31/07/2017 – Nel corso del nostro programma ‘Like Vasport’ l’ex bandiera biancorossa non ha nascosto l’idea di sedersi, quando ci saranno le giuste condizioni, sulla poltrona più importante
Un decennio a lottare sui rettangoli di gioco con la maglia biancorossa diventandone capitano prima e bandiera poi. Quella lunga trafila che ne ha fatto di Antonio De Santis, da giocatore, uno dei grandi del calcio vastese, secondo per presenze solo a Tonino Lo Vecchio, collezionando per ben undici stagioni(dall’81 fino al ’92) quasi trecento presenze(297 per la precisione) condite da oltre venti reti.
Gladiatore nel cuore del gioco, quasi sempre con la sciabola e poche volte con il fioretto, ora segue il calcio da un’altra prospettiva, è rimasto legato ai colori biancorossi e nei giorni scorsi nel corso del nostro programma ‘Like Vasport’ non ha nascosto una delle sue tante ambizioni calcistiche. “Ho il cuore biancorosso – le parole di De Santis – e un giorno, ne sono sicuro, sarò presidente della Vastese, lasciamo lavorare questo gruppo giovane ma tra qualche anno quando ci saranno le condizioni mi piacerebbe ricoprire quella carica”.
Terminata la carriera da giocatore intraprese per qualche stagione quella da allenatore ma “non era mai stata una mia reale ambizione, è il ruolo più folle nel mondo del calcio, ambisco ad altro”. Sulla sua visione del calcio elogia a più riprese quello dilettantistico: “vanno bene Serie A e Champions ma secondo me quello vero e puro è questo, io lo chiamo calcio di mezzo, li c’è magia, ti regala più passioni, è un vero fenomeno culturale”.
Da giocatore ben dodici anni tutti in biancorosso arrivando dalla vicina Montenero di Bisaccia: “per i ragazzini di quell’epoca giocare all’Aragona era il sogno di una vita, sarei potuto andare via più volte ma il mio cuore è biancorosso e non mi vedevo con altre maglie addosso nel pieno della mia carriera”.
A Vasto come confermato dalle sue parole sarebbe potuto tornare la scorsa stagione: “mi era stato offerto il ruolo di direttore generale ma ho preferito declinare l’invito, non c’erano le condizioni ma nel futuro chissà”. Sulla figura di riferimento come presidente non ha dubbi: “Federico De Mutiis, un uomo vero, era lui il collante della Vastese in quegli anni, riuscì a tenere tutti uniti”. Sul come lavorare nel calcio di oggi ha già qualche idea: “Serve la continuità nei progetti, quella arriva solo se si ha alle spalle una società stabile e forte, i dirigenti che tirano fuori tanti soldi prima o poi si stancano e si torna al punto di partenza, ecco perché bisogna copiare modelli che funzionano, il presidente deve essere una figura invisibile ma contornato da un team forte alle sue spalle che lavori nella stessa direzione”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it