Il portiere campano
indossò il biancorosso da under con oltre 50 presenze conquistando una salvezza
e sfiorando una promozione
Certi rapporti più sfilacciarli con il passare degli anni vanno via via rafforzandosi. Il calcio spesso e volentieri fa rima con amicizia, al plurale per William Carotenuto. Ha salutato la Vasto calcistica ormai da diciassette anni ma alla nostra terra è ancora legatissimo di cui è “innamoratissimo”.
Arrivato a Vasto nel 2001 poco più che diciottenne, dopo le esperienze nelle giovanili della Lazio e un passaggio nella Cavese dove tornò dopo le annate biancorosse. In due stagioni oltre 50 presenze conquistando la salvezza al primo anno e sfiorando il salto nei professionisti in quella successiva. Calcio a 11 ma non solo, negli anni ha detto la sua anche nel beach soccer conquistando tutti i titoli nazionali (insieme al vastese Peppe Soria) e venendo votato più volte come miglior portiere del campionato. Oggi, a quasi trentasette anni, ricopre il ruolo di personal trainer nella sua Cava dei Tirreni ma Vasto e la Pro Vasto non le ha mai dimenticate.
William Carotenuto,
Vasto è lontana diciassette anni, che ricordi hai dell’esperienza biancorossa? “I ricordi invece sono vicini perché nonostante
siano passati tanti anni continuo ad avere contatti quotidiani con amici
vastesi. Sono innamorato di Vasto, manco da un paio d’anni ma mi è capitato di
tornarci tantissime volte. Una città che ha saputo adottarmi, sia come
calciatore che come uomo è lì che è iniziato il mio svezzamento, da bimbo sono
diventato grande”.
Tra i tuoi ex
compagni mantieni ancora oggi un rapporto stretto con Nando Giuliano? “Nando per me è un fratello, tra gli amici
più importanti che il calcio mi ha fatto conoscere. In quegli anni abbiamo
vissuto nella stessa casa, un rapporto strettissimo, le nostre famiglie sono
ancora oggi molto legate, è uno di quelli che avrebbe meritato un’altra carriera
perché aveva doti pazzesche”.
Calcio a 11 e tanti
successi nel beach soccer insieme a Soria, un altro vastese con cui sei ancora
oggi in contatto? “Con Peppe ci siamo
sentiti fino a qualche giorno fa, nel recente abbiamo vinto tutto quello che c’era
da vincere con la Sambenedettese nel beach soccer ma siamo stati bene anche da
compagni di squadra nel mio primo anno con la Pro Vasto. Bello avere a distanza
di così tanti anni rapporti forti con tanti ex compagni, il tempo passa ma
certe amicizie non tramonteranno mai”.
Estate 2001, il tuo
arrivo alla Pro Vasto, da lì in avanti oltre 50 presenze in biancorosso, cosa
significava essere under allora? “Venivo
dagli anni con le giovanili della Lazio ma ero stato girato in prestito dalla
Cavese. Quell’anno eravamo un pacchetto under di qualità ma per il portiere
resta sempre il ruolo più delicato. Sono soggetti a critiche gli esperti,
figurarsi i giovani, bisognava accettare le critiche e sfruttarle a proprio
favore per ripartire di slancio ogni volta”.
Due stagioni e cinque
allenatori, partendo dai tre del primo anno, si poteva ambire a qualcosa in più
della salvezza? “Forse avremmo dovuto
evitare di dover arrivare all’ultima giornata per toccarla con mano l’obiettivo
ma ricordo che quella stagione eravamo nel girone con campane, laziali e
molisane dove il livello era altissimo. Non sembrava di giocare in D, ogni
domenica era battaglia vera, fu importante mantenere la categoria”.
Nella stagione
successiva sfioraste il ritorno in C2, cosa mancò per riuscirci? “Fossimo partiti con mister Cosco sin dal
ritiro e con la rosa messa in piedi tra novembre e dicembre sono sicuro che
avremmo vinto il campionato senza dover passare per i playoff. Sono stato fortunato
in entrambe le stagioni, ho condiviso quelle esperienze con grandi giocatori e
allenatori preparati”.
A proposito di
allenatori, hai parlato di Vincenzo Cosco, cosa ha rappresentato per te? “Tanta roba mister Cosco, è uno che ha
lasciato qualcosa in tutti i giocatori che ha incrociato in carriera. Con lui
si stava sempre sul pezzo, era impossibile non seguirlo, anche chi giocava poco
lo seguiva senza aprire bocca”.
In quegli anni hai
diviso la porta con Cagnazzo, tra voi com’era il rapporto? “Antonio è un’altra di quelle splendide
persone incrociate nella mia carriera da calciatore. Io ero un giovane under,
lui esperto e titolato, in quell’anno mi è stato di grande aiuto, tra noi c’era
una sana competizione. Lo stesso dicasi per l’anno successo quando ho avuto al
mio fianco Stango, un altro compagno con cui mi sento spesso”.
Due stagioni, tanti ricordi della Pro Vasto, oltre il calcio giocato? “La fortuna di aver avuto alle spalle un tifo caldo come quello dei vastesi e la bellezza della Curva d’Avalos, un privilegio per una Serie D. Anche con diversi tifosi sono ancora in contatto ma non posso dimenticare il grande segretario Franco Nardecchia e il direttore sportivo Pino De Filippis. Sono stati due anni fantastici e i rapporti che ancora oggi mi legano a quella piazza ne sono una piacevolissima conferma”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it