Grande successo per l’attore torinese che ieri ha presentato due spettacoli al teatro “Fernaroli” di Lanciano
LANCIANO – Lanciano applaude Luca Argentero.
Lo fa, ininterrottamente, per oltre 4 ore.
Proprio così, perché ieri, al teatro “Fedele Fenaroli” del capoluogo frentano, i circa 600 spettatori (300 circa a spettacolo, quello delle 18 e delle 21) non hanno potuto far altro che applaudire l’attore torinese che, proprio oggi, compie 41 anni.
Luca Argentero ha presentato lo spettacolo teatrale “È questa la vita che sognavo da bambino?”, prodotto e diretto da Edoardo Leo.
In un’ora e mezza che scorre via tutta d’un fiato, Argentero racconta le storie di personaggi dalle vite straordinarie che hanno inciso profondamente nella società, nella storia e, ovviamente, nella loro disciplina.
Lo fa
contestualizzando il perimetro sociale, economico e culturale delle varie
epoche, chiosando sempre con degli aneddoti, a volte comici, puntualmente sottolineati
dagli applausi.
Le tre
storie narrate da Argentero sono quelle di Luisin
Malabrocca, Alberto Tomba e Walter Bonatti, tre sportivi italiani
che hanno fatto sognare, tifare, ridere e commuovere varie generazioni di
italiani.
Luisin Malabrocca, ha
una particolarità.
Pur
perdendo (sistematicamente) risulterà, alla fine della fiera, il vincitore.
E’ lui
che indossa la Maglia Nera, il
ciclista che nel primo Giro d’Italia
dopo la guerra si accorse, quasi per caso, che arrivare ultimo, nell’Italia post
bellica del 1946, faceva molta simpatia agli italiani affacciati dalle finestre
e balconi delle loro case.
Malabrocca
riceveva salami, formaggi e olio come regali di solidarietà.
Un’escalation di popolarità che lo porterà ad
essere apprezzato da tutti.
Alberto Tomba, è il
campione felsineo che sale spesso sul tetto delle Olimpiadi (e non solo),
diventa il primo “esperto di donne” e, addirittura, farà fermare Massimo Ranieri e il suo “Perdere l’amore”
al Festival di Sanremo.
Tomba è
un personaggio a tutto tondo; ne combina tante cose, ma è il simbolo di un’Italia
che, anche se un po’ goffa (almeno nell’apparenza), è decisa a rinascere.
Lo sciatore bolognese, tanto ‘leggero’ nella vita di tutti i giorni quanto determinato sulla pista, sarà un’icona nazionale esplosiva, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Tomba la bomba”.
Infine, Walter Bonatti, è l’alpinista che dopo aver superato incredibili sfide con la roccia, il clima e la montagna, arrivato a oltre ottomila metri d’altezza, quasi sulla cima di una delle montagne più difficili da scalare del mondo, il K2, scoprì, suo malgrado, che la minaccia più grande per l’uomo è l’uomo stesso. Ma la ricompensa ed il riconoscimento, per le sue vittorie e per le sue gesta, arriveranno quarant’anni dopo. Come dire, meglio tardi che mai.
Tre storie, diverse come fiocchi di neve, ma così simili per l’intensità emotiva e per il coinvolgimento passionale, hanno fatto da minimo comun denominatore a tre personaggi accomunati da una sola caratteristica. L’essere diventati, ognuno a modo proprio, eroi.
Alessio Giancristofaro – alessio.giancristofaro@vasport.it