Il trentottenne
foggiano si diverte in Molise con il Guglionesi. Dal 2001 al 2006 a più riprese
un’ottantina di presenze in biancorosso
Arrivato a Vasto da interessante under proveniente dal Foggia, a distanza di diciannove anni voglia di smettere non c’è. Antonio ‘Tonino’ D’Allocco, 38 anni compiuti qualche giorno fa, è un altro di quelli che a Vasto viene ancora oggi ricordato positivamente.
Quasi 80 presenze in tre tranche, sempre titolare nella prima esperienza datata 2001/2002 chiusa con la salvezza, grande protagonista nel 2005/2006 e poche apparizioni prima di salutare nel 2004/2005. Non solo Pro Vasto, una carriera che lo ha visto raccogliere oltre 300 presenze tra C1 e C2 senza dimenticare le 100 (e più) in Serie D. Oggi a distanza di quasi quattordici anni dalla sua ultima apparizione all’Aragona vive a pochi chilometri da Vasto, a Termoli dove con la sua compagna hanno deciso di investire nel settore turistico. Come detto però al calcio non rinuncia, da tre stagioni indossa il neroverde del Guglionesi (Eccellenza molisana) e da settembre ha iniziato il percorso da allenatore guidando la juniores guglionesana.
Antonio D’Allocco, l’emergenza
Coronavirus quanto sta pesando in queste lunghe settimane? “Tantissimo, calcio e non solo. Da qualche
anno lavoriamo anche nel settore turistico, con l’estate sempre più vicina le
problematiche sono su più fronti. Non so quando, spero nel più breve tempo
possibile, ma si dovrà per forza ripartire, non stiamo vivendo una bella
situazione”.
Pensando al calcio,
si tornerà in campo già nelle prossime settimane o si deve guardare alla
prossima stagione? “Mi accodo a
quanto già detto da molti, la salute viene prima di tutto, bisogna incanalarsi
verso la normalità, solo così si potrà tornare a giocare. Parlo per il
campionato che affronto, in Eccellenza molisana mancano sette partite, in un
mese infilando un paio di turni infrasettimanali finirebbe tutto e i verdetti li
darebbe il campo. Quindi sì, spero si torni in campo per completare questa
stagione”.
38 anni compiuti
qualche giorno fa ma fino allo stop obbligatorio per tutti eri ancora
protagonista in campo da giocatore, gli stimoli non mancano? “Il calcio è una delle mie più grandi
passioni, mi diverto ancora andare al campo, godermi lo spogliatoio e dare il
massimo in campo. In carriera per fortuna non ho mai sofferto di gravi
infortuni, questo sicuramente più ha permesso di giocare con una buona
continuità fino a oggi e vedo ancora lontano il giorno in cui dovrò appendere
le scarpette al chiodo”.
Ti diverti ancora da
giocatore ma nel frattempo inizi a prendere dimestichezza anche da allenatore,
come sta andando questa nuova avventura? “Sono contento dell’opportunità che mi sta dando il Guglionesi, è una
realtà che mi piace. Con i neroverdi gioco in prima squadra e dall’estate
scorsa alleno la juniores, una bella esperienza ma sono solo all’inizio e c’è
ancora tanto da imparare”.
Foggiano doc ma da
anni trapiantato stabilmente a Termoli, con i rossoneri sei cresciuto esordendo
in C prima dell’inizio della tua prima esperienza a Vasto, chi eri nel
2001/2002? “Un giovane under con
tantissima voglia di imparare e crescere. Quell’anno ho avuto la fortuna di
lavorare con mister Giacomarro che aveva grande fiducia in me. Allenatore tosto,
mi ha insegnato parecchio, diciamo che da under mi ha iniziato a far ragionare
da ‘grande’ “.
In quella stagione
una salvezza arrivata con qualche difficoltà di troppo, poi ancora Foggia e di
nuovo Vasto, anche se per poco, cosa successe nel 2004/2005? “Diciamo che quelli sono i mesi a Vasto che
ricordo con meno enfasi. Quei periodi fanno parte del calcio, vanno messi in
preventivo ma per fortuna, nella stagione successiva ho avuto l’opportunità di
rifarmi”.
Sì perché, dopo l’esperienza
in Versilia, nel 2005/06 di nuovo all’Aragona, 36 partite su 36, quali pensieri
tornano in mente? “A Vasto per
distacco il periodo più bello ma anche pensando alla mia carriera faccio fatica
a ricordare una stagione così esaltante. Spogliatoio unito come quello non ne
ho ritrovati più, è stata la vera arma in più per arrivare così in alto”.
In alto ma ripensando
al playoff con il Rende si poteva fare di più? “In quelle partite il dettaglio fa la differenza, nei 180 minuti
meritavamo noi di andarci a giocare la finale ma rammarico è una parola troppo
grande. Ricordo un cammino per arrivare fin lì pazzesco, in campo eravamo un’orchestra
perfetta, in certe partite, contro gli squadroni di quel girone, facemmo capire
anche nelle loro tante, pensando a Gallipoli e Taranto, di poter essere al loro
pari”.
Orchestra perfetta
diretta da Danilo Pierini, quanto è stato importante il suo impatto sulla
panchina biancorossa? “Un altro
grandissimo allenatore con cui avuto la fortuna e il piacere di lavorare. L’artefice
di quella stagione è stato lui, un giocattolo costruito per meriti suoi, le
basi di quel gruppo solido le mise lui. Ci faceva sudare ma ha saputo tenere il
gruppo unito dall’inizio alla fine della sua esperienza a Vasto”.
Due anni e mezzo a Vasto, è una piazza a cui oggi sei legato? “Come non esserlo, i tifosi mi hanno sempre trattato al meglio, dentro e fuori l’Aragona. Una piazza che mi riporta alla mente tanti ricordi, sono felice di aver dato il mio contributo ai colori biancorossi, una piazza a cui auguro di togliersi grandi soddisfazioni”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it