’estate, ormai alle porte. Zeman avrà fumato le solite, tante sigarette, come sempre. Ragni sostituisce Anania, Zanon invece viene schierato in luogo di Balzano. Al Toro mancano Vives e Glik, Rolando Bianchi non metterà piede in campo.
Il Delfino è tambureggiante, impone il proprio gioco tutto zemaniano fatto di verticalizzazioni rapide, pressing, azioni vorticose. Verratti sale in cattedra, dirige il gioco con classe, i granata non lo prendono, non riescono ad ingabbiare quello che di lì a poco verrà inserito nel listone del C.T. Prandelli per Euro 2012, per poi venire scartato per inesperienza, certo, ma vuoi mettere da neopromosso, al secondo torneo di B e soprattutto con zero presenza nel massimo campionato e con gli occhi puntati di diversi club europei?
Non sono ancora passati dieci minuti e il Pescara aumenta il ritmo, vuole assolutamente segnare. Verratti riceve all’interno del cerchio di centrocampo, leggermente defilato sulla sinistra. Forse si, la felicità possiede vita breve, ma che intensità: questione di secondi, di feeling, di schemi provati centinaia di volta, di istinto, di talento perché Marco Verratti arabesca per Insigne con un lancio di destro delizioso, l’attaccante scatta alle spalle del marcatore, salta Benussi in uscita e manda in delirio il Cornacchia. Pescara in vantaggio e momentaneamente primo. Un quadro d’autore.
Il Toro si scuote, ci prova, risponde al gioco pescarese, Ragni si dimostra affidabile, plastico su Pasquato e Ogbonna. Il Delfino risponde, Verratti troneggia a centrocampo, lotta, ispira, Ragni è ancora una volta fondamentale, sempre su Pasquato, ribattendo un calcio di punizione, battuto a sorpresa dal granata, con un gesto istintivo, liberatorio, una manata perentoria al pallone. Quando sembra calare il sipario sul primo tempo, Zanon imbecca Immobile, ancora un’esplosione di gioia, due a zero.
Ripresa, Verratti illustra alle platee come un centrocampista debba giocare nei momenti importanti, quando occorrono uomini con una visione differente del gioco, che garantiscano quel valore in più in campo, la giusta mentalità, la giocata sopraffina. Marco da Manoppello possiede tutte queste capacità, gioca con la testa alta e il cervello acceso, connesso telepaticamente ai compagni. Il Toro attacca, il Delfino mantiene la lucidità necessaria. Fischio finale, il primo posto, la consapevolezza di aver compiuto qualcosa di significativo, difficilmente cancellabile, come quel dipinto per Insigne.
Dopo aver vinto il campionato e aver assaggiato la nazionale maggiore, Marco vola a Parigi, ad attenderlo il PSG desideroso di imporsi in patria e in Europa: è amore a prima vista sotto la Torr Eiffel, il ragazzo diventerà qualcuno.
Luigi Della Penna