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Calcio

Francesco Marcozzi, il “colore” (giallorosso) della radiocronaca

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Dalle radiocronache in bagno alle telecronache su Facebook, la passione senza tempo del radiocronista più famoso di Giulianova

Il nome di Francesco Marcozzi è innegabilmente legato alla famosa radiocronaca di Giulianova-Frosinone del ‘96 quando i ciociari, a detta di Marcozzi, ebbero una buona dose di fortuna in occasione di una sortita giallorossa. Ovviamente il signor Marcozzi non è solo quel famoso intervento reso celebre dalla Gialappa’s ma è anche, e soprattutto, un giornalista con alle spalle un’esperienza lunghissima in radio, certamente caratterizzata dal suo modo “colorito” di raccontare episodi e partite del “suo” Giulianova.

Signor Marcozzi, com’è nata la passione per la telecronaca? Veramente è nata prima la passione per la radiocronaca perché noi siamo proprietari di una radio dal 1977 e decidemmo di fare le radiocronache in diretta, perché nessuno le faceva, e la prima fu a Reggio Emilia per Reggiana-Giulianova al Mirabello dove finì 0-0. Stiamo facendo la telecronaca perché la Lega ha dato la possibilità alle società di trasmettere in streaming le partite data l’assenza di pubblico e quindi ci hanno chiesto di fare le telecronaca e ci siamo resi disponibile. 

Lei ha sempre avuto una passione per il Giulianova? Un giornalista non dovrebbe dirlo ma in realtà si, anche perché seguendo da sempre il Giulianova è chiaro che poi uno diventa anche tifoso. A volte anche esageratamente tifoso.

Prima ha parlato della sua prima radiocronaca, quali sono i ricordi di quella partita? Ricordo che mi dissero di andare là a fare la radiocronaca; era la Tim che metteva il telefono allo stadio perché non c’erano i telefonini e quindi bisognava pagare un allaccio provvisorio alla compagnia telefonica. Tu andavi là e trovavi già l’apparecchio collegato per fare la radiocronaca. Ricordo che cominciavi e dopo le prime parole pensai: “E moh che faccio?! 90’ minuti ce la faccio, riesco?” Superato quel momento, essendo assolutamente una novità, poi andò tutto bene e abbiamo continuato per tantissimi anni, ancora oggi continuiamo.

Quale è stata la partita o l’azione più bella che ha raccontato? Ne ho raccontate tante, forse la più bella è quella, quando ancora non c’era la radio, della promozione in Serie C del Giulianova nel 1970. Una partita che il calendario si diverti a dipingere all’ultima giornata tra la prima e la seconda. Il Giulianova era distante un punto dal Bellaria primo, all’epoca c’erano i due punti, quindi il Giulianova doveva vincere. Quella partita il Giulianova la vinse, ci fu un’invasione di campo, piovve da morire prima della partita, era un pantano, si giocò e ricordo quella. Poi ricordo il Frosinone ma non il famoso “Frosinone Culone”, era il Frosinone della seconda promozione in C del Giulianova dopo la retrocessione.  Quel Giulianova pareggiò 2-2 in 10 uomini a Frosinone e segnò all’ultimo minuto il gol che valse la promozione proprio contro i ciociari che erano diretti avversari.

Com’è nato il tormentone “Frosinone Culone”? Ti rendi conto che mi vengono ancora a chiedere i selfie, a me non pare di aver fatto niente di particolare. L’ultimo episodio è stato in un negozio a Giulianova. Alcuni risentono l’audio come se fosse una cura. Guarda quel giorno ho fatto di peggio per verità. In quella giornata ci fu lo sciopero della Serie A e della B e Rai e Mediaset seguirono le partite più importanti di C, una di queste era proprio Giulianova-Frosinone. Ecco perché sono riusciti avere le immagini per fare la rubrica “Mai Dire Gol”. Non ho mai saputo nella vita però chi abbia mai mandato a loro la radiocronaca. Qualcuno gliela mandò e così con le immagini e l’audio nacque il “Frosinone Culone” che tutti conoscono. Molte volte si vorrebbe dire qualcosa che non si deve dire e ci si trattiene. Io non mi trattengo, quando si deve dire si dice. Quindi mi sembrò fortunato e lo dissi. E Assante, il portiere del Frosinone, rimase portiere culone che diventò “Frosinone Culone”. Non era preparato ovviamente, mi venne in quel momento e lo dissi. Devo fare una precisione però: nel servizio di “Mai Dire Gol” sembra che io bestemmi alla fine ma in realtà ho usato un termine che a Giulianova si dice proprio per non bestemmiare. 

