Il classe 2005 vastese
ha difeso la porta dei Giovanissimi regionali, guidati da mister Zeytualev,
primi in classifica quando è arrivato lo stop
L’amore per guantoni, porta e Juventus, l’ammirazione verso il calcio argentino ma un presente, già importante, come portiere di una squadra prima in classifica fino allo stop causa Coronavirus. Matteo D’Ermilio è stato il numero uno dei Giovanissimi regionali della Virtus Vasto, guidata in panchina da Ilyas Zeyutaev e fino a inizio marzo saldamente capolista e in piena corsa per il titolo d’Elite.
Vastese doc classe 2005 sempre nei settori giovanili vastesi, inizi con la Virtus, poi il passaggio alla Pgs e nell’ultimo anno e mezzo di nuovo in biancorosso prendendosi i gradi di titolare con ottimi risultati. Il prossimo step saranno gli Allievi, un passo alla volta, non vede l’ora di ritrovare campo e porta per continuare a crescere, vincere e divertirsi.
Matteo D’Ermilio,
ormai oltre tre mesi senza calcio, come stai trascorrendo questo periodo senza
una delle tue più grandi passioni? “Un
vero e proprio incubo, mi sono sempre allenato, soprattutto da quando si può
uscire da casa, vado a correre a Vasto Marina ma il rettangolo verde manca
tantissimo. Non riesco a stare senza guantoni e porta, la lontananza dai miei
compagni è troppo pesante”.
Tra un po’ si
potrebbe tornare in campo, con le dovute precauzioni, ti immagini un calcio
diverso o uguale a prima? “Almeno
inizialmente sarà sicuramente qualcosa di diverso ma guardando al grande calcio
sarà qualcosa di brutto. Non poter abbracciare i compagni, non poter stringere
la mano agli avversari, dovremmo abituarci e non sarà facile”.
Con i Giovanissimi
eravate in gran forma e seri candidati alla vittoria finale, quanto ti è
dispiaciuto non toccare con mano il titolo regionale? “Uno stop brusco, soprattutto perché stavamo bene ed eravamo, fino a
quel momento, protagonisti di una stagione entusiasmante. Tutti stavano dando
il 100% per regalarci e regalare una grande soddisfazione, nella prossima
stagione ci riproveremo più carichi che mai”.
In stagione 22 gol
subiti, contento di quanto fatto dal punto di vista personale o potevi fare
meglio? “Ogni volta che vengo
superato dalla palla e la rete si gonfia non sono mai felice, sarebbe strano il
contrario. Anche quando siamo avanti di tanti gol punto sempre a mantenere la
porta inviolata ma quando succede l’importante è non abbattersi e ripartire
sempre con la voglia di fare bene”.
Perché da piccolo hai
deciso di fare il portiere? “Ho
scelto questo ruolo dal secondo anno di scuola calcio. Da piccolino mi piaceva
sempre giocare nella zona difensiva, poi un giorno, quasi per gioco, mi sono
messo in porta e da allora mi sono innamorato follemente del ruolo più bello
che c’è”.
Quando guardi le
partite a che portiere ti ispiri? “Nella scelta di provare a difendere una
porta c’è stata anche l’ammirazione per Gigi Buffon, mi ha fatto innamorare del
ruolo. Nel calcio moderno per fortuna sono tanti i portieri a cui mi ispiro,
tre su tutti, Marc André Ter Stegen, Pierluigi Gollini, Wojciech Szczesny”.
Dove speri un giorno di arrivare nel mondo del calcio? “Sogno la Juventus e chissà, un giorno vincere anche una Champions con la maglia bianconera. Ammiro molto anche il calcio argentino e un altro sogno sarebbe quello di giocare nel Boca Juniors, la grandezza de “La Bombonera” mia affascina, anche vincere una Libertadores con il Boca non sarebbe male”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it