Oggi capitano della
Virtus Cupello ma con alle spalle stagioni da protagonista tra B e C senza
dimenticare le tante parentesi con Pro Vasto e Vastese
Ferdinando ‘Nando’ Giuliano. Impossibile non conoscerlo. Le 80 presenze in B tra Crotone e Spezia, le 100 sommando C1 e C2, i ricordi del sabato in cui si è trovato di fronte la Juve di Trezeguet e Del Piero e tanto altro ancora.
Arrivato da Napoli a Vasto con tutta la famiglia da quando aveva tre anni nel diventare calciatore “di un certo livello” ci aveva sempre creduto. Dagli 8 ai 13 anni nelle giovanili del Torino con Federico Balzaretti, poi il ritorno a casa ripartendo, da giovane di belle speranze dalla Serie D fino a sfiorare la massima serie.
A Vasto vive ancora oggi, sposato dal 2005 con Eliana, la quale un mese e messo fa ha dato alla luce il quarto figlio maschio, Emanuele, dopo Nicolò e i gemelli Alessandro e Federico. In casa Giuliano è già pronta al momento una squadra di calcio a 5 ma Nando ormai da una decina d’anni continua a divertirsi in zona tra Vastese, Vasto Marina, San Salvo e Cupello dovendo dividere le sue giornate tra impegni familiari, calcio e lavoro (nel settore ortofrutticolo).
Tanto da raccontare pensando al passato, da protagonista tra B e C con la Serie A sfiorata e le tante volte in cui, a più riprese ha indossato la maglia biancorossa, della Pro Vasto prima e Vastese poi. Prima volta una stagione e mezza dal gennaio 2002 al giugno 2003 in D e la mezza stagione in C2 nel 2009/10. Poi i giorni nostri, una fugace apparizione nella Coppa di Promozione nel 2012/2013 (salutò per andare in D a Termoli) ed infine l’ultima stagione e mezza dal dicembre 2014 fino all’aprile del 2016 portando, da capitano, i biancorossi in D.
Giuliano, partiamo
dalle parole pronunciate nei giorni scorsi dal suo ex compagno Ciano, “io e
Nando giochiamo ancora perché siamo la generazione della strada”, confermi la
tesi? “Colgo l’occasione per
ringraziare, visti i complimenti, Ivano, amico prima in campo e ancora oggi.
Sottoscrivo ogni sua parola, in campo ci divertiamo ancora come ragazzini ma il
confronto io non lo vedo solo con i giovani con cui mi alleno ma anche a casa. Da
poco è arrivato Emanuele a darci un’altra grande gioia, gli altri tre crescono
e noto le differenze. Prima a quell’età si passavano intere ore pomeridiane in
strada, tanto calcio non solo in campo. Oggi per i ragazzini le ore di
allenamento settimanali sono poche e intorno a loro ci sono troppi diversivi
che li allontano dal calcio”.
Lo stesso Ciano ha
anche detto che il tuo atteggiamento ti ha dato possibilità, di giocarti
possibilità anche ad alti livelli, se lo avessi smussato magari avresti potuto
avere una carriera più importante? “Tutto
quello che ho raccolto dal calcio è stato, nel bene e nel male, per merito mio.
Diciamo che a Pescara ho chiuso la mia vita nel mondo del professionismo, fossi
stato diverso magari avrei potuto ambire a qualcosa in più ma non ci penso. Ho
un carattere particolare, lo so, avrei potuto togliermi soddisfazioni maggiori
ma, quando ero in alto, non sono mai sceso a compromessi”.
80 partite in B,
molte, quasi tutte da titolare, in quegli anni c’è stata la possibilità di
salire in Serie A? “Era la stagione
2006/2007 a La Spezia dove qualche mese prima ci eravamo tolti la grande gioia
dal salto dalla C ai cadetti. Si parlava di un interessamento su di me da parte
della Sampdoria che allora era guidata in panchina da Novellino e in attacco
puntava su Flachi e Bazzani. Qualcuno mi diceva che l’accordo era vicino, poi
non se ne fece più nulla, non chiesi mai il perché, continuai ad andare dritto
per la mia strada dando tutto per gli spezzini”.
Spezia C1 e B con in
mezzo l’indimenticabile festa promozione ma Crotone rappresenta la svolta, due
stagioni e mezzo con in panchina un certo Gian Piero Gasperini, ti aspettavi di
trovarlo a giocarsi un quarto di finale in Champions con l’Atalanta? “Dall’estate 2003 a fine 2005 anni fantastici
quelli allo “Scida”, anche lì il salto indimenticabile dalla C alla B. La
fortuna di lavorare con Gasperini, un maestro, in quei due anni e mezzo mi ha
insegnato tantissimo oltre a darmi grandi fiducia. Allora come oggi sempre con
il 343, un fenomeno di bravura, mostruoso tatticamente, quando guardo l’Atalanta
in tv so benissimo perché tutte le squadre soffrono quel modo di giocare”.
