Il centrocampista
campano, oggi in forza al Taranto, fu tra i protagonisti in biancorosso nella
stagione 2016/2017
Anni 30. 60 presenze in C2, 250 in D a conferma dell’esperienza maturata dentro e fuori dal campo. Personalità da vendere, pensieri mai banali per Stefano Manzo, ormai da due anni punto di forza e vicecapitano del Taranto ma con un trascorso biancorosso.
Stagione 2016/2017, la prima in D dopo la vittoria del campionato d’Eccellenza, quasi tutti volti nuovi, molti esperti pescati dal direttore sportivo Pino De Filippis. Una stagione dalle due facce, ruolino da sballo nel girone d’andata (33 punti, inserendo anche quelli contro il Chieti) ma nel ritorno l’involuzione conquistando appena 15 punti.
A distanza di tre anni abbiamo riavvolto il nastro con l’esperto
centrocampista campano, per sua sfortuna infortunatosi gravemente (frattura
della clavicola) a fine febbraio poco prima dello stop a causa del Coronavirus.
Stefano Manzo, quasi
tre mesi senza calcio anche se la tua stagione era comunque finita a causa dell’infortunio,
come procede il recupero? “Sto bene,
il peggio è alle spalle. Dispiace ma gli infortuni fanno parte del gioco,
lavoro sodo per farmi trovare pronto in vista della prossima stagione”.
Da due stagioni a Taranto,
piazza ambiziosa ma come stavate andando prima dello stop? “Annata particolare la nostra, una rosa
forte ma purtroppo siamo stati condizionati da troppi alti e bassi anche se
eravamo in piena corsa per i playoff”.
A Taranto nella
passata stagione hai giocato con il portiere vastese Antonino, quest’anno sta
facendo bene anche in C, può ambire a qualcosa di più prestigioso? “Glielo auguro di cuore, Vittorio si è subito
saputo guadagnare la fiducia di tutti qui a Taranto. Nonostante la giovane età
ha mostrato subito grande affidabilità, sicuro nelle uscite, bravo con i piedi.
Ho visto che si è confermato anche a Monopoli, credo che in B ci possa stare,
spero gli diano la possibilità che merita”.
Da un vastese
compagno a una Vastese che tre stagioni fa hai conosciuto dall’interno, perché nell’estate
del 2016 hai detto sì alla chiamata biancorossa? “In quelle settimane era forte anche il corteggiamento del San Nicolò,
il direttore sportivo Micciola mi avrebbe voluto con se ma Vasto era una piazza
che mi intrigava da tempo e sapevo che stava mettendo in piedi un gruppo
importante”.
Cosa ricordi dei
primi passi nell’avventura vastese? “Con
alcuni avevo già condiviso precedenti annate, altri li avevo incrociati da
avversari ma già dal ritiro di Castelmauro si era creata una bella armonia, sapevamo
che si sarebbe potuto fare bene”.
Pronti via subito
show alla prima giornata di campionato, esordio migliore non poteva esserci? “Nel corso del girone d’andata abbiamo
espugnato Fermo e Matelica ma il derby vinto in quel modo e con quell’atmosfera
la ricordo come domenica più bella della mia esperienza a Vasto. Spettacolo vero
all’Aragona, Curva d’Avalos piena, noi in campo perfetti e andai anche in gol”.
2016 chiuso con 33
punti e un filotto di nove risultati utili, poi ritorno da dimenticare, cosa è
successo? “Quei numeri erano la
conferma a quanto già detto nei giorni scorsi anche da ‘Ciccio’ Campanella, era
una Vastese forte. Qualcuno fuori non ha capito, noi in allenamento e in campo
ci siamo sempre impegnati al massimo rispettando le direttive del nostro staff
tecnico ma quando il tuo lavoro per diversi mesi non viene ripagato dagli
accordi presi in precedenza a quel punto le energie mentali vengono meno e di
conseguenza le prestazioni in campo. Dopo tre anni non porto rancore, il nostro
impegno non è mai mancato, altro, nei nostri confronti, purtroppo sì…”.
Tre quarti di stagione
con alla guida mister Gianluca Colavitto, sarebbe stato giusto continuare con
lui fino al termine della stagione? “Abbiamo
rispettato le decisioni della società ma il mister aveva fatto un grande
lavoro. Sono contento per il suo percorso, è uno che ci tiene per davvero, la
passata stagione ha fatto un miracolo ad Avezzano e in questa da subentrato sta
per portare il Matelica nei professionisti”.
Con l’arrivo di Favo
non è arrivata la svolta tanto attesa? “La
situazione era già incrinata da tempo, parliamo di un mister preparatissimo ma
forse alla Vastese in quel momento serviva un’altra figura, qualcuno che
avrebbe dovuto provare a portare un po’ di serenità”.
A distanza di tre
anni ripensando a quell’annata qual è il tuo giudizio generale? “Con alcuni tifosi ancora oggi mi sento
attraverso i social ed è un piacere parlare con loro. Mi piaceva la città, con
i compagni c’era grande affiatamento dentro e fuori dal campo ma da gennaio in
poi tutto è cambiato ed è stato un vero peccato. Un’esperienza che mi ha
cambiato, da Vasto sono uscito fortificato, nelle esperienze successive tra
Cavese e Taranto ho avuto tante conferme a riguardo”.
La Vastese in questa stagione si è affidata al direttore sportivo D’Ottavio, insieme siete stati ad Agnone, c’è stata la possibilità di rivederti all’Aragona? “Grande persona D’Ottavio, con lui mi sono trovato davvero bene, abbiamo un ottimo rapporto. A dicembre mi ha cercato, voleva riportarmi alla Vastese, la chiamata mi ha fatto piacere ma non avevo motivo di muovermi da Taranto. Qui ho un ottimo feeling con il presidente, persona speciale, mi rispetta come giocatore e soprattutto come uomo, la mia volontà era quella di restare a Taranto”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it