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Calcio

Antic: “Sangue serbo, cittadinanza vastese. Anni bellissimi, un grande orgoglio quella Pro Vasto”

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Ricordato per la sua grinta, l’ex difensore biancorosso, laureatosi in Ingegneria Civile, oggi vive in Francia e lavora nel settore automobilistico

Antic e Innocenti

“La mia residenza italiana è a Vasto dove ho anche comprato casa. Mi sento vastarolo, anche se sono passati tanti anni alcuni legami sono indissolubili”. Tanta grinta, tantissimo cuore, Zoran Antic è un altro di quelli che la piazza calcistica vastese, ancora oggi, a distanza di sedici anni non dimentica affatto.

Il gigante difensore serbo arrivò all’Aragona nell’estate del 2002 dopo aver già fatto altre esperienze in Italia come quella precedente a Campobasso. In due stagioni è entrato prepotentemente nel cuore dei tifosi, in campo poco elegante ma dalle sue parti era difficile passare. Terzo posto nella prima stagione, poi sempre in D, la vittoria del playoff contro il Bojano per il successivo e scontato ripescaggio nei professionisti.

In Abruzzo ha poi giocato con Val di Sangro e Penne (sua ultima esperienza italiana datata 2007) ma lo Stivale ha continuato a girarlo anche in quegli anni prima di far ritorno nella sua Serbia. Personalità e intelligenza, al calcio ha affiancato studio e lavoro laureandosi in Ingegneria Civile e in contemporanea entrando a far parte del settore automobilistico. In Serbia ha lavorato per la Fiat, ancora oggi il suo quotidiano riguarda le quattro ruote ma da tre anni, con sua moglie (anche lei serba) e suo figlio, vive in Francia.

Zoran Antic, anche in Francia il Coronavirus sta condizionando le vostre giornate, come sta andando? “Come in Italia, stiamo a casa. La situazione è particolare, altro non possiamo fare, sono giorni difficili per tutti ma sono sicuro che tutto tornerà alla normalità. Mando il mio grande in bocca al lupo all’Italia, una nazione che mi ha accolto benissimo per tanti motivi”.

A cavallo tra fine anni novanta e inizi 2000, dalla Serbia all’Italia, esperienza durata una decina d’anni, cosa ti ha spinto a restare così tanto nel nostro Paese? “Parliamo del più bel Paese del mondo, ho girato tante regioni in quegli anni, ho conosciuto i diversi atteggiamenti degli italiani ma tutti mi sono sempre piaciuti perché parliamo di gente per bene. L’italiano non guarda da dove viene per etichettarti ma vuole capire bene chi sei per apprezzarti”.

Tante regioni ma l’Abruzzo lo hai vissuto più di altre, soprattutto a Vasto, dal 2002 al 2004 che anni sono stati per te? “Anni bellissimi, Vasto rappresenta l’esperienza calcistica più bella della mia carriera. La mia residenza italiana è a Vasto dove ho comprato anche casa, ci torno spesso, mi sento vastarolo dentro. Il calcio mi ha dato tanto in quegli anni ma restano ancora oggi i rapporti umani fuori dal rettangolo verde. Il mio grande amico Nicola Ciccostosto su tutti e tanti altri che sento spesso e volentieri”.

Due stagioni in D, partiamo dalla sconfitta nel decisivo playoff di Tolentino? “Quella domenica soffrii tantissimo, io ero in tribuna perché qualche giorno prima mi ero operato per un ernia, che peccato non aver potuto dare una mano ai miei compagni ma nel calcio bisogna accettare tutto, il bello e anche l’amaro”.

Il dolce poi è arrivato l’anno successivo, vinti i playoff e salto in C2, fu la stagione del riscatto? “Come successo qualche anno dopo a Val di Sangro, vinta la D ma per le regole degli extracomunitari c’era poco spazio in C2. Quella fu davvero una stagione di puro godimento, tante partite difficili, la domenica di Avezzano, qualche settimana particolare ma fummo bravi a restare sempre in scia fino alle decisive stoccate finali. L’unico rimpianto, se così si può chiamare, è il non aver potuto affrontare da ex il Campobasso in quegli anni, conoscevo la rivalità, quelle sono partite che mi piacciono più di altre”.

Si parla della forte personalità di quel gruppo, tu eri tra i ‘capobanda’, era la tua grinta il segnale forte per il resto dei compagni? “Nel calcio per alcuni ruoli la grinta è una componente importante ma solo con quella non vai da nessuna parte, ci vuole ben altro. Posso dire che in quel gruppo tutti gli esperti erano responsabili delle proprie azioni e i giovani di allora ci seguivano sempre. Poi in campo con Gioffrè la nostra intesa era perfetta, non era solo grinta, c’era anche tanta disciplina difensiva”.

Una stagione e mezza a Vasto, poi l’altra a Val di Sangro, insieme a mister Cosco hai vissuto momenti felici, cosa ha rappresentato per te? “Parliamo di un gigante, riduttivo etichettarlo solo come allenatore. Esigente, applicato, i nostri caratteri erano molto simili, duro quando serviva e sempre sincero, quello che doveva dire lo diceva”.

Da Campobasso a Vasto grazie al ds Pino De Filippis che poi ti portò anche a Val di Sangro, quanto è stato importante nella tua esperienza italiana? “Al direttore devo molto, ha sempre creduto in me. Dei due successi tra Vasto e Val di Sangro ha tanti meriti, è una che sa come si vince. Ha i suoi metodi, figura con forte personalità, che non conosce mezze misure e va sempre alla ricerca di tanti leader con cui lavorare”.

A Vasto hai ancora tanti amici ma ripensando alle due stagioni all’Aragona pensi sia stata una componente importante l’apporto del tifo biancorosso? “Le vittorie non arrivano mai da sole ma sono la somma di tanti fattori. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere al nostro fianco una piazza calorosa, passionale e che a noi giocatori ha regalato emozioni. Casa nostra in quelle domeniche era una bolgia, per gli avversari giocare all’Aragona non era mai uno scherzo”.

Calcio, studio e lavoro, in vita tua non hai mai lasciato nulla al caso? “La carriera da calciatore si sa che prima o poi finisce, ecco perchè mi sono sempre posto la domanda sul cosa fare dopo, per questo ho deciso di proseguire con gli studi. Il calcio però mi ha aiutato molto, ho girato tanto, conosco cinque lingue grazie alla mia carriera. Anche sul fronte lavorativo all’Italia devo tanto e ancora oggi nel mio quotidiano ho frequenti contatti italiani grazie alla mia occupazione”.

Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it

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