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Calcio

Fabio Visone: “Con la Pro Vasto 6 mesi difficili ma bellissimi. Tornare? Magari!”

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Oggi lavora nel mondo del calcio nei settori giovanili del ma in biancorosso da esperto centrocampista nel 2009

Pur di firmare per la Pro Vasto in C2 salutò la C1 dove era stato protagonista negli anni precedenti. Arrivato all’Aragona con grandi motivazioni, nonostante il problema fisico, Fabio Visone giocò tanto ma a gennaio salutò Vasto per tornare di nuovo in C1.

A distanza di dieci anni abbiamo ripercorso quella mezza stagione in biancorosso con l’ex centrocampista offensivo napoletano in carriera capace di infilare qualcosa come 130 presenze in C1 e 70 in C2 vestendo le maglie, oltre quella della Pro Vasto, di Avellino, Taranto, Palmese, Nocerina, Monza, Fermana, Sambenedettese, Foggia e Arzanese. 

Dopo le ultime esperienze tra D ed Eccellenza ha deciso di appendere le scarpette al chiodo sei anni fa restando però nel mondo del calcio prima come procuratore, poi come capo scouting e ora in veste di responsabile dei settori giovanili.

Fabio Visone, ti occupi anche di settori giovanili, è giusto puntare ora più che mai, soprattutto dopo il Coronavirus, sui giovani? “La fortuna ogni realtà c’è l’ha in casa, i giovani sono il futuro del calcio. La regola che li ha obbliga a farli giocare per loro non è un bene, spero che da qui ai prossimi mesi vengano eliminati alcuni paletti. Le società devono credere nei giocatori fatti in casa, c’è tanta qualità, puntiamo su di loro e già sarà una bella base da cui ripartire. I giovani devono giocare perché lo meritano, non per obbligo”.

Da sei anni ormai guardi il calcio da un’altra prospettiva ma da calciatore sei passato anche per l’Aragona, poco tempo ma? “Sei mesi in cui le difficoltà non sono mancate ma anche se per poco tempo per me quella in biancorosso è stata una bellissima esperienza e oggi a distanza di un decennio posso dire che Vasto mi manca tanto”.

La rosa era di valore ma perché ci furono difficoltà nell’ingranare la marcia giusta? “Oltre me c’erano Cammarata, Bevo, Sassanelli e Giuliano e solo per citarne alcuni a conferma dell’importante materiale senza dimenticare i giovani vastesi come Della Penna, Avantaggiato e Fiore, uno che secondo me potrebbe ancora giocare in C. Non tutte le ciambelle escono col buco, che qualcosa non andasse si percepiva nell’aria, tante chiacchiere in quel periodo intorno alla Vastese e poi in campo nelle prime giornate inciampammo in tante domeniche sfortunate. Fossimo partiti con un paio di vittorie sono sicuro che quella stagione avrebbe avuto tutt’altro corso”.

C’è una partita che nel bene o nel male hai ancora viva nei tuoi ricordi? “Ripeto che quel girone d’andata non fu ricco di soddisfazioni ma ci furono alcune prestazioni importanti, su tutte quella di fine novembre contro il Gubbio. Gli umbri non ricordo se erano secondi o terzi ma all’Aragona quella domenica ci capirono ben poco, la Pro Vasto disputò una grande partita vincendo meritatamente”.

Arrivato a luglio e andato via a fine gennaio, tanta voglia di Pro Vasto e poi? “Vasto l’avevo sempre vista come una piazza ambiziosa e dopo le tre splendide stagioni in C1 con la Sambenedettese decisi di accettare la chiamata biancorossa perché almeno all’inizio c’erano tutte le carte in regola per fare davvero bene. Mi è dispiaciuto che i tifosi vastesi, ai quali va un mio grande saluto, non abbiamo potuto vedere il miglior Visone, le ho giocate tutte ma ero reduce da un grave infortunio al ginocchio, ero quasi zoppo ma in campo ho sempre dato tutto. Poi a gennaio ho deciso di andare via e tornare in C1 con il Foggia”.

Solo sei mesi ma cosa ti ha lasciato l’esperienza vastese? “Piacevolissimi ricordi a partire da quel gruppo legatissimo quale eravamo anche e soprattutto quando le cose non giravano per il verso giusto. L’Aragona era uno spettacolo, uno stadio all’inglese con la Curva D’Avalos da fare invidia a tante tifoserie. Infine non posso non tralasciare il ricordo per Andrea Servi, tra me e lui c’era un rapporto fraterno. Insieme due anni a San Benedetto e poi di nuovo a Vasto, difensore di spessore e uomo gigante. Andato via troppo presto, è stato un grande dolore per tutti i compagni che hanno avuto la fortuna di averlo al proprio fianco, sono sicuro che uno come lui al calcio avrebbe fatto comodo ancora oggi”.

A distanza di quasi dieci anni segui ancora le vicende di casa Vastese? “Certo, qualche anno fa da molto vicino perché c’era l’attaccante argentino Cristaldi che conosco molto bene. Quest’anno ho visto che c’era una rosa importante ma l’andamento altalenante non ha aiutato per essere protagonisti nei piani alti. Parliamoci chiaro, la Serie D non è da buttare ma una piazza come Vasto ha tutte le carte in regola per ambire a un ritorno nel professionismo”.

Se da calciatore hai lasciato l’Aragona in pochi mesi a distanza di tanti anni ti piacerebbe tornare in altra veste? “Magari! Una piazza con calore e che può dare tanto, mi farebbe davvero piacere tornare. I progetti però devono essere a lungo termine, il calcio è un’azienda anche nel dilettantismo ma per raccogliere risultati importanti bisogna avere calma. Senza illudere nessuno ma con promesse da poter mantenere, puntando con decisione sui giovani e guardando con attenzione all’aspetto economico perché quello che si risparmia oggi è un investimento sicuro per il domani”.

Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it           

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