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Calcio

Ma quanto conta il fattore campo?

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Lo studio dell’Università di Trieste. Con percentuali. E il pubblico è veramente il dodicesimo uomo in campo

Fattore campo, ma quanto conti?

Tanto.

Questa volta, oltre ad un’indicazione qualitativa, ci sono anche cifre e numeri.

Insomma ciò che conta per dare una visione oggettiva e numerica dell’argomento.

In che modo il fattore campo incide sulla “quotidianità calcistica” e come facciamo a “quantificarlo”?

Grazie ad un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Trieste che ha messo a confronto i risultati di 841 partite disputate a porte chiuse, dalla serie A e B dei quattro maggiori campionati europei con quelli delle tre annate precedenti.

Lo studio ha fatto emergere una serie di spunti molto interessanti.

A pubblicizzarli e ad illustrarli è stato Fabrizio Sors, uno degli autori dello studio, presentato su “European Journal of Sport Science“.

La ricerca universitaria ha fatto emergere come in “condizioni normali” le squadre ottengono mediamente il 60 per cento circa dei punti totali tra le mura amiche e la restante parte del totale, cioè l’altro 40 per cento, in trasferta.

Questo gap di 20 punti percentuale viene dimezzato quando le gare si disputano a porte chiuse, come per l’appunto quello che sta sistematicamente avvenendo nell’ultimo anno ai tempi del Covid.

Tradotto: il supporto del pubblico porta in media il cinque per cento dei punti totali.

Insomma, il classico dodicesimo uomo in campo.

Certificati anche dai numeri.

Alessio Giancristofaro

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