Il centrocampista di
Montenero a cavallo tra fine anni novanta e inizi duemila fu specialista in
promozioni tra Molise e Abruzzo compresa quella a Vasto
“Quando al termine di una stagione vinci un campionato fai sempre la storia”. Frase pronunciata da uno che in quanto a vittorie se ne intende parecchio, oggi a 45 anni Claudio Sabatino è impegnato nel settore automobilistico ma nella sua carriera da calciatore è stato un vero e proprio specialista nelle promozioni. Sparse qua e là tra fine anni novanta e inizi duemila pensando a quelle nel suo Molise con Petacciato, Montenero di Bisaccia (suo paese d’origine) e poi quelle abruzzesi con Val di Sangro, Lanciano, Guardiagrele e Pro Vasto.
Ecco, a Vasto a distanza di vent’anni Sabatino è uno di quei giocatori che nessuna ha dimenticato, vuoi per le tante amicizie che ancora lo legano a tanti vastesi ma soprattutto per il fondamentale apporto dato alla causa biancorossa dal 1998 fino al 2000. Due stagioni, la prima trionfante in Eccellenza e l’altra in D chiusa con l’amarezza finale a causa della retrocessione.
Claudio Sabatino, in
carriera tanti campionati vinti, soprattutto in Eccellenza, un vero e proprio
specialista, come facevi ad indovinare la piazza giusta? “Una domanda che mi facevano sempre, amici e
anche compagni di squadra. Avevo la fortuna di essere contattato ogni estate da
tanti club ma non avevo mai fretta di firmare, valutavo sempre ogni situazione
al meglio e soprattutto con calma. Arrivavano chiamate da società blasonate tra
Abruzzo e Molise ma sapevi che in certi gruppi dove c’erano troppi galli non
faceva mai giorno mentre da altre piazze percepivi sin dalle prime
chiacchierate una vera fame di vittorie”.
Una di quelle telefonate
giuste arrivò nel 1999 quando dissi sì alla Pro Vasto? “Montenero è molto vicina a Vasto, tutti sanno la storia del club
biancorosso. Nella stagione precedente aveva dominato la Promozione, c’era
ancora tanto entusiasmo e non fu difficile capire le reali intenzioni, c’erano
tutti i presupposti per togliersi soddisfazioni anche con la maglia biancorossa
e fui molto felice di far parte di quel gruppo”.
In quel centrocampo
eravate tanti di assoluto livello, com’era il vostro rapporto? “Splendido, non c’era mai concorrenza, io
oltre Ruscitti, Ventrella e Ottaviano, mamma mia che bei ricordi. Non solo la
mediana ma ricordo con piacere i tanti assist serviti a Fabio Nepa, un
attaccante che in quegli anni poco aveva a che fare con l’Eccellenza”.
Orchestra perfetta ma
il segreto per vincere quel campionato quale fu? “Vincere non è mai facile, farlo infilando tanti record aumenta ancor
di più le difficoltà. Per arrivare fino in fondo e toccare con mano l’obiettivo
sono tanti i fattori ma credo che quello più importante fu la presenza in
panchina di Donato Anzivino. Allenatore preparato come pochi, con lui si
lavorava tanto, anche se parliamo di Eccellenza con lui sembrava di vivere il
professionismo. Riuscì a costruire una squadra pazzesca, quadrata in ogni
reparto e sempre pronta a far divertire il pubblico ogni domenica”.
Cosa significa
vincere in una piazza come Vasto? “Quando
porti a casa un campionato, la vittoria fa sempre rima con storia, quelle
stagioni restano sempre impresse nei ricordi di tutti. Vasto è una piazza
particolare, vive visceralmente il calcio perché per tanti anni ha partecipato
a campionato professionistici. Diciamo che per molti quelle vittorie nei
campionati di Promozione ed Eccellenza erano passaggi obbligati, lo si
percepiva e chi è sceso in campo ha fatto di tutto per riportare la Pro Vasto
dove meritava. In Promozione non c’ero ma la stagione in Eccellenza è stata
davvero una bellissima storia”.
Dalla gioia per la
vittoria del campionato all’amarezza per la retrocessione nella stagione
successiva, un’esperienza double face? “Quella
in D fu davvero una stagione balorda, i problemi non mancarono ma in alcune
partite la fortuna non guardò dalla nostra parte. Nonostante le difficoltà
eravamo in piena corsa per centrare la salvezza ma quei maledetti punti di
penalizzazione (errato tesseramento di Nepa, ndr) arrivati nel momento decisivo
della stagione, quando eravamo in piena lotta, ci condannarono alla
retrocessione”.
A ripensarci dopo vent’anni esatti cosa ti ha lasciato l’esperienza a Vasto? “Il rapporto con i tifosi, già avevo amici a Vasto, poi in quei due anni ho stretto rapporti con tantissime altre persone che ancora oggi sono amici veri. In campo è vero che vanno i giocatori ma tra gioie e delusioni i tifosi biancorossi in quei due anni sono stati encomiabili. Ho solo ricordi belli, per me è stato un onore giocare all’Aragona con la maglia della Pro Vasto”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it