Il bomber romano, nel
2005/2006, a Vasto fu grande protagonista con 14 gol. La lista degli amici che
ha nel calcio è lunghissima
22 maglie indossate in carriera e tanti, tantissimi amici oggi arrivati ad alti livelli con cui ancora oggi il contatto è quotidiano o quasi. Da calciatore (A, presenze e gol in B, tantissima C) ha appeso da un po’ le scarpette al chiodo ma Daniele Morante, oggi quarantenne, continua a seguire il calcio da vicinissimo. Aggiornato su quello che succede a tutti i livelli, da qualche anno ha messo radici con la compagna a Campobasso e spera che prima o poi arrivi l’occasione giusta anche per lui per tornare protagonista. Gli amici nel mondo del calcio? Una lista lunghissima, con mister Sarri all’Hellas Verona nel 2007/2008 con un gol proprio del bomber romano che regalò la preziosa vittoria nel match playout d’andata con l’opera completata da Zeytulaev (oggi allenatore dei Giovanissimi della Virtus Vasto) nella sfida di ritorno.
I due tra Verona e Lanciano sono stati compagni di squadra per tante stagioni. Un portiere amico? Andrea Consigli, nel 2006/2007 a San Benedetto lui parava e Morante sfiorava le venti reti in campionato. Il mondo della Juventus lo conosce oltre Sarri, anche con l’attuale direttore Paratici compagni di squadra nel lontano 2000 a Lecco. Compagni di reparto anche con Alessandro Matri a Prato (2004/2005) e amico anche di Nicolò Zaniolo. Com’è possibile visti i vent’anni di differenza? Daniele era compagno di attacco e di stanza con il papà Igor nel 2001/2002 ai tempi del Cosenza.
In mezzo alle tante esperienze sopracitate però uno degli snodi fondamentali nella carriera di Morante è senza dubbio quella del 2005/2006 con la maglia della Pro Vasto dove in C2 firmò 14 reti in 28 presenze. Gol pesanti che trascinarono i biancorossi alla disputa dei playoyff sfiorando la promozione in C1.
Daniele Morante, prima
dei ricordi biancorossi, un passaggio doveroso sull’emergenza Coronavirus,
secondo te come e quando si riaccenderà il calcio in Italia? “Non stiamo vivendo affatto una situazione
semplice, bisogna continuare a restare a casa sperando che il virus rallenti la
sua portata. Senza nasconderci, è una mazzata per la nostra economia e nel
futuro le conseguenze potrebbero essere più gravi da questo punto di vista. Il
mondo del calcio in un modo o nell’altro dovrà ripartire quando ci saranno le
condizioni giuste, se ne leggono tante in questi giorni ma parliamo di una
delle prime ‘aziende’ in Italia, far tornare a giocare i campionati a porte
chiuse avrebbe poco senso. Il calcio è della gente, con gli spalti vuoti non c’è
fascino”.
Nell’elenco dei
ricordi felici tra i tifosi vastesi il tuo nome non manca mai, stagione
2005/2006, cosa ha rappresentato per te la Pro Vasto? “Uno dei passaggi fondamentali della mia carriera, piazza importante,
bella e che dava grandi motivazioni. Arrivavo dalla C1, molti gol, li ricordo
tutti ma oltre quelli il bello è avere ancora contatti stretti con molti
compagni di quella stagione”.
L’inizio con
Anzivino, poi la svolta con l’arrivo in panchina di mister Pierini arrivando a
disputare i playoff promozione, le ‘foto’ più belle? “Ce ne sarebbero tante, in quell’anno ci siamo divertiti molto ma
ricordo con i brividi i 3000 spettatori all’Aragona nel match contro il
Marcianise e la grande prestazione fatta a Gallipoli. I salentini vinsero il
campionato quell’anno con poche sconfitte ma in terra salentina li asfaltammo,
andati addirittura sullo 0 a 3 con una mia doppietta”.
Fine della corsa nel
playoff contro il Rende, in classifica messi peggio, come andarono quei 180
minuti? “All’Aragona nel primo
incrocio scendemmo in campo contratti, partita dura, loro sbloccarono il match
e poi riuscimmo a trovare il pari nonostante la prestazione non esaltante.
Altra storia in Calabria dove avevamo il giusto piglio, purtroppo Gennaro
Esposito sempre implacabile dagli undici metri in quella stagione fallì un
calcio di rigore, a me annullarono un gol e il Rende ci punì”.
