A “Scrittori di Sport” la presentazione del libro ‘L’uomo nero’ assieme ad una delle autrici, Manuela D’Alessandro
La storia di Claudio Gavillucci, contenuta nel libro ‘L’uomo nero – Le verità di un arbitro scomodo’, è stata ieri sera al centro del secondo dei tre appuntamenti di ‘Scrittori di Sport‘, la rassegna organizzata in piazza Barbacani a Vasto, in collaborazione con la Nuova Libreria e l’associazione culturale ‘Liber‘, nell’ambito dell’edizione 2020 del Premio Vasport.
Alla presenza dello stesso Gavillucci e di Manuela D’Alessandro, che con la collega giornalista Antonietta Ferrante ha scritto il volume, l’incontro, moderato da Michele Cappa, si è sviluppato ponendo in risalto prima di tutto quello che è stato l’episodio che ha innescato la vicenda e la storia finita ‘nero su bianco’, la sospensione, per alcuni minuti, della partita Sampdoria-Napoli del maggio 2018, a causa degli insulti razzisti provenienti dagli spalti dello Stadio ‘Ferraris’ di Genova, rivolti contro i giocatori del team partenopeo ed in particolare contro il difensore Koulibaly. La sua carriera, dopo 5 anni di presenza negli organici dell’Associazione Italiana Arbitri ed una cinquantina di gare dirette nella massima serie, viene stoppata alla fine di quella stagione per decisione unilaterale del sodalizio degli arbitri, sulla base di una serie di valutazioni interne che lo pongono all’ultimo posto della graduatoria Aia. E, da lì, prende avvio una questione giudiziaria, della quale si parla ampiamente nel libro, attraverso puntuali ricostruzioni e pubblicazione di documenti, che svela una realtà torbida e piena di contraddizioni.
Gavillucci, apertamente, non ha mancato di sottolineare la propria delusione per quanto avvenuto dal giugno 2018 in poi, evidenziando i risvolti di quell’episodio a Genova e le successive ‘evoluzioni’ che si sono annodate anche a questioni di ordine pubblico ed anche politico e di responsabilità di chi, alla fine, può decidere di sospendere una partita al verificarsi di determinate situazioni.
Oggi, dopo aver mantenuto viva la passione per l’arbitraggio andando a dirigere sfide dei campionati giovanili in provincia, vive e lavora in Inghilterra con la sua famiglia e nel paese d’oltre Manica ha voluto ricominciare con il fischietto in bocca arbitrando nei campionati minori britannici.
L’intenzione alla base del libro, ha voluto sottolineare nell’incontro, non è mai stata quella di alzare un polverone su favoritismi o azioni in malafede per ‘inquinare’ i campionati, ma per combattere un sistema che non rende giustizia alla professionalità degli arbitri, evidenziando innanzitutto la necessità di rispettare maggiormente quanti, in campo, non si risparmiano mai. Ed allora ecco i riscontri su valutazioni con voti mai resi noti o trasmessi in notevole ritardo, di referti, peraltro incompleti, compilati su file word modificabili, di una serie incredibile di errori di trascrizione e di calcolo.
Un’azione utile, la sua, anche a squarciare il velo del sospetto che cala sugli arbitri a ogni partita: “Sono, siamo uomini e professionisti veri e integerrimi – rimarca – capaci di riconoscere per primi gli sbagli, severi come nessun altro a giudicarsi, ma sono le regole e le modalità con cui avviene questo giudizio a non essere chiare, trasparenti e rispettose della professionalità in campo”. Nella chiacchierata, assieme alla determinazione di Manuela D’Alessandro, esperta di giudiziaria e pienamente coinvolta in questa ‘operazione-verità’ in particolare sul lato umano della stessa, hanno trovato spazio anche questioni di attualità legate ad esempio alle recenti novità di ausilio tecnologico per gli arbitri, lo strumento Var in particolare, e anche in questo caso sono emerse storture e situazioni particolari che renderebbero necessarie ulteriori azioni di modellamento per una maggiore efficacia e, allo stesso tempo, trasparenza.
Oggi, come già anticipato, la vita di Gavillucci ha preso un’altra piega e riallacciandosi al tema iniziale, quello del razzismo e, in generale, del disprezzo dell’avversario, la sottolineatura: “Nel Regno Unito le persone che intonano cori razzisti vengono arrestate e viene ritirata la tessera a vita ai tifosi. Qualcosa sta cambiando anche da noi”.
Della sua ‘battaglia’ cosa resta? Di sicuro, passi avanti ne sono stati compiuti. Ora gli arbitri possono visionare i referti ed è per questo che alcuni dei suoi colleghi ancora lo ringraziano. E’ maturata una coscienza nuova e, in tutto questo, quanto realizzato da Gavillucci ha recitato un ruolo di primissimo piano.
In archivio, dunque, la seconda tappa di ‘Scrittori di Sport’. Ce n’è un’ultima da vivere. Martedì sera, 1° settembre, sempre in piazza Barbacani, l’incontro con Riccardo Cucchi, giornalista Rai e voce storica di ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ in radio ed il suo libro ‘La partita del secolo‘ dedicato all’epica sfida Italia-Germania, finita 4-3, nella semifinale dei Mondiali 1970 in Messico. Da non perdere!