Oggi allenatore degli
Allievi nazionali nella sua Crotone ma a Vasto nel 2002 fu decisivo nel doppio
ruolo allenatore/giocatore
200 giorni. Non tantissimi ma vissuti tutti intensamente, prendendosi una grande responsabilità. Francesco ‘Ciccio’ Lomonaco a Vasto era arrivato nel novembre del 2001 come attaccante esperto per la D dopo gli anni trascorsi tra B, C1 e C2. Aveva 31 anni ma dopo qualche mese fu investito di un ruolo delicatissimo, dovette prendere in mano i biancorossi anche in veste di allenatore dopo gli avvicendamenti di Giacomarro e Castiello. Nel doppio ruolo di giocatore/allenatore portò in salvo la barca biancorossa, a fine stagione salutò Vasto ma in quella veste a distanza di anni ha continuato a vincere anche con l’Isola di Capo Rizzuto. Ormai da oltre dieci anni ha appeso le scarpette al chiodo dedicandosi anima e corpo al ruolo di allenatore con le ultime sei stagioni trascorse nelle giovanili della sua Crotone nei campionati nazionali Allievi.
Ciccio Lomonaco,
oltre due mesi senza calcio giocato, come hai riempito queste giornate? “Rivedendo alcune situazioni di quest’ultima
stagione ma soprattutto aggiornandomi. Da sempre non c’era mai tempo per farlo,
prima da calciatore, poi da allenatore ero sempre in campo ma in questi due
mesi attraverso tante videoconferenze con relatori di assoluto livello ho avuto
modo di imparare tanto”.
Ormai da sei stagioni
nella tua Crotone sei alla guida delle categorie nazionali, un ruolo
stimolante? “Per fortuna il Crotone
da dieci stagioni consecutive è stabilmente tra Serie B e A. Si respira una
bella aria da queste parti, in campo lavoro con i futuri campioni del domani e
in giro per l’Italia andiamo a confrontarci con realtà di spessore assoluto. È bello accompagnare questi giovani di
qualità nel loro percorso di crescita, ogni giorno gli stimoli non mancano
mai”.
All’alba dei
cinquant’anni Lomonaco che allenatore è? “Da attaccante quale sono stato ho un credo offensivo. Le mie squadre
devono creare gioco e guardare avanti. Se i top possono essere Guardiola e
Klopp a me piace molto anche De Zerbi e poi qui a Crotone negli anni abbiamo
avuto la fortuna di ammirare allenatore che ora si stanno imponendo come
Gasperini e Juric. Guardo con attenzione a Germania e Olanda, negli ultimi anni
di allenatori bravi da quelle parti ne stanno uscendo fuori diversi”.
Allenatore lo sei
ormai da ben diciotto anni, la tua prima esperienza datata 2002 con la Pro
Vasto, come mai si arrivò alla soluzione interna? “Avevamo iniziato con Giacomarro che mi aveva fortemente voluto grazie
alle buone referenze che aveva di me grazie al suo vice Costigliola. Il mister ebbe
qualche problema, fratture che non si rinsaldarono e al posto suo arrivò
Castiello. Sbagliare un’altra volta con un terzo allenatore avrebbe voluto dire
retrocessione, ecco perché la società scelse di affidarsi a chi conosceva bene
la situazione”.
La scelta ricadde su
di te, perché decisi di accettare quella proposta? “Per fortuna era una squadra con tanti giocatori d’esperienza, sulla
carta ero io l’allenatore ma le decisioni si prendevano di comune accordo tra
tutti i grandi, a partire da Vincenzo Menna che in quel periodo fu una spalla preziosa.
Noi giocatori in quel momento della stagione non potevamo tirarci indietro,
accettammo perché eravamo consci del nostro valore, ci prendemmo una bella
responsabilità ma alla fine riuscimmo a salvarci. Fu gratificante per noi anche
perché riuscimmo a salvare la categorie facendo tirare un sospiro di sollievo a
tutto il popolo vastese”.
Hai detto che eravate
consci del vostro valore, cosa non andò quella stagione? “Troppi alti e bassi non ci aiutarono ma
quella era una Pro Vasto forte con giocatore importanti, a un certo punto
eravamo anche rientrati nei binari giusti ma poi tutto svanì. Un peccato perché
c’era anche la possibilità di arrivare in fondo nel percorso di Coppa, è stato
bello salvarsi ma ripensando a quell’ossatura sono sicuro che si sarebbe potuto
fare di più”.
13 gol da novembre,
ricordi una partita più delle altre? “Fatico
a ricordare l’avversario ma era una di quelle partite dove già rivestivo il
doppio ruolo. Segnammo io e ‘Fiore’ D’Ainzara, fu una domenica che ci avvicinò
di parecchio alla salvezza”.
Giocatori esperti ma
in quella rosa c’era anche un giovane Giuliano poi ironia della sorte con un
trascorso importante a Crotone, che giocatore era? “Su quel trasferimento misi più di una buona parola. Conoscevo i
dirigenti rossoblù, sapevo che lo seguivano e consigliai loro di prenderlo
subito. Dissi loro che poteva giocare in C ad occhi chiusi e avrebbe detto la
sua anche in B, in quegli anni tra Crotone e La Spezia confermò in campo le mie
parole. A Nando ho sempre voluto bene, in campo già da giovane era troppo
intelligente, era fortissimo, un peccato perché in carriera avrebbe potuto fare
molto di più”.
Passati ormai diciotto anni ma cosa ti è rimasto di Vasto? “Un ricordo bellissimo di una grande e spettacolare piazza innamorata di calcio. Saluto con grande affetto tutti i tifosi biancorossi, meritano altri palcoscenici, spero che Vasto torni presto nei professionisti. Un abbraccio anche al mitico segretario Franco Nardecchia, come di lui, di molti altri porto dentro di me ancora piacevolissimi ricordi”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it