Ultimamente è ritornato a fare le telecronache per il Giulianova, è più difficile farle senza pubblico? Manca tanto soprattutto in quegli stadi dove il pubblico ci veniva. A Giulianova non c’è pista quindi con la rete attaccata al campo molti temono questo e quindi ne risentono di più queste squadre abituate al pubblico. Ne risentiamo anche noi in questo deserto in cui stiamo trasmettendo e l’impressione è brutta per tutti.

Come vede il Real Giulianova? Pensa che si possa salvare? Bitetto (nuovo allenatore) è un’ottima scelta. Penso di si, anche se il distacco è notevole ma con lui inizia un nuovo campionato. La società ha promesso dei rinforzi ma domenica anche i giocatori che stavano andando male erano rigenerati. Mister Bitetto riesce a trarre da ognuno il meglio che hanno. Lui ha anche questa dote oltre a quelle tecniche. Potrebbe essere la scelta giusta per salvarsi.

Il giocatore del Giulianova a cui è legato maggiormente? Melchiorri che poi si infortunò, ebbe un problema alla testa. Segnava praticamente sempre ed era diventato il beniamino di tutti. Fu un dramma apprendere del suo infortunio serio, fortunatamente ha continuato a giocare. La famiglia lo seguiva sempre, eravamo diventati amici. Quando ero in tribuna stampa loro si giravano verso di me ad ogni gol. Insomma si entrava in questi centri così caldi che vivono di calcio, oggi un po’ di meno, e si diventava una grande famiglia anche con quelli che venivano da fuori che diventavano subito tifosi e quindi giuliesi.

Qual è il momento che ricorda con più affetto della sua carriera da radiocronista? Ti voglio far fare una piccola risata perché alle prime radiocronache al “Fadini” non c’erano i telefoni come ti ho detto, ci ospitava una famiglia la cui abitazione dava sul campo e quindi si poteva trasmettere da là. Purtroppo la stanza da cui si vedeva meglio la partita era il bagno e allora un mio amico, durante la radiocronaca, tirò lo sciacquone e si sentì un scroscio terribile. Io non mi persi d’animo e dissi: “Il risultato è lo stesso ma al “Fadini” è cambiato il tempo” cioè stava piovendo perché si sentì nettamente il rumore dell’acqua. C’è ne sono tante però questa me la ricordo perché le prime radiocronache mi sono rimaste più impresse. Si facevano sui balconi delle case e quando andavamo fuori casa portavamo un liquore di Giulianova famoso, il “Doppio Arancio”. Si entrava in confidenza e si stava bene. Ci siamo divertiti molto, adesso un po’ di meno.

Cosa ne pensa delle radiocronache e telecronache di adesso? Io non l’ho mai fatta esclusivamente tecnica, guardavo il giocatore come si comportava, le situazioni particolari; davo un po’ di colore alla radiocronaca. Farle in linea tecnica in promozione è un po’ più difficile. Si puntava più su fattori esterni, ambiente e pubblico che però fanno sempre parte della gara naturalmente. Invece oggi fanno tutto tecnicamente, moduli, troppi tecnicismi. Non mi piacciono queste cose, i giocatori forti fanno la differenza.

C’è un telecronista in particolare che le piace ascoltare durante le partite? Ti devo dire che mi piacciono tutti quelli di Sky, sono molti più moderni e simpatici. In Rai sono un po’ più all’antica, lo sento in queste telecronache di Coppa Italia dove non è cambiato il modo di fare… un po’ di modernità ci sta. Sono un po’ più puntigliosi, non escono mai dagli schemi e si nota.

Davide Baglivo
redazione@vasport.it

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