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Giò Giò Peluso: “Basket e arte sono il mio tutto. La Vasto Basket mi sta regalando momenti magici”

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L’ala 2000 vastese purosangue si diverte tra pallacanestro e disegno, le sue due grandi passioni. Spera di giocare un match ufficiale con suo fratello Angelo e ricorda le emozioni di gara 4 e 5 contro Mosciano

Non ancora vent’enne, trascinato da una sana follia che gli ha già consegnato ricordi indimenticabili. Giovanni Peluso, per tutti ‘Giò Giò’, pur essendo un classe 2000 nell’ultimo anno e mezzo ha scritto il suo nome in calce su alcuni pesanti successi della Generazione Vincente Vasto Basket.

Resta ben impresso non solo per la folta capigliatura (soprattutto nella passata stagione) ma anche per come sa stare su parquet. Una crescita costante e importante per sua stessa ammissione, non più un giovane della ‘cantera’ schierato con un risultato già scritto ma uno di quelli su cui ci si può fare affidamento già dalla palla a due e anche nei momenti caldi di match decisivi. I Peluso con la canotta biancorossa sono due, con lui c’è Angelo, fratello minore, ma nel fantastico mondo di GioGio non c’è solo la pallacanestro. L’altra sua grande passione è il disegno, dopo essersi diplomato con un voto da applausi ha deciso di intraprendere il percorso universitari presso il Dipartimento di Architettura a Pescara. Con una mano la palla a spicchi, nell’altra una matita, che bello il pazzo mondo di Giovanni Peluso.

Giovanni Peluso, senza basket giocato da più di un mese e prima di altri 6 mesi sarà difficile rivedervi in campo per match ufficiali, è un’assenza che pesa? “Restare a casa senza poter vivere il parquet è come se l’aria che respiri tutti i giorni ti venisse improvvisamente a mancare”.

Prima dello stop eravate in corsa per blindare la C Gold, ti sarebbe piaciuto tornare in campo per provare a centrare i playoff o l’importante era la salvezza magari evitando il playout? “Fino alla fine di febbraio lavoravamo tutti giorni con l’obiettivo di allontanarci dalla zona bollente e puntare a rientrare nella griglia playoff”.

Ormai da due anni presenza fissa e fondamentale per la prima squadra, nonostante la giovane età senti qualche responsabilità o sul parquet sei sempre spensierato? “Il basket è gioia e divertimento, gioco con la giusta spensieratezza consapevole di aver acquisito maggior importanza per questo gruppo. Lavoro sempre per farmi trovare pronto”.

Sei stato fondamentale in alcune partite in C Silver, playoff compresi, da vastese per te è stato motivo d’orgoglio aiutare la squadra della tua città? “Fiero ed orgoglioso di aver lottato sempre al massimo per la Vasto Basket. Ringrazio coach e compagni per la grande fiducia mostrata nei miei confronti e che pian piano ho conquistato cercando sempre di migliorarmi. Durante quei playoff non ero più Peluso, dentro di me c’era Vasto e tutto il popolo che sentono forte l’orgoglio vastese”.

Quali differenze hai notato tra C Silver e C Gold? “Due livelli differenti e non solo per i lunghi viaggi fin qui affrontate. Non ci sono squadre materasso, ogni partita è una battaglia, si incontrano sempre squadre ben allenate, fisicamente e mentalmente”.

Nell’ultimo anno e mezzo spesso e volentieri alcuni tuoi canestri hanno infiammato il pubblico, qual è la partita che ti ha dato più emozioni? “Sarebbe una lista lunga ma mi focalizzo su due partendo da gara 4 nello scontro finale contro Mosciano. Giovavamo sul parquet teramano, eravamo andati sotto ma siamo stati bravi a non mollare. Ultimo quarto, mi arriva palla fuori dalla linea da tre e i secondi allo scadere sono pochi. Pick and roll e tiro da tre con l’uomo in faccia, ferro e canestro. Momento magico, elettricità e adrenalina fino alla punta dei capelli”.

La seconda partita da incorniciare? “Ancora finals, gara 5 decisiva per salire in C Gold. Sono nel quintetto titolare davanti ai 2000 del PalaBcc, li infiammo con il primo canestro della serata: delirio dentro di me e sugli spalti, fuoco totale”.

In casa Vasto Basket i Peluso sono due, com’è allenarti con tuo fratello Angelo? “Un sogno per i ‘Peluso Brothers’, io e mio fratello abbiamo iniziato tardi ma in campo c’è sempre stata grande e sana competizione. Adoro allenarmi con lui, mi sprona e mi dà sempre la giusta carica. Un ulteriore sogno sarebbe giocare insieme sul parquet una partita ufficiale, ce la faremo”.

Nelle ultime due stagioni oltre hai avuto l’opportunità di giocare con serbi, croati, bulgari, svedesi, il basket aiuta anche a crescere come uomo? “Quando parlo di due stagioni fantastiche il mio è un discorso a 360° non solo limitato al basket giocato. C’è tanto nei rapporti umani che si costruiscono, sul parquet è stimolante giocare con ragazzi di altre nazioni perché è un ulteriore momento di crescita. Conosci nuovi mondi dentro e fuori il parquet e in più, dettaglio da non sottovalutare, è un ulteriore modo per migliorare le conoscenze della lingua inglese”.

In queste due stagioni con chi hai legato di più tra ‘grandi’ e giovani come te?  “Ho un grande rapporto con tutti, rispetto e accoglienza da parte mia non sono mai mancati. Mi è sempre piaciuto portare un po’ di sana pazzia all’interno dello spogliatoio. Tra i giovani c’è un legame speciale con Andrea Marino, di lui mi fido ciecamente da sempre, per il basket abbiamo fatto tanti sacrifici”.

Arrivato a inizio febbraio come hai accolto Plamen Stefanov? “Ragazzo straordinario, peccato sia arrivato a stagione in corsa. Nonostante le poche settimane trascorse insieme abbiamo legato tantissimo, un grande feeling sul parquet e fuori dal campo, avendolo ospitato in questo difficile periodo dominato dall’emergenza Coronavirus, è diventato a tutti gli effetti un nuovo membro della famiglia Peluso”.

Basket a parte non ti mancano altri interessi, su tutti il disegno, con una matita in mano come ti senti? “Basket e arte sono il mio tutto ma non li metto mai a paragone. L’arte è uno stile di vita, questo vuol dire essere artisti. Quando disegno mi sento libero, ed è una bellissima sensazione”.

Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it

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