L’ex numero 7 della
Vasto Basket, oggi preparatore atletico e massaggiatore biancorosso, racconta
la sua vita da papà
La storia tra Vincenzo Dipierro, Vasto e la Vasto Basket è arcinota. Nel febbraio 2012 aveva detto sì ai biancorossi ma la volontà era quella di restare un centinaio di giorni, vincere il campionato e andare via. Perché uno con quel talento meritava ben altri palcoscenici ma spesso anche alcune certezze vengono spazzate via dal corso degli eventi. Da quei cento giorni siamo arrivati a otto anni e tanti ancora ne passeranno. Qui ha messo le radici insieme a sua moglie Cristiana (sposati dall’estate del 2018) e a Vasto il 15 ottobre del 2017 è nato anche Giorgio, diventata sin da subito la mascotte del PalaBcc dove il papà fino al giugno scorso ha dominato la scena. Da nove mesi Dipierro, scollinati i 40 anni, ha appeso la canotta al chiodo ma nel mondo della Vasto Basket continua ad essere presenza fissa, in primis come preparatore atletico e massaggiatore ma come vedremo, non solo. A ogni inizio match scende in campo sempre con in braccio il piccolo Giorgio, non sappiamo se un’altra canotta numero 7 biancorossa sarà accompagnata dal cognome Dipierro ma in questa ‘Festa del papà’ abbiamo capito che il gene dello sportivo è bello che vivo nonostante la giovanissima età.
L’emergenza Coronavirus
ha ormai interrotto le sedute quotidiane di allenamenti al PalaBcc e costringe
gli italiani a restare a casa, nella tua come la state vivendo?“Sono giornate amare in tutti i sensi,
quando sai di aver fatto tutto nell’arco della tua giornata lavorativa è bello
godersi le mura domestiche ma così tanto a lungo è difficile per chiunque. Al momento
però altro non possiamo fare, restare a casa è un obbligo giusto per
sconfiggere il Coronavirus, solo così torneremo, non so tra quanto, alla
normalità”.
Il PalaBcc è chiuso
ormai da settimane, prima del blocco obbligatorio alle attività sportive, da
preparatore atletico, come avevi impostato il lavoro?“Inizialmente avevamo la possibilità di lavorare alla giuste distanze
sul parquet, ci eravamo divisi in gruppi ma poi non è stato più possibile. Un paio
di giorni ci siamo allenati, sul piano fisico, a Vasto Marina tra spiaggia e
pinetina ma poi ci siamo dovuti fermare definitivamente”.
Hai gioito a giugno
vincendo l’ennesimo campionato, da protagonista, della tua carriera, da nove
mesi non sei più giocatore ma ricopri altri ruoli tra preparatore e
massaggiatore, ti è mai tornato in mente di tornare a giocare? “No, mai, non nego che nei mesi scorsi
avevano anche sondato la mia voglia di tornare sul parquet da giocatore ma la
decisione era presa. Stop. Dico con tutta sincerità che è stato un sospiro di
sollievo, l’ultima stagione ho sofferto parecchio per i diversi problemi fisici
ma ho dato tutto me stesso fino alla fine”.
Cosa ti ha spinto a
dire basta per davvero? “Chi mi
conosce sa che in campo ho sempre giocato per essere protagonista, nella mia
lungo carriera credo di aver lasciato qualche traccia, ecco, se non avevo più i
mezzi per fare la differenza non aveva più senso andare avanti da giocatore. Ho
già dimostrato parecchio agli altri e soprattutto a me stesso, non ho mai
sentito l’esigenza di tornare sul parquet”.
Preparatore atletico,
massaggiatore e non solo, come sono le giornate sportive del ‘nuovo’ Dipierro? “Magari ricoprire solo quei due ruoli
(ride), avendo alle spalle la giusta esperienza con i giocatori c’è un dialogo
costante, con ognuno di loro devi lavorare in modo differente perché lo
impongono le strutture fisiche. Ecco perché tra un massaggio e l’altro devi
gestire i loro pensieri tra quello che succede sul parquet e anche l’extra
campo. Diciamo che sono il trait d’union tra squadre, staff tecnico e società
ma tutto questo non mi pesa anche se richiede responsabilità”.
Oggi è la ‘Festa del
papà’, fino a qualche anno fa da figlio ma dall’ottobre del 2017 la festeggi
anche con il piccolo Giorgio, com’è cambiata la vita tua e di Cristiana? “In meglio, Giorgio riempie le nostre
giornate in modo fantastico, è gioia e amore. Come dico è il mio compagno di
marachelle, noi tre ci divertiamo sempre ma sin da piccolo con lui provo ad
usare sia il fioretto che la sciabola”.
A proposito di sport,
parliamo di un bimbo di due anni e mezzo ma tra qualche anno pensi possa
raccogliere la tua eredità o prenderà la strada verso altri sport? “Per quello che stiamo vedendo tra casa,
parchi giochi e palazzetto Giorgio con una palla in mano già viaggia da solo.
Non so quale sport sarà quello che lo affascinerà di più in futuro, ha già una
bella coordinazione, ma oggi posso dire che in casa non manca proprio nulla. Impossibile
contare il numero di palloni da basket, calcio, pallavolo, tennis, ping pong e
golf, siamo invasi. Ha già rotto tre mini canestri e si diverte tanto a
calciare nella mini porta da calcio”.
Da due anni e mezzo sei papà, come stai rivestendo questo ruolo? “Un bel ruolo, importante, da sempre sento forte il valore della famiglia e in questo percorso l’aiuto di Cristiana è importantissimo. Sin da piccolo mio padre mi ha trasmesso valori importanti e oggi con tutta la mia famigli il rapporto è stretto e profondo. Cerco di essere un papà presente e quello che mi hanno insegnato vorrò trasmetterlo anche a Giorgio giorno dopo giorno”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it