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Calcio Femminile

Chiara Pasciullo: “Il Coronavirus ha amplificato il valore di certi rapporti. Ho nostalgia delle Free Girls”

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La capitano e difensore delle pinetesi racconta il suo rapporto con mister Mucci e le giornate nell’ultimo mese e mezzo

Da una quindicina d’anni a questa parte sempre con un pallone tra i piedi. Dalla sua Montefalcone del Sannio fino a Pineto, sponda Free Girls, la classe ’99 Chiara Pasciullo non si è mai fermata. Un mese e mezzo fa però è arrivato l’inatteso stop, l’emergenza Coronavirus ha invaso il nostro Paese. A maggio pian piano si dovrebbero riaccendersi più settori ma sullo sport, tra allenamenti in gruppo e match ufficiali, ci sono ancora tanti punti interrogativi.

Per le pinetesi l’inizio di questo periodo di stop è coinciso con l’episodio che ha toccato da vicino una calciatrice, di conseguenza tutta la squadra (e le ultime avversarie) sono state costrette alla quarantena ma per fortuna a distanza di oltre un mese tutte stanno bene. Compresa Chiara, giovane sì ma solo sulla carta d’identità. Dalle prime esperienze in Molise tra Maronea (fino ai pulcini maschili) e la compagine femminile di Montefalcone del Sannio ha continuato il suo percorso di crescita in Abruzzo. Irrobustendo di parecchio il suo palmares a partire dagli anni con l’Audax Palmoli (Serie C e poi la storica B) di mister Nicola Di Santo e poi altre vittorie con le Woman Soccer Castelnuovo.

Prima la Coppa Abruzzo, poi un altro campionato regionale vinto per volare ancora in B. Il 2017/2018 limitato da uno sfortunato infortunio al ginocchio prima di riabbracciare l’allenatore vastese Francesco Mucci che dopo averla avuta a Castelnuovo l’ha portata con se anche con le Free Girls. Dove la Pasciullo nonostante la giovane età (ventuno anni ancora da compiere) è stata investito dal ruolo di capitano: esperienza, grinta e voglia di fare da trasmettere a tutto il gruppo. In una realtà, quella pinetese, con un’idea chiara di calcio, differente da quasi tutte le altre che annovera tra le proprie fila anche calciatrici vastesi (Piera Nardulli e Cristina Calvano) e sansalvesi (Melissa Nozzi) e che prima dello stop, da neopromossa ben si stava comportando in Serie C nazionale.

Chiara Pasciullo, oltre un mese e mezzo senza calcio giocato, cosa ti stanno insegnando questi giorni? “Tanti momenti di riflessione, ho capito quanto l’attività sportiva sia di primaria importanza per creare legami, rapporti e amicizie. L’abbiamo letta e ascoltata tante volte ma è una realtà che si sta constatando in questo periodo, si capisce il valore di quello che si ha quando lo si perde”.

Per voi delle Free Girls i primi giorni di quarantena sono stati particolari, con un caso in squadra hai temuto per la tua salute? “Inizialmente è stato normale avere un po’ di paura perché mi trovavo di fronte a una situazione particolare e senza precedenti per di più all’inizio di tutto questo caos. Ancor di più perché lontana da casa e dai miei affetti più cari essendo io studente fuori sede. Per fortuna tutto è andato per il meglio perché nonostante il contatto diretto avuto con la nostra compagna contagiata nessuno di noi ha avuto sintomi correlati al Covid-19”.

Giochi a calcio ormai da quasi quindici anni, quanto è dura stare senza partite e allenamenti per così tanto tempo? “Sento molto la nostalgia dello spogliatoio, mancano risate e chiacchierate con tutte le compagne di squadra. Ormai tutti i giorni sono uguali agli altri perché non si vive più nell’attesa della domenica per dimostrare in campo quello che si è preparato durante la settimana. Mi manca la tensione prima di scendere in campo, l’ansia di sbagliare e le emozioni di ogni singola giocata su quel rettangolo verde”.

Gli allenamenti durante il Coronavirus, come stai lavorando in queste settimane per tenerti in forma? “Riesco ad allenarmi bene grazie alle attrezzature che ho in casa e gli ampi spazi esterni. Con la compagna di mio fratello Davide l’allenamento è ancora più piacevole e spesso con le mie compagne di squadra ci alleniamo insieme attraverso le videochiamate”.

Da dove nasce la tua passione per il calcio? “Amo questo sport da quando sono piccola, una passione trasmessa dai miei genitori seguendo anche allenamenti e le partite di mio fratello. Vedendolo giocare mi sono voluta tuffare anche io in questo mondo e da allora non l’ho più lasciato”.

Che aria si respira nell’ambiente Free Girls? “Come sentirsi a casa. Ambiente accogliente e positivo, con una società giovane e propositiva. Tante ragazze, nonostante la differenza d’età, tutte estroverse e simpatiche, so che se dovessi avere bisogno potrei confidarmi con ognuna di loro”.

Ormai da tanti anni a lavoro con mister Mucci, cosa ti sta insegnando? “Mi allena da ben cinque anni e sono felice di lavorare con lui. Impossibile non apprendere la sua smisurata passione per il calcio in tutte le sue sfumature. Cerca sempre di spronarmi a fare meglio, a dare il 110% tra allenamenti e partite ma ciò che mi ha inculcato di più in questi anni è il rispetto per l’avversario in ogni situazione, dentro e fuori dal campo”.

Giovane di vent’anni e già capitano delle Free Girls, cosa vuol dire indossare la fascia? “Tanto orgoglio perché rappresento un gruppo e dall’altra parte responsabilità nel dover mantenere il controllo nei momenti di pressione e non solo. Guidare la squadra verso gli obiettivi prefissi ma soprattutto risollevarla dopo una brutta prestazione e cercare di essere un “modello” anche per le altre compagne di squadra”.                           

Il calcio femminile in grande crescita negli ultimi anni, cosa manca per la definitiva consacrazione? “Cresciuto sì per fortuna ma siamo ancora lontani da livelli accettabili questo perché c’è ancora chi nel 2020 continua a guardare questo sport come pratica riservata solo ed esclusivamente ai maschi, un’idea ancora presente anche a livelli dirigenziali di questo sport. Se si resta ancora ancorati a certe ideologie stravecchie il calcio femminile non potrà mai avere una vera e propria consacrazione assumendo di conseguenza la posizione di rispetto che merita”.

Difficile tornare in campo per completare questa stagione, come ti immagini il calcio vissuto dall’interno dopo il Coronavirus?“Ci penso spesso a quello che potrebbe essere il calcio dopo questo Coronavirus. Ancora tanti dubbi e perplessità, sono onesta, non riesco ad immaginarmi come sarà la ripresa dell’attività calcistica ma mi auguro che si torni alla normalità il prima possibile”.

Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it           

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