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Dal futsal alla pallanuoto: che storia Luca Mamprin!

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C’è un segreto pescarese nel Settebello campione del mondo ed è il “Mago dei muscoli”, ex giocatore di calcio a 5

Pescarese d’adozione, con la città adriatica come punto di svolta. Non solo sportiva. La storia di Luca Mamprin è del tutto peculiare, abbraccia due delle discipline storicamente più seguite in città e trascende dallo sport per diventare quasi fiaba. Una favola moderna, ma con ancora tanti capitoli da scrivere. E ci sono mille ingredienti speciali in questa storia di un grande protagonista del mondo dello sport nazionale, che oggi lavora dietro le quinte ma che è uno dei motori del Settebello che si è issato sul tetto del mondo in Corea (oltre a lui, a Di Fulvio e a Pomilio, c’è anche Goran Volarevic, preparatore dei portieri azzurri ed estremo difensore del Pescara militante in A2).

Luca Mamprin oggi è il fisioterapista degli Azzurri della pallanuoto ed è da tutti definito come “Il mago dei muscoli”. Rappresenta l’ennesimo “apporto” che Pescara fornisce al mondo pallanuoto e agli Azzurri della vasca, ma se Francesco Di Fulvio, il trascinatore, è pescarese di nascita come Amedeo Pomilio, il vice c.t., Luca Mamprin è da considerarsi un “pescarese per scelta”. E ben felice di esserlo, non solo per amore della compagna Sara.

Nato a Roma, da 15 anni, infatti, vive e lavora in città quando non è al seguito della Nazionale. Ma la sua storia sportiva inizia come atleta. E non di pallanuoto, ma di futsal. «Sono arrivato a Pescara nel 2004, per giocare a calcio a 5 nella Ponzio di D’Angelantonio (la squadra poi diventata Pescara C5 e laureatasi campione d’Italia, ndr), e non sono più andato via. Anche perchè qui ho trovato l’amore. Ed ho deciso di investire più nel lavoro che non nel futsal», racconta Luca. Nel calcio a 5 la straordinaria e gloriosa epopea delle squadre abruzzesi inizierà dopo, con le gesta del Montesilvano, dell’Acqua&Sapone e dello stesso Pescara, ma Luca grazie al suo lavoro è entrato in una dimensione diversa. E in uno sport diverso, che in città già aveva scritto pagine indelebili a livello internazionale: la pallanuoto.

«Sono entrato in Federazione nel 2008, partendo dal settore nuoto per poi passare alla pallanuoto fino a quando nel post Giochi Olimpici di Londra, nel 2012, il c.t. Sandro Campagna mi ha chiamato a far parte del Settebello». Il 2012 è stato un anno importantissimo per Luca, non solo a livello sportivo. Proprio nel 2012, infatti, Luca ha vinto la partita più importante: non una di quelle che ti regala coppe, trofei o titoli di giornale. Ma una sfida più importante in una partita senza appello: quella contro un cancro al testicolo. «Lì è cambiata la mia vita, ho cambiato totalmente il modo di approcciarmi alle cose. E’ stato un momento duro ovviamente, ma fondamentale per farmi diventare quello che sono oggi. Ho dovuto combattere e tirare fuori da me stesso quella grinta che ognuno ha dentro se stesso ma che non pensa di avere». E alla fine ha vinto. «Raccontare certe esperienze può essere importante per chi le sta vivendo adesso e cerca un po’ di forza da qualche esempio positivo. Pensate a Mihajlovic e alla sua presenza in panchina». Parole sagge. E piene di fiducia.

Sette anni dopo quella partita ha dato il suo fondamentale contributo per arricchire la bacheca dell’Italia con il titolo iridato. Se gli Azzurri in acqua andavano a velocità doppia rispetto agli avversari e sono stati protagonisti di prestazioni fisiche, oltre che tecniche, impeccabili, il merito è essenzialmente suo. Le luci della ribalta hanno illuminato i campioni, a partire da Francesco Di Fulvio, eletto il miglior giocatore della competizione, ma dietro le quinte il lavoro di protagonisti silenziosi ma essenziali per la vittoria finale. «In una manifestazione che si svolge nel breve periodo è importante una valutazione globale di ogni problematica, in primis perchè i tempi di recupero sono strettissimi giocando ogni due giorni. L’articolazione più sollecitata è la spalla e bisogna ottimizzare tempistica e metodologia per ottenere una performance eccellente, ma senza trascurare altro che può incidere negativamente. La mia attività inizia al mattino e termina a notte fonda: pur essendo un fisioterapista preferisco descrivermi come un riabilitatore sportivo, di vecchio stampo. Lavoro con le mani, senza macchinari. Quello che possono fare le mani non può essere sostituito dalla strumentazione, a mio parere».

E il responso della vasca è la conferma di tutto questo: «I ragazzi e lo staff sono stati una macchina perfetta, ma perfetta davvero, guidata da un grandissimo pilota come il c.t. Campagna. Abbiamo fatto un’ impresa meravigliosa, i primi giorni dopo la vittoria non ancora riuscivo a crederci. Una favola. Adesso l’obiettivo è la medaglia d’oro a Tokyo 2020. E per coronare il sogno a cinque cerchi, quello che vale una vita intera, inizieremo a lavorare dal 10 ottobre, quando ci sarà il primo collegiale». E Luca sarà ancora lì, con gli Azzurri, a prendersi cura dei loro muscoli. Sarà una stagione ricchissima di appuntamenti. Gli impegni di World League contro Grecia e Georgia, gli Europei dal 12 al 26 gennaio e poi Tokyo 2020, preceduto da un soggiorno ad aprile proprio in Giappone che sarà utilissimo per la truppa azzurra. Ci sono ancora tante pagine di storia da scrivere e Luca è pronto a mettere la sua professionalità a disposizione della squadra. Perchè non esiste il “tu” o l’ “io” in un gruppo, esiste solo il “noi”. E questo Luca lo sa bene e lontano dai riflettori è pronto a dare ancora l’anima per la Nazionale.

Luca Mamprin premiato di recente dal Comune di Pescara
Luca Mamprin mostra con orgoglio la medaglia d’oro Mundial

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