Intervista a Marco Frangione, difensore centrale del Casalbordino. Dagli esordi al futuro, il tutto accompagnato da spruzzi di giallorosso, conditi da retroscena interessanti.
Un caffè, due chiacchiere e la tensione sparisce. Mi confessa di essere alla sua prima intervista, io gli confesso di aver cominciato da poco e che quindi siamo quasi alla pari. Sorrisi, battute, ci sentiamo a nostro agio.
La mossa di impostare l’azione con i difensori centrali è frutto di un allenamento specifico o è stata figlia della necessità?“Cerchiamo sempre di giocare la palla. Quando non ci riusciamo cerchiamo di dare una mano ai centrocampisti con il lancio, ma non è questo il nostro modo di giocare”.
Nella ripresa, con il 4-3-3, Appignani ha dato equilibrio.“Si, è vero. Soprattutto si è fatta sentire molto l’assenza del nostro metronomo Di Pasquale”.
Qual è stato,o qual è, il compagno di reparto migliore con cui hai giocato?“Carlo Triglione, mi ci sono trovato benissimo l’anno scorso: avevamo giocato diverse partite senza subire gol e poi al di fuori è un amico”.
Frangione con Triglione
Invece qual è il compagno più forte che hai avuto?“Ce ne sarebbero tanti, ne dico due: uno è Giuseppe Soria, l’altro è Michele Cesario: ho avuto la fortuna di giocarci insieme, di sfidarlo ed è il migliore, forte fisicamente, di testa”.
Invece l’attaccante più difficile da marcare?“Parecchi. Pompilio dell’Ortona, Bucceroni, Soria, tutti molto forti”.
Dati alla mano, la vostra, con venti gol, è la terza miglior difesa del girone. “Proviamo molto in allenamento, c’è feeling: Danilo e Silverio hanno un curriculum chiaro, sono una sicurezza”.
Giochi a Casalbordino da quattro anni, tre da titolare inamovibile.“Ascolto, mi impegno, cerco di fare tutto al meglio delle mie possibilità”.
Perchè hai scelto Casalbordino?“Dopo il settore giovanile con la Bacigalupo, Casalbordino è stata la prima società ad interessarsi a me, mi trovo bene con tutti. Santoro mi tratta come un figlio. Con i compagni c’è feeling, stiamo creando qualcosa di importante”.
Come fai a conciliare il lavoro con la tua passione per il calcio, con allenamenti, partite?“Fortunatamente riesco a concentrarmi su entrambi, a giostrarmi con i vari turni di lavoro. La passione per il calcio è una malattia: mio padre mi ha chiamato Marco in onore di Van Basten. Il mio primo idolo calcistico è stato Kakà”.
Invece il tuo modello di difensore?“Alessandro Nesta senza dubbio. Anche Maldini, ma lui me lo sono potuto godere di meno”.
Come si reagisce ad un infortunio pesante come ti è capitato ?“E’ difficile. Tre anni fa, ero un fuoriquota. Durante una partita di calciotto mi sono rotto il malleolo sinistro. Non lo auguro a nessuno perchè è proprio brutto: gesso, poi movimento limitati sia fisicamente che mentalmente. Non ho mollato, l’anno dopo è stato uno dei migliori. Sono stati mesi complicati”.
Da difensore, preferisci i metodi di Guardiola o i sistemi all’italiana?“Sarei ipocrita se dicessi il contrario, preferisco il gioco all’italiana: prima di tutto bisogna avere una difesa forte, ripartire e avere davanti grandi attaccanti per ripartire. Giocare così è indice di umiltà, ti consente di far male al momento giusto”.
Il Casalbordino in cosa può migliorare? “Nei piccoli errori che poi fanno la differenza, competere con Lanciano e Vasto Marina è difficile, sono due corazzate. Abbiamo vinto con il Lanciano, è stata una delle nostre migliori prestazioni, abbiamo giocato alla grande, poi c’è stato un calo. Può succedere”.
Marco Frangione
L’Eccellenza con il Casalbordino…“Sarebbe una grande cosa, speriamo”.
Torniamo indietro alla Bacigalupo.“Una grande famiglia, le mie più grandi amicizie sono nate lì. Ho fatto tutta la trafila fino ai sedici anni. Alla Bacigalupo viene prima la formazione del ragazzo, poi il calciatore”.
Un nome, un pensiero: Di Pasquale.“Una grande persona, un giocatore spettacolare, nella mia top 5”.
Piccolo.“Un amico, un simpaticone, ma quando c’è da lavorare non si tira indietro”.
Erragh.“Forte, forte, grande cambio di passo. Con un’ altra testa poteva ambire ad altro”.
Minichillo. “Parlano i fatti, sette partite, sei gol. Un cecchino. Poi è maniacale in allenamento”.
Koffi.“Un mio grande amico. Non gli rubi palla, è troppo veloce, un grande giocatore”.
Bangura.“Forte fisicamente, velocità su lunga distanza spaventosa”.
Domenica ad Ortona sarà difficile.“Certo, sono una grande squadra, poi hanno Pompilio. All’andata abbiamo vinto nel finale, ma è stata difficile. Fortunatamente abbiamo portato a casa il risultato. Siamo una squadra pazza che crede di poter segnare fino all’ultimo istante. Il mister ci dice sempre di crederci fino alla fine e noi lo ascoltiamo”.