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Calcio

Parla Mister Guidolin, uno dei maestri di Massimo Paci

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L’ex allenatore di Udinese e Parma ha raccontato della sua esperienza con il Paci giocatore

Ogni volta che mister Paci parla di quali allenatori abbiano avuto una maggiore influenza sul suo modo di allenare, il nome di Francesco Guidolin c’è sempre. L’attuale tecnico del Teramo infatti non ha mai nascosto che l’ex allenatore dell’Udinese sia stato un maestro per lui, come Ranieri e Giampaolo, soprattutto dal punto di vista motivazionale; uno degli aspetti fondamentali della sua esperienza sulla panchina biancorossa.

Con mister Guidolin, ora opinionista e seconda voce di Dazn per la Serie A, l’attuale allenatore del Teramo ha giocato per due anni nel Parma, dal 2008 fino al 2010, raggiungendo una meritata promozione in Serie A (2009) e un ottavo posto l’anno seguente, diventando una delle colonne difensive di quella squadra. “Solamente” due anni che hanno lasciato comunque tanto a Paci che ha fatto tesoro di quell’esperienza con il tecnico veneto per il suo futuro da allenatore.

Salve mister Guidolin, che ricordo ha delle sue due stagioni al Parma con Massimo Paci giocatore?
La mia avventura a Parma è stata molto bella e positiva e ricca di risultati importanti perché siamo riusciti ad essere promossi in A, cosa non scontata perché quando sono arrivato la squadra era in una posizione di classifica piuttosto bassa quindi dopo essere retrocessi ritornare subito in A non è stato semplice. Poi l’anno di Serie A che è stato molto positivo perché siamo stati per tutto il girone d’andata in lotta per una posizione Uefa, dopo abbiamo avuto un lungo periodo di appannamento ma un buon finale quindi abbiamo chiuso in ottava posizione al primo anno. Massimo è stato uno degli artefici, insieme ai suoi compagni, di un paio di stagioni in cui abbiamo potuto lavorare insieme nelle quali lui si è messo in luce per le sue qualità umane e professionali. Di lui ho un bellissimo ricordo.

Ha mai pensato che Paci potesse diventare allenatore?
Perché no, in quel momento non ci ho pensato perché non potevo occuparmi del futuro di tutti i miei giocatori però essendo un ragazzo equilibrato, intelligente, sensibile anche e soprattutto un gran lavoratore poteva sicuramente avere l’idea di fare l’allenatore come accade con molti calciatori che smettono di giocare e vogliono rimanere nel mondo del calcio. Lui ha scelto di fare l’allenatore e credo che abbia fatto bene a tentare.

Ha un ricordo particolare di lui?
Di lui ricordo con piacere la concentrazione che metteva nelle cose che faceva. Io che ero l’allenatore vedevo e sapevo che di lui mi potevo fidare poi, come capita a tutti, si può sbagliare una partita, si può sbagliare un intervento o si può giocare male ma ricordo che mi fidavo ciecamente delle sue capacità e soprattutto della sua serietà. È un ricordo ancora vivo in me quando parlo di lui.

E la fascia di capitano in Serie A è stato un premio anche per questo?
Ah beh se l’è meritato tutto, quando non c’era Morrone lui meritava i gradi di capitano dato che era a Parma da tempo ma soprattutto mettevi la fascia di capitano al braccio di un ragazzo di cui ci si poteva fidare.

Mister Paci ha sempre parlato di lei come uno dei suoi maestri, soprattutto nella sua abilità di motivare il gruppo. Cosa ne pensa di questo bell’attestato di stima?
Questo non può che farmi piacere quando un ragazzo si ricorda di un suo allenatore e ne traccia un profilo positivo. Credo che avessimo instaurato un buon rapporto di stima e lealtà reciproca quindi sono contento se le cose gli vanno bene e gli andranno bene in futuro. Dal punto di vista della professione di allenatore ha tutta la vita davanti.

Ora il mister Paci allena il Teramo dopo una gavetta nelle serie minori. Per lei quanto è stata importante farla?
Io l’ho fatta ed è stata positiva. Ho iniziato allenando i bambini del Giorgione poi Treviso, il Fano, l’Empoli, il Ravenna quindi ho fatto tanta Serie C che mi è servita tantissimo essendomi formato nelle categorie diciamo inferiori anche se, ti dirò, la C1 era un campionato che formava molto sia gli allenatori che i giocatori perché era un campionato importante… ma veramente importante quindi è stata bella la mia esperienza in C e con i ragazzi giovani. Quindi la gavetta è fondamentale secondo me, anzi meglio non è fondamentale perché ci sono giocatori che non l’hanno fatta ed allenano in Serie A però io che l’ho fatto ne sono orgoglioso. Per emergere, visto che io non sono stato un calciatore che ha lasciato una traccia indelebile, dovevo farmi vedere e fare risultati da allenatore e così è successo. Spero che questo succeda anche a Massimo.

Quanto è importante avere una società alle spalle che abbia il tempo di far crescere il proprio allenatore e le sue idee?
Credo che una società seria si accorga delle qualità del proprio allenatore anche se mancano i risultati. È vero che alla lunga il “problema dei risultati” diventa pesante e spesso si ricorre all’esonero ma le società serie che si accorgono di avere nel club una persona capace di fare il suo lavoro cercano di tener duro e molto spesso le cose migliorano e passano quei momenti di crisi che poi consentono all’allenatore stesso di esprimersi al meglio quindi spero, penso e auguro a Massimo di trovarsi in una società di questo tipo. A me è successo con l’Udinese nel 2010; è vero che ci conoscevamo già perché avevo già fatto un anno nel ‘98 arrivando in Coppa Uefa quindi avevano fiducia in me ma quando sono ritornato nelle prime 5 partite di campionato avevamo un punto con quattro sconfitte, se fosse stato un altro club mi avrebbero esonerato invece mi hanno dato fiducia e poi l’Udinese