Come Gasperini sono
passati per Genoa due allenatori con i quali in carriera hai condiviso
esperienze da giocatore, partiamo da Ivan Juric, sta andando forte con il
Verona? “Con lui a Crotone, in campo
già ragionava da allenatore, tatticamente intelligentissimo, stessa filosofia
di Gasperini che ha seguito da vice in Liguria ma è poi è stato bravissimo a
camminare con le proprie gambe come ha ampiamente dimostrato in questa stagione”.
L’altro è Nicola, vi
siete riabbracciati a Vasto qualche anno fa durante la sua pedalata da Crotone
a Torino, pensavi potesse affermarsi come allenatore? “Davide è stato ed è un grande amico, andrebbe chiamato l’uomo dei
miracoli visto quanto fatto a Crotone e quello che aveva fatto nei mesi scorsi
rianimando in poco tempo il Genoa. Compagni di reparto, era un simpaticone
dentro e fuori dal campo, mamma mia quanti scherzi abbiamo fatto quell’anno a
La Spezia”.
Tanti compagni di
squadre di spessore, chi ti ha impressionato di più qualitativamente?“Guilherme do Prado, giocatore fenomenale. L’anno
in B con La Spezia ci ha fatto divertire parecchio, ci deliziava in allenamento
e in partita. Eravamo coetanei, avrebbe meritato ben altra carriera, ci sarebbe
anche riuscito ma ha avuto due gravi infortuni ai crociati nei momenti
cruciali, un vero peccato”.
In quegli anni agivi
più da laterale che da centrale difensivo, ricordi chi ti ha messo più in
difficoltà? “Due su tutti, il primo è
Francesco Valiani, oggi gioca in C con la Pistoiese ma in uno Spezia-Rimini in
B dal primo all’ultimo minuto non l’ho mai mai visto, impressionante. L’altro Emanuele
D’Anna, altro esterno puro, sempre in B, si giocava Pisa-Spezia, anche lui l’ho
sofferto tantissimo”.
Spesso si preparano le partite pensando a chi dover affrontare, chi alla vigilia destava timore e poi in campo hai avuto meno problemi nel limitarlo? “Non fraintendetemi, parliamo di campioni assoluti del calcio mondiale. Ho avuto la fortuna di affrontarli ma quel 27 gennaio 2007 contro Del Piero e Trezeguet faticai meno che con altri. Di fianco a me giocava Davide Addona, sulla carta due ancora acerbi per la categoria di fronte a due che qualche mese prima si erano sfidati nella finale del Mondiale. Ogni partita ha la sua storie, molte sono davvero strane, io e Davide scendemmo in campo con una voglia pazzesca, quei due mostri della Juve la palla non la presero mai”.
Sfioraste l’impresa, poi Nedved rese il sabato meno bello? “Incredibile fu restare amareggiati per aver conquistato un punto contro la Juventus. Andò proprio così, fummo perfetti per tutta la partita, vantaggio meritato con l’incornata di Confalone su assist di Do Prado. Stavamo accarezzando la vittoria, poi la botta di fuori di Nedved al 92° minuto ci ha negato l’impresa”.
Dalla B alle tante
parentesi biancorosse tra Pro Vasto e Vastese toccando ben quattro categorie,
un ricordo? “L’ultimo, la promozione
del 2016 dall’Eccellenza alla D. Un’altra, l’ennesima della mia carriera,
vissuta da protagonista e soprattutto come capitano della mia città. Annata
fantastica in tutti i sensi, per me fu bello perché in parte riscattai la
sconfitta nei playoff del 2003 a Tolentino. Nonostante la vittoria del campionato
d’Eccellenza c’è qualcosa che ancora oggi non ho digerito…”.
Quale?“Quel gruppo con tanti sacrifici da luglio
fino all’ultima giornata oltre ad aver regalato una grande gioia alla piazza
aveva fatto capire di meritarsi la conferma in D. Io insieme ad altri miei
compagni, sono sicuro che avremmo detto la nostra anche in D. Allora avevo 35
anni, ora ne ho 38 guardo i difensori che ci sono in Interregionale e penso che
ancora oggi, naturalmente allenandomi, potrei ancora dire la mia”.
Il presente dice Virtus Cupello, il Coronavirus vi ha fermato sul più bello, secondo te quale sarebbe la decisione più saggia da prendere? “Peccato fermarci quando eravamo in gran forma, avremmo sicuramente raggiunto la salvezza in largo anticipo ma con questo virus non si scherza. Giusto restare a casa per il bene di tutti, quando tutto sarà finito torneremo alla normalità. Per me la stagione è finita, fosse per me annullerei tutto, comprese promozioni e retrocessioni, dispiace per chi era al primo posto nei vari campionati ma credo sia l’unica strada per non creare confusione quando, si spera, il campo tornerà finalmente protagonista”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it