Il preparatore
atletico molisano, a Vasto già nel 2016, ci ha raccontato i segreti del cambio
di marcia dei biancorossi e del lavoro personalizzato dei giocatori in questi
giorni di stop forzato
“Impossibile dire no alla Vastese”. Un felice ritorno in una piazza che già conosceva avendola vissuta in prima persona, e non da avversario, già nella stagione 2016/2017. Era il primo anno dei biancorossi in D e l’allora direttore sportivo Pino De Filippis nello staff di mister Gianluca Colavitto aveva deciso di inserire come preparatore atletico Roberto Barrea.
Stimato e conosciuto, per la sua professionalità, in ogni angolo del Molise ha confermato le sue qualità anche a Vasto. Idee chiare, rapporti di grande stima e professionalità con giocatori e gli altri pezzi dello staff tecnico, tre anni dopo la prima esperienza a fine gennaio è stato di nuovo chiamato per una nuova esperienza all’Aragona. Stessi presidenti ma il resto è cambiato, dai giocatori fino al direttore sportivo, Nicola D’Ottavio che ha spinto parecchio per inserirlo nello staff guidato dall’attuale allenatore Massimo Silva. Si è subito creata la giusta alchimia, prima tra i componenti del nuovo staff tecnico e poi con il parco giocatori raccogliendo in un mese e mezzo splendidi risultati. 12 punti in 5 giornate portandosi a un punto dai playoff, una squadra con idee chiare stoppata dal Coronavirus.
In questi giorni tutto fermo, il ‘Prof’ Barrea ha stilato un programma per i giocatori chiamati a un lavoro individuale nelle proprie case. Ecco, mai come in questi giorni è il momento di stare a casa, tutto il calcio italiano è fermo in attesa di tempi migliori, tutti si augurano che si possa tornare in campo ma ora è meglio pensare alla salute, poi se sarà vinta questa battaglia sarà bello tornare a fare festa anche nel calcio.
Il Coronavirus ora è
pandemia, col senno di poi sarebbe stato giusto fermarsi prima o nei dilettanti
ci si è mossi nella strada giusta?“Inizialmente
credo sia stata un po’ sottovalutata sotto diversi punti di vista. Soprattutto
nelle regioni del nord, considerate zona rossa, i campionati sarebbero dovuti
essere interrotti prima per evitare una diffusione così importante. Diverso il
discorso per gli altri gironi dove ci si è mossi in tempo, tutelando sia i
calciatori, sia gli staff tecnici e soprattutto i tifosi”.
Tornato all’Aragona
in corsa a fine gennaio e stop forzato dopo un mese e mezzo, come si lavora in
queste situazioni? “La situazione in
cui mi sono trovato in questa stagione agonistica non è stata assolutamente
semplice. Innanzitutto subentrare a fine gennaio, senza conoscere il gruppo e
avendo la necessità immediata di ottenere risultati, mi ha posto nella
situazione di valutare attentamente le condizioni fisiche e psicologiche dei
componenti della squadra al fine di strutturare un programma di allenamento
graduale e progressivo che, se da un lato ha dovuto preparare i ragazzi alla
partita domenicale, dall’altro ha dovuto necessariamente tutelare la loro
condizione fisica, cercando di evitare un cambiamento drastico sia nella
metodologia che nei carichi di lavoro, che avrebbe potuto comportare infortuni
e sovraccarichi”.
Campionati fermi e
impianti sportivi chiusi, da preparatore atletico che lavoro individuale hai
stilato per un gruppo come quello biancorosso composto da quasi 30 giocatori?“In queste prime settimane di lavoro, i
ragazzi hanno parzialmente metabolizzato questo cambio, ottenendo dei buoni
risultati, ma poi è giunta questa sosta inaspettata che molto probabilmente
sarà più lunga del previsto e mi obbliga alla preparazione di programmi dedicati,
suddividendoli in gruppi. Considerando che molte partite salteranno ho avuto la
possibilità di inserire anche esercitazioni di carattere più generale e carichi
un po’ più elevati che, in questo periodo della stagione, vengono un po’
trascurati vista l’imminenza e l’importanza delle partite”.
Visti i numeri
sarebbe stato bello vedere ancora in campo la Vastese, quant’è grande il
dispiacere per uno stop forzato ma necessario? “Questo stop credo che ci penalizzi perché avevamo iniziato un percorso
che ha portato un cambio di mentalità in positivo evidenziato dalle 4 vittorie
in 5 partite. Quando si riprenderà occorrerà rivalutare di nuovo nel dettaglio
tutti gli aspetti relativi alla condizione fisica, psicologica e tecnico
tattica e inizierà un mini campionato con molte possibili sorprese”.
Dopo la prima,
felice, esperienza in biancorosso perché un mese e mezzo fa hai deciso di
accettare la chiamata di mister Silva per tornare all’Aragona?“Impossibile dire di no alla Vastese. Piazza
bellissima ed importante, non potevo rinunciare all’opportunità di collaborare
per la prima volta con mister Silva, allenatore d’esperienza con un curriculum
importante. Il direttore D’Ottavio che si è dimostrato subito interessato a
riportarmi a Vasto ed è sempre molto disponibile e professionale. A Vasto mi
sento stimato eho l’opportunità di lavorare in tranquillità”.
Dal punto di vista
atletico come hai trovato il gruppo a fine gennaio? “Ognuno ha un suo modo di lavorare e di intendere la performance fisica,
tecnica e tattica. Secondo la mia valutazione forse si sarebbe potuto lavorare
un po’ di più sull’intensità e sulla quantità dei carichi, ma questo è solo il
mio punto di vista, rispetto il lavoro fatto dal mio collega fino al mio
subentro. Gradualmente ho cercato di impostare un programma di lavoro, cercando
di rivolgermi maggiormente agli aspetti su cui ritenevo di dover intervenire in
maniera più importante”.
Con lo stop fino al 3 aprile sarà quasi un mese di assenza di match ufficiali, secondo te sarebbe più giusto spingere per una sospensione definitiva della stagione o se ci saranno di nuovo le condizioni tornare in campo?“In questi giorni cerchiamo tutti di restare a casa, non bisogna più scherzare. Spero vivamente che ci siano le condizioni per tornare in campo. Se così fosse vorrà dire che siamo riusciti a sconfiggere questo virus che tanti problemi sta creando. Altrimenti dovremo accettare a malincuore una sospensione definitiva, tenendo conto però che la cosa più importante è sempre la salute e come tale deve essere salvaguardata in tutti i modi”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it