Divieto di utilizzo delle palestre scolastiche per le attività sportive fino al 15 ottobre in provincia di Chieti, la nota di Stefano Comparelli (Fitet Abruzzo)
Il Provvedimento del Dirigente provinciale allo sport della Provincia di Chieti, Ing. Pasquini, con il quale si vieta alle Associazioni Sportive l’utilizzo delle palestre scolastiche fino al 15 ottobre (per adesso), sancisce formalmente quello che di fatto sta diventando lo smantellamento di una buona parte dello sport di base, almeno nella provincia di Chieti, o comunque di quella parte di mondo sportivo che sulle palestre scolastiche fonda la sua esistenza ed il suo sviluppo.
Quest’altro colpo si aggiunge alla precaria situazione che il mondo dello sport dilettantistico sta attraversando a causa del prolungato fermo ultimamente gravato impietosamente dagli oneri della necessaria adesione e condivisione di Protocolli anti-Covid che spesso non appaiono coerenti e conseguenti con i criteri inspiratori (anche tra discipline diverse) oltre che in alcuni casi di difficilissima applicabilità.
Mentre da parte della Regione Abruzzo in diversi casi si è cercato di agevolare, favorire, accelerare la ripresa sportiva di tutte le discipline addirittura anticipando decisioni del governo centrale, in altre sedi si adottano risoluzioni perentorie che non offrono possibilità alternative e che suonano come riti di estrema unzione riservati alle Associazioni di svariate discipline che non disponendo in concessione impianti sportivi comunali o non essendo addirittura proprietari di strutture proprie, potrebbero dover chiudere i battenti in quanto quest’altro stop, quandanche non fosse prorogato dopo il 15 di ottobre, segue un lungo periodo di inattività o attività assolutamente parziale e ridotta e cade a ridosso del periodo previsto per la ripresa delle attività agonistiche e mette le associazioni in condizioni di non poter far partecipare ai Campionati ed alle gare i propri atleti perché privi della necessaria attività prodromica di preparazione ed allenamento imprescindibile per qualsiasi disciplina sportiva.
In particolare, il calendario agonistico del tennistavolo prevede la ripresa dei campionati a squadre per il mese di novembre e chiaramente questo Provvedimento della Provincia di Chieti penalizza tutte le squadre impegnate in gare a livello regionale e nazionale.
Disporre in questo modo, in maniera perentoria, senza offrire una alternativa che metta nelle condizioni i sodalizi sportivi di adottare soluzioni anche più onerose dal punto di vista logistico organizzativo, ma comunque percorribili, parrebbe quasi un aggirare precise responsabilità che così facendo manterrebbero in un limbo, non più sostenibile, migliaia di atleti, dirigenti e tecnici che non potrebbe che tradursi, nelle prossime settimane, in un esodo spontaneo di tante professionalità e talenti che porterebbe in modo ineludibile alla chiusura di molte Associazioni Sportive.
Un provvedimento che potrebbe praticamente condannare alla definitiva scomparsa un centinaio di associazioni che, pur operando nel più assoluto volontariato, non sono state ritenute degne di considerazione se non per marginali provvedimenti tampone che però non sono stati in grado di fornire risposte ad un mondo che, fermo da 6 mesi, dovrà prolungare questo stop per altri 2, il tutto senza ricevere uno straccio di rassicurazione o di prospettiva per il suo futuro.
Questo rimpallo di responsabilità che materialmente conduce alla totale inerzia sta bloccando l’intera nazione perché si traduce, come spesso accade in Italia, in un accumulo di gravami sull’ultimo anello della catena che vede nei Dirigenti degli Istituti scolastici, nei Presidenti delle Associazioni sportive ed anche nei Dirigenti degli Enti, gli obiettivi finali di una responsabilità personale che per quanto difficile da dimostrare nella sua effettività, comporta per i destinatari comunque una serie di problematiche giuridiche ed assicurative che si uniscono a tutte quelle delle quali il loro ruolo Istituzionale risulta già oltremodo appesantito.
Spiace constatare di aver trovato, nei mesi scorsi, alcuni organismi competenti, in particolare quelli sportivi, poco attenti al problema e poco preoccupati della situazione nonostante io ed altri Presidenti Regionali sin da giugno avessimo palesato la problematica afferente a tutta una serie di discipline sportive che non possono prescindere dall’utilizzo delle palestre scolastiche per la loro esistenza.
Forse mostrare per tempo una maggiore sensibilità verso il problema avrebbe sicuramente aiutato ad comprendere con anticipo quanto lo stesso fosse ben più grande di quanto in realtà apparisse.
Il
Tennistavolo tra tutte le discipline che si svolgono indoor è
sicuramente quella che più di ogni altra non può trovare
applicabilità all’esterno a differenza di altre discipline che pur
utilizzando impianti scolastici al chiuso, non presentano forti
criticità tecniche in una eventuale pratica open e sono sicuramente
meno vincolate del Tennistavolo dai fattori ambientali esterni.
Sono
comunque tante le discipline che utilizzano, anche se alcune in modo
marginale, impianti sportivi afferenti alle strutture scolastiche e
che subiranno sicuramente un duro colpo dall’indisponibilità di
questi luoghi che hanno rappresentato fino ad oggi la loro casa
sportiva.
Il nostro dissenso si unisce alla voce dei rappresentanti federali della FIP e della FIPAV affinché anche altre federazioni si uniscano per formare un’unica voce forte e chiara per dire che non ci stiamo a questa condanna senza appello.
Per chiarezza non contestiamo il provvedimento del Dott. Pasquini in quanto tale, ma la mancata offerta di alternative.
Personalmente
ritengo che solo con la mitigazione dei profili di responsabilità
penale ricondotte alle figure apicali di cui sopra ed attualmente
assimilato giuridicamente alla responsabilità datoriale, si possa
prevedere un riconsiderazione di alcune decisioni che, a cascata, si
stanno riversando anche, ma non solo, sul mondo dello sport di base,
danneggiandolo pesantemente.
Fin
quando sulle figure apicali del volontariato sportivo e dei Dirigenti
scolastici graveranno tali profili di responsabilità giuridica la
logica conseguenza sarà quella di fermare i motori di una ripresa
che non avrà alcuna possibilità di attivarsi.
Il
provvedimento di diniego a firma del Dott. Pasquini è figlio di un
sistema che, fino a quando sussisterà un pericolo di contagio, non
diversamente regolamentato sotto il profilo delle responsabilità
personali, non potrà che determinarsi in tal senso ed in ogni
contesto.
Sic Stantibus rebus il “divieto di fare” resterà sempre la sola opzione proponibile per lo scarico di responsabilità di chi ha il dovere di decidere, mentre a nostro avviso l’unica via che potrebbe veramente rappresentare la soluzione di tutto sarebbe, invece e sempre, quella del “consenso a fare” … e a fare bene seguendo le regole.
Stefano Comparelli, Presidente Comitato regionale Abruzzo Fitet – Federazione Italiana Tennistavolo