L’allenatore
siciliano, oggi protagonista in C con il Picerno, con la Pro Vasto ha vissuto
quattro stagioni con le ultime due da allenatore vincendo anche un campionato
nel 2001
Con il calcio giocato sempre più lontano, sia provando a guardare al passato che purtroppo anche al futuro, si prova a far tornare a galla i ricordi. Quasi sempre piacevoli come quelli biancorossi del classe ’63 Domenico ‘Mimmo’ Giacomarro, oggi allenatore di spessore con oltre cento panchine nei professionisti e fino allo stop causa Coronavirus protagonista, nel girone C di Serie C, con il Picerno.
Per lui i ricordi dell’allora Pro Vasto sono stati vissuti nella doppia veste, prima da centrocampista (1992 e 1993) e poi da allenatore dal 2000 al 2002 centrando la vittoria del campionato d’Eccellenza nel maggio del 2001 riportando i vastesi in Serie D. Arrivò prendendo il posto di Vivarini (i due si sono sfidati in questa stagione sulle rispettive panchine di Picerno e Bari) e nella stagione successiva andò via a stagione in corso lasciando il posto a Castiello.
Domenico Giacomarro,
ci avviciniamo ai due mesi senza calcio giocato, per chi respira quell’aria
ormai da cinquant’anni quanto pesa dover rinunciare alla routine quotidiana? “Prima da giocatore, poi da allenatore quasi
mai mi ero stato trovato a dover restare a casa così a lungo. Facile non è ma
preferisco guardare il bicchiere mezzo pieno, Diego Pio il mio terzo figlio ha
compiuto un anno poco tempo fa e finalmente me lo sto godendo alla grande, poi
appena si allenterà la morsa e potremo di nuovo muoverci anche per andare in
altre regioni ce ne torneremo a Marsala”.
Muoversi da Potenza
appena si potrà, frase che ci spinge a pensare che per te il campionato di
Serie C non ripartirà in questa stagione? “Dispiace dirlo, sono uno che vive di calcio ma al momento non ci sono
i presupposti per riprendere l’attività agonistica, c’è una crisi tangibile e
bisognerà capire come riorganizzarsi in vista del futuro”.
Con il Picerno ormai
da due stagioni, la vittoria della D e poi avete tenuto botta anche in un
girone ‘impossibile’ come quello C in Serie C, soddisfatto di quanto fatto fino
allo stop? “In estate in molti ci
davano per spacciati ancor prima di scendere in campo, noi abbiamo deciso di
puntare su tante scommesse, confermando molti che con me avevano vinto la
stagione scorsa e pescando altri elementi dalla D. All’inizio i valori non erano
ancora definitivi, poi man mano non nego che qualche difficoltà l’abbiamo
incontrata ma fa parte del gioco, per noi nulla era scontato visto che tra D e
questa C c’è una grossa differenza”.
Con la classifica
cristallizzata voi sareste matematicamente salvi, un bel traguardo vista la
difficoltà del girone? “Oltre a
godermi il piccolo in questi giorni mi sto concentrando, a mente fredda, sulle
partite giocate in questa stagione. Abbiamo fatto tanto ma potevamo avere anche
più punti visto che sono state diverse le occasioni lasciate per strada
ripensando ad alcuni match che hanno cambiato storia nei minuti di recupero. Punti
a parte sono molto soddisfatto per l’atteggiamento dei miei ragazzi, a parte i
match contro le fuoriserie Reggina e Bari, abbiamo giocato alla pari contro
tutti con un grande spirito battagliero”.
Salutiamo il presente
per tornare indietro di parecchio, marzo 1992, il tuo primo approccio con la
Pro Vasto? “Esatto, arrivai a
stagione in corso dopo aver rescisso il mio contratto con l’Alessandria. In panchina
al primo anno c’era Giammarinaro, in quella successiva De Biasi. Mi trovai bene
con entrambi ma anche pensando ai compagni di squadra e all’ambiente, conservo
bellissimi ricordi di quell’anno e mezzo”.
Erano gli anni della
Pro Vasto guidata dal ‘Commendatore’ Dante Marramiero, qual è il tuo ricordo
del presidente? “Innamorati di calcio
come il presidente Marramiero ne ho visti pochi. Persona a modo, di un’umanità
incredibile, professionale ma con una grande personalità, una di quelle persone
speciali”.
Da calciatore
trentenne hai poi ritrovato la Pro Vasto nel 2000, come allenatore alla tua
terza esperienza dopo quelle di Ragusa e Marsala, riportandola in D? “Un bel ricordo, il mio primo campionato
vinto da allenatore. Tornai a Vasto subentrando a Vivarini, ricordo che eravamo
dietro la Val di Sangro ma in rimonta riuscimmo a conquistare il titolo all’ultima
giornata. In quel gruppo avevo la fortuna di poter contare su gente tosta in
ogni reparto”.
L’anno successivo in
D non fu tutto rose e fiori? “Io
avevo dato il massimo anche in quella stagione fin quando mi era stata data la
possibilità, non andò tutto per il verso giusto ma ricordo che anche chi mi
sostituì non arrivò a fine campionato”.
Un totale di quattro
stagioni da calciatore e allenatore, a distanza di quasi vent’anni dall’ultima
sua esperienza il ricordo più bello? “L’Aragona,
uno stadio che mi ha lasciato grandi emozioni grazie a quella splendida Curva.
Una piazza bella e importante dove mi sono sempre trovato bene, ancora oggi ci
sono tanti amici”.
Tra i tanti amici
anche Pino De Filippis, con il direttore vi siete ritrovati in tandem proprio a
Picerno, un rapporto che dura da tanto? “Pino
l’ho conosciuto a Vasto quando entrambi eravamo giocatori e poi volle al suo
fianco nella stagione in cui vincemmo il campionato d’Eccellenza. Un rapporto d’amicizia
e professionale che dura ormai da quasi trent’anni, ci stimiamo e andiamo d’accordo
perché oltre ad essere schietto sa quello che vuole. In estate ho caldeggiato
il suo arrivo qui a Picerno e sono felice di poter di nuovo lavorare con lui”.
Oltre 100 panchine in C, ti sei imposto in un girone ‘impossibile’ con una neopromossa ma se un domani dovesse di nuovo chiamare la Vastese? “Con Pino in realtà c’era stata qualche chiacchierata prima che io andassi a San Severo. Non conosco la società attuale ma prima di pensare al campo cerco realtà con programmazione e idee chiare sin da subito. A Vasto mi sono trovato sempre bene, non chiuderei nessuna porta ma con il Picerno mi trovo davvero bene, qui spero di togliermi ancora tante soddisfazioni nei prossimi anni”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it