Il difensore pugliese fu grande protagonista nel 2009 quando i biancorossi centrano primo posto e poi lo Scudetto
“In questi giorni di quarantena su YouTube ai miei figli tra un video e l’altro mostro loro i ricordi di quella fantastica e irripetibile stagione con la Pro Vasto”. Un ricordo tira l’altro, impossibile non riportare a galla quelli di Carmine Cioffi, uno che con i biancorossi, in Serie D, nella memorabile stagione 2008/2009 fu protagonista in campo e grande uomo spogliatoio.
Un altro nome di quelli che i tifosi biancorossi non dimenticano mai, non era un bomber, non faceva miracoli tra i pali ma si è saputo far voler bene da tutti oltre a dare sempre risposte concrete in campo. 170 presenze tra C1 e C2, un centinaio in D, oggi, a distanza di undici anni da quell’anno da incorniciare, vive ad Andria dove è sposato e cresce due figli maschi anche loro calciatori in erba. In questi giorni la famiglia è costretta a restare a casa come tutti il resto degli italiani ma prima dell’emergenza Coronavirus divideva le sue giornate tra famiglia, lavoro e allenamenti. Al calcio non rinuncia, allenatore delle categorie ‘Esordienti’ e ‘Primi Calci’ dell’Asd Football Academy Andria (affiliata all’Atalanta), società nata da meno di due anni ma che ha già mosso passi importanti.
Con il trentottenne difensore pugliese siamo tornati indietro di undici anni ripercorrendo le tappe che portarono l’allora Pro Vasto a conquistare, quella che ancora oggi è, l’ultima promozione nei professionisti.
Carmine Cioffi, dal
2009 ad oggi, passato tanto tempo ma cosa ti è rimasto di quell’annata? “Tutto, il ricordo è vivo e continuo a
tenerlo sempre a galla. Purtroppo in questi giorni dominati dal virus che ci
vede costretti a restare a casa trascorro più tempo del solito con mia moglie e
i miei figli. Guardiamo tanta tv e video su YouTube dove non mancano i ricordi
di quella fantastica domenica. Ecco, ai miei figli attraverso quelle immagini
racconto cosa riuscimmo a costruire in quei lunghi, faticosi ma esaltanti mesi”.
Su YouTube le
immagini, qui proviamo con le parole, che stagione è stata? “Si è fatto qualcosa di irripetibile senza
dimenticare i sacrifici, senza quelli non si va da nessuna parte. Quel gruppo
ha scritto una pagine importante del calcio vastese, ha fatto la storia
conquistando prima il primo posto del girone e poi centrando anche lo Scudetto
di Serie D. Non è facile per nessuno trasformare un’annata calcistica in
qualcosa di indimenticabile”.
Eppure quell’anno lì
a un certo punto della stagione eravate lontanissimi dal Fano ma nonostante il
ritardo a due cifre cosa vi ha tenuti in vita? “Il crederci sempre, in primis nei nostri mezzi e poi nella voglia di
rimonta. Conoscevamo il nostro reale valore e poi dando uno sguardo al
calendario avevamo il dovere di provarci”.
Prima di iniziare la
rimonta pazzesca cosa vi aveva allontanato dal Fano? “All’inizio del girone di ritorno il manto erboso dell’Aragona si era
trasformato in una risaia, un problemone per noi. Squadra molto tecnica che
puntava tutto sulla velocità, fu molto penalizzante ma in primavera come i
fiori siamo definitivamente sbocciati”.
La svolta nel big
match di Fano, da lì in avanti è stata un’altra storia? “Avevamo già dimezzato il ritardo, poi quel
sabato i gol di Digno e Ludovisi confezionarono un successo pesantissimo,
andammo a meno tre e con cinque giornate ancora da giocare i giochi erano
completamente riaperti”.
Otto giorni dopo all’Aragona
partita scorbutica contro il Grottammare, risolta da chi? “Per fortuna da me, fu una grande gioia
trovare il primo gol in biancorosso quella domenica e in quel modo. Non fu una
partita semplice ma al novantesimo firmai il definitivo 1 a 0 e
contemporaneamente il Fano rallentò ancora. Oltre questa partita e il big match
furono fondamentali anche altre due vittorie contro Angolana e Campobasso,
partite difficilissime dove voglia e compattezza del gruppo fecero la
differenza”.
A proposito del
gruppo, quale fu il segreto che ha portò sin da subito a costruire un gruppo
assai granitico? “La voglia di
rivincita visto che molti, me compreso, venivamo da un’annata poco
soddisfacente. Mister Di Meo da questo punto di vista fu determinante, ci
convinse ad accettare la sfida, ha avuto ragione e pian piano si costruì quel
meraviglioso gruppo. Tutti coinvolti, dai più esperti ai giovani che si
affacciavano per la prima volta nel mondo dei ‘grandi’ “.
Perché nell’estate
del 2008 ha deciso di dire sì alla Pro Vasto? “Quel periodo non fu facile per me, l’annata precedente non mi era
piaciuta per niente e non nego che avevo anche pensato di mollare tutto. Dovevo
trovare qualcosa di davvero stimolante per riaccendermi, quell’estata il
pressing di Di Meo fu asfissiante, venni a Vasto per parlare con il presidente
Crisci e capii che c’erano le basi per costruire qualcosa di importante.”
Hai fatto riemergere
già alcune partite ma quella decisiva fu a Tolentino, cosa ricordi del 17
maggio 2009? “I festeggiamenti dal
triplice fischio fino al ritorno a Vasto e nei giorni seguenti restano
indimenticabili. Dei novantacinque minuti in campo però ricordo davvero poco,
tensione mista ad emozione, ma il secondo rigore, quello sì, lo ricordo
benissimo. Campionato vinto con dieci vittorie consecutive, una marcia pazzesca”.
Una piazza che vi ha
saputo trascinare in quella cavalcata memorabile? “Anche il muro biancorosso ha fatto la differenza quella stagione. Era
l’Aragona con la a maiuscola e il calore della Curva D’Avalos era trascinante
per noi ma metteva timore ai nostri avversari”.
Da una stagione indimenticabile al rinnovo per quella successiva anche nei professionisti, avventura però durata solo sei mesi, cosa è successo? “Era finita la magia, si era persa forse l’umiltà che ci aveva contraddistinti nella stagione precedente, molto era cambiato. A gennaio io decisi di andare via anche per motivi familiari, mi sarei dovuto sposare qualche mese più avanti. Quel mezzo anno non cancella quanto fatto nella stagione precedente, Vasto e la Pro Vasto resteranno sempre nel mio cuore”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it