I biancorossi lontani
da Vasto ormai da 45 giorni, tra questi anche il capitano che si allena, a casa,
nella sua Perugia
Ultimo giorno di allenamento, venerdì 7 marzo. Da allora ad oggi è passato un mese e mezzo esatto in cui lo sport, calcio compreso, non si è rimesso ancora in moto. Ci mancherebbe verrebbe da dire visto che al momento l’Italia, seppur con dati più incoraggianti rispetto ad altri giorni, è ancora chiamata a lottare contro il Coronavirus che ha paralizzato il mondo nelle ultime settimane.
Molti sport hanno già dichiarato la fine della stagione, il calcio non del tutto, solo in minima parte mettendo fine ai campionati giovanili. Dalla Serie A fino ai campionati Amatori mancano ancora notizie ufficiali e in questi giorni tanto si chiacchiera per capire come e se ripartire per concludere in campo la stagione 2019/2020. Quella che prima dello stop aveva visto la Vastese ripartire con grandi ambizioni infilando quattro vittorie in cinque giornate, non sappiamo dove sarebbe potuta arrivare con le sei partite che avrebbe dovuto disputare in questo periodo ma l’ambiente era carico come non mai.
Dell’ultimo mese e mezzo ma non solo abbiamo parlato con il capitano, Francesco ‘Ciccio’ Esposito, uno dei big in casa Vastese, uno che per qualità tecniche, tattiche e soprattutto morali meriterebbe ben altri palcoscenici. I biancorossi hanno avuto la fortuna di goderselo per sette mesi, la speranza è ammirarlo ancora all’Aragona con la maglia vastese ma di argomenti come questi se ne potrà parlare solo quando il Coronavirus non farà più paura come ora.
Francesco Esposito,
ormai un mese e mezzo senza Aragona e partite la domenica, quanto pesa stare
così a lungo lontano dal calcio? “Per
chi come me vive di calcio fa davvero male. Anche perché allargando lo sguardo
alla Vastese stavamo nel nostro momento migliore e non vedevamo l’ora di
tornare in piena zona playoff”.
Non ancora ci sono
notizie ufficiali ma a questo punto secondo te tornerete in campo per
completare la stagione o al momento non ci sono le condizioni? “Nelle precedenti settimane ero molto più
fiducioso, ora meno. Una situazione non facile perché in Italia ci sono ancora
tanti contagiati e purtroppo le persone continuano a morire. La speranza resta
viva, spero di tornare in campo per completare questa stagione ma non ci sono
dubbi che in questo momento bisogna pensare prima alla salute”.
In queste lunghe
settimane è difficile lavorare da casa per continuare a restare in forma? “Da questo punto di vista posso ritenermi
fortunato. Nella mia casa a Perugia ho un grande giardino dove riesco ad
organizzare il lavoro giornaliero che il ‘Prof’ Barrea ci invia ogni settimana.
C’è però l’altra faccia della medaglia, l’allenamento di squadra manca
tantissimo, totalmente differenza dal lavoro individuale che portiamo avanti
ormai da un mese e mezzo”.
Il resto del gruppo biancorosso come sta vivendo questo periodo? “Nonostante la distanza il gruppo continua
ad essere affiatato grazie all’utilizzo dei social. Proviamo a trovare lati
positivi, abbiamo più tempo da dedicare alle nostre famiglie visto che dobbiamo
stare a casa. Può sembrare una sciocchezza ma non lo è anche perché per
affrontare una situazione delicata come questa ci vuole tanta pazienza e non
tutti riescono a mantenerla per così tanti giorni”.
Credi che il calcio
sarà come prima o questo Coronavirus cambierà alcuni aspetti? “Impossibile pensare il contrario. Molto cambierà,
questo virus ha già modificato tante nostre abitudini nelle ultime settimane,
bisognerà essere bravi ad adattarsi alle novità nella vita come nel calcio”.
Pensando alla Vastese
pre Coronavirus eravate in gran forma, se l’accelerata fosse arrivata anche
solo un mese prima avreste potuto ambire al salto nei professionisti? “Se il ritmo fosse stato quello dell’ultimo
mese già da un mese prima sicuramente ci saremmo potuti avvicinare alle prime
posizioni. Bisogna però ragionare nel lungo e fare i conti con la realtà, noi
dalla prima giornata guardavamo al primo posto, poi ci siamo accorti che la
vetta era troppo distante e abbiamo riversato i nostri obiettivi sulla zona
playoff, quella più alla portata”.
Quanto ti
inorgoglisce indossare la fascia da capitano della Vastese? “Tanto, soprattutto perché rappresento una
piazza ambiziosa come quella vastese. Responsabilità ed orgoglio, per me a
inizio stagione una piacevole novità visto che ero arrivato da poco e guardando
al resto dei compagni c’erano anche altri, come successo, che potevano indossarla”.
In attesa di capire
quando e come si tornerà in campo ti piacerebbe continuare a vestire la maglia
biancorossa o hai già maturato l’idea di cambiare aria? “Pensiero che in questi ultimi mesi non mi
ha minimamente toccato. Sono settimane che ci danno la possibilità di pensare
tanto ma al mio futuro calcistico non mi sono ancora interessato. Prima questo
maledetto Coronavirus dovrà essere un ricordo, magari torneremo in campo per
chiudere la stagione e poi parlerò con il mio procuratore per decidere il mio
futuro”.
Nei primi sette mesi vastesi cosa ti ha colpito in positivo dell’ambiente biancorosso? “Premetto che da avversario nutrivo sempre grande rispetto per questa maglia. In estate mi ha colpito la grande ambizione della Vastese che ho preferito rispetto alle tante richieste arrivate. Una splendida città con angoli incantevoli e l’affetto delle persone con cui ho instaurato bei rapporti d’amicizia. L’Aragona sin dai primi giorni mi ha dato grandi emozioni, segnare sotto la D’Avalos è stato qualcosa di unico. Grazie anche al calore dei tifosi che nonostante le difficoltà non ci hanno mai lasciati soli, neanche in trasferta”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it