L’esperto centrocampista scernese ha giocato con i rossoneri diciassette stagioni fa tra Berretti e prima squadra collezionando due presenze in C
2 settembre 2001. Il Lanciano, dopo la vittoria della C2, si affaccia sul campionato di Serie C1 esordendo a Roma contro la Lodigiani, in panchina siede un giovane maggiorenne da qualche mese promosso in prima squadra dopo le ottime prestazioni con la Berretti trovando spazio proprio in quel match nel secondo tempo. Quel ragazzo all’epoca diciottenne oggi di anni ne ha trentacinque e in campo si diverte ancora, voglia di smettere zero per l’esperto play di centrocampo Gianluca Di Pasquale capitano del Casalbordino chiamato domenica ad affrontare la capolista e corazzata Lanciano. Unico ex in campo, partito dalla sua Scerni con direzione Lanciano (dopo i settori giovanili tra Casalbordino, Scerni e Vasto Marina) entrando a far parte di un gruppo guidato da Fabrizio Castori negli ultimi anni grande protagonista su panchine di A e B. In quella rosa c’era anche l’ex allenatore della Vastese Gianluca Colavitto al tramonto della carriera da giocatore ed elementi arrivati anche in Serie A come Ferreira Pinto, Manolo Pestrin e Daniele De Vezze.
Esperienza che mantiene ben conservata nel suo cassetto dei ricordi, da lì ha poi girato tra Eccellenza e Promozione tra San Salvo (a più riprese), Atessa, Casoli, Francavilla, Scerni e Cupello fino a chiudere il cerchio tornando di nuovo a Casalbordino. Veste il giallorosso ormai da cinque anni, una maglia quasi come una seconda pelle a cui ha aggiunto anche la fascia di capitano al braccio. Non solo, dopo il matrimonio di giugno con la sua Marica ha deciso di mettere anche le radici a Casalbordino diventata la sua casa a tutti gli effetti. Un paio di anni fa un grave infortunio al ginocchio lo ha costretto a restare lontano dai campi per un’intera stagione, non ha mai pensato di smettere, ha lavorato duro per tornare ad essere protagonista nel cuore del gioco. Domenica pomeriggio si troverà di fronte una parte del suo passato, diciassette anni dopo il suo cuore è tutto giallorosso e farà di tutto per regalare una grande gioia a tutta Casalbordino.
Domenica a Casalbordino arriva la corazzata Lanciano, sedici anni fa con i rossoneri esordivi in C1, cosa ricordi di quel giorno? “Mister Castori a inizio secondo tempo fa alzare tutti i componenti della panchina per il riscaldamento, quando mancavano una ventina di minuti sentii chiamarmi per entrare, non credevo alle mie orecchie, esordire tra i professionisti alla prima di campionato, un’emozione indescrivibile”.
L’esordio in prima squadra senza però dimenticare gli anni con la Berretti, in quegli anni chi ha contribuito alla tua crescita? “Sono stati due anni splendidi, impossibile dimenticare i miei due allenatori, Antonio Bucci e Donato Di Camillo, i loro insegnamenti sono stati fondamentali”.
Il tuo presente si chiama Casalbordino, ormai sei una colonna, cosa ti ha spinto a restare nella stessa società per 5 stagioni? “Ricordo ancora la prima telefonata di patron Santoro, nelle sue parole sentii entusiasmo e volontà di raggiungere davvero un obiettivo prestigioso, scesi in Prima Categoria centrando poi il salto in Promozione con l’obiettivo di fare ancora meglio. Ho trovato una vera famiglia con un progetto serio”.
Casalbordino ormai ti ha adottato, hai qualche rimpianto negli ultimi anni? “Nessuno, anzi, da giugno dopo il matrimonio ho scelto di viverci anche, non rimpiango nulla, sono orgoglioso di rappresentare questi colori e questo paese”.
Per strada complice un gravo infortunio hai perso più di una stagione, a 34 anni cosa ti ha spinto a non fermarti? “Un anno e mezzo d’inferno, l’infortunio al ginocchio è stato duro da sopportare più a livello mentale che fisico ma non ho mai pensato di smettere, anche perché farlo per un infortunio sarebbe stata una sconfitta”.
In quei lunghi mesi qual è stato il pensiero che ti spingeva giorno dopo giorno ad avvicinarti al rientro in campo? “Ho sempre pensato di essere io il padrone del mio destino, decido io quando smettere, pensando di poter ancora dare e ricevere da questo sport. Nel percorso di recupero ho potuto contare sul prezioso apporto di famiglia e fratelli ma la forza più grande me l’ha data mia moglie Marica”.
Capitano e uomo faro del Casalbordino, una bella responsabilità? “Essere scelto come capitano vuol dire che qualcosa di buono in precedenza si è fatto non solo calcisticamente parlando. La fascia al braccio non è un peso ma un valore aggiunto, in campo do sempre il massimo e c’è la responsabilità di essere d’esempio soprattutto nei confronti dei giovani compagni di squadra”.
Siete arrivati al terzo posto con un ottimo filotto, cosa vi siete detti per riaccendervi dopo le 4 sberle di Vasto Marina? “Una delle domeniche più brutte per il Casalbordino, da lì potevamo solo rialzarci, sapevamo non essere quelli e non aspettavamo altro se non la domenica successiva per dimostrare il nostro reale valore. Bisogna sempre far tesoro degli errori commessi, lavorarci su per non ripeterli mai più”.
L’impennata di risultati c’è stata anche con l’arrivo in panchina di mister Appignani, cosa puoi raccontarci? “Un vero martello, lavora sulla psicologia di ognuno di noi, non transige su nulla ma al tempo stesso riesce a creare anche la giusta armonia all’interno del gruppo. Mi ha colpito il suo modo di dare importanza a tutti, anche ai più piccoli della juniores, la domenica nessuno ha il posto sicuro dal primo minuto, questo di conseguenza aumenta il livello di attenzione, competitività e rendimento di tutta la squadra”.
Il Lanciano domenica sarà davvero imbattibile o proverete a fare lo scherzetto? “Probabilmente nel corso della stagione faranno il vuoto ma domenica a Casalbordino non troveranno il tappeto rosso. Da parte nostra c’è voglia e convinzione per poter far bene, daremo il massimo sperando di portare a casa qualcosa di buono, lotteremo tutti insieme, tifosi compresi”.
Dove speri di trovare il Casalbordino a fine stagione? “Nei piani alti ci sono cinque/sei squadre che corrono parecchio, noi dobbiamo perseverare nel nostro lavoro, tirare dritti cercando di non prenderci altre pause visto che il resto della concorrenza corre. Quest’anno non c’è un attimo di respiro, noi lavoriamo per restare lì in alto, chi sbaglia meno arriverà fino in fondo”.
Calcio ma non solo, da qualche anno il lavoro riempie le tue giornate, come riesci a gestirli? “Faccio il possibile per conciliare il tutto anche se non è assolutamente facile specie per me che svolgo un’attività prevalentemente notturna con una turnistica imprevedibile che alcune volte mi costringe anche a lavorare la domenica dovendo saltare le partite. Il lavoro viene prima di tutto ma al calcio non voglio rinunciare, ormai ci sono abituato anche perché cose scontate o che non conoscono intoppi non mi piacciono affatto”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it