Ripensando a tutta
quella stagione, a distanza di quattordici anni il bicchiere è stato mezzo
pieno o mezzo vuoto? “Un gran bel
campionato, quando arrivi a giocarti i playoff e viene eliminato quel pizzico
di rammarico resta sempre. Però rimpianti non ci sono stati, la fortuna di
lavorare con un grande allenatore come Pierini, tutti lavoravamo sempre al
massimo, squadra vera e un gruppo coeso come poche altre volte nella mia
carriera”.
Gruppo coeso, alcuni
oggi ancora protagonisti in campo dalla C alle categorie meno nobili, i rapporti
sono ancora saldi? “Solo un paio ne
ho persi di vista con molti sono in stretto contatto. Penso ai vari Biagianti,
Cresta, Di Meo, Maccagnan, con i social restare in contatto è più semplice.
Sono molti felice che tanti di loro ancora si divertono da giocatori”.
In quel gruppo c’erano
due ventenni, partendo dal ‘Campione’ Fabio Borriello, una famiglia che conosci
bene avendo diviso con il famoso fratello Marco l’esperienza in B con il
Treviso, com’erano? “Simili, visti da
fuori lasciavano trapelare quell’atteggiamento da snob ma avendoli al mio
fianco posso dire che erano entrambi simpatici e sempre disponibili. Con Marco
ci sentiamo ancora, ai tempi di Treviso insieme a Pasquale Foggia eravamo un
trio molto unito, dentro e fuori dal campo”.
L’altro giovane si chiamava Antonio Giulio Picci, tornato alla ribalta nei mesi scorsi per alcune dichiarazioni diventate virali sui social, già allora era convinto delle sua potenzialità? “Certo, non è cambiato per niente. Identico, oggi come in quegli anni, Antonio era ed è tutt’ora fortissimo, diceva sempre che lui era il più forte di tutti. Quell’anno aveva avuto poco spazio e a dicembre scelse di andare a giocarsi le sue chance a Vittoria”.
Dai giocatori ai
dirigenti, Maurizio Natali quanto è stato fondamentale nella tua carriera? “Tanto, altra figura con cui mi sento
spesso. Insieme a Pavone sono i direttori con cui mi sono trovato meglio.
Natali mi ha venduto due volta, prima dalla Pro Vasto alla Samb e poi dai
marchigiani all’Hellas Verona. Mi sorprende che gente con le sue competenze
oggi non ricopre ruoli nel calcio, un vero peccato”.
In Abruzzo altra
esperienza biancorossa con il Teramo e poi gli anni con la Virtus Lanciano,
poteva andare meglio? “Esperienza in
chiaroscuro, nel primo anno firmai, nel ritorno del playout, anche il gol del
decisivo 1 a 0 per la salvezza contro la Juve Stabia dove giocava Danilo D’Ambrosio.
Dopo essere rientrato dall’esperienza a Rimini però non scesi mai in campo per
decisioni della società”.
Da 7 anni hai messo
radici a Campobasso, segui il calcio tra tv e partite nei vari stadi ma se
dovesse arrivare la chiamata giusta come ti piacerebbe rientrare? “In uno staff mi vedrei bene come
osservatore o collaboratore tecnico. Mi tengo aggiornatissimo, leggo, mi
informo e seguo tantissime partite in attesa che arrivi l’occasione giusta”.
Dalla tua Pro Vasto alla Vastese di oggi, segui ancora le vicende dei biancorossi? “Certo, per me quello rimarrà sempre un anno straordinario, una piazza che mai cancellerò. Massimo Vecchiotti è un grande amico, c’è ancora il mitico segretario Franco Nardecchia, tra i giocatori ho diviso l’esperienza a Lanciano con un’allora giovane Nicolas Di Filippo. In più negli ultimi due mesi sono arrivati gente come Massimo Silva, Gilberto Vallesi e Roberto Barrea, li conosco tutti, la Vastese è in buone mani. Spero quanto prima di tornare all’Aragona per gustarmi una bella partita”.
Segui il calcio ad ogni latitudine, rispetto a vent’anni fa com’è cambiato?“Senza retorica o giri di parole, oggi il livello è sceso, quello nostro era più allettante e di livello, oggi i social sono quasi più protagonisti del rettangolo verde, il calcio è altra roba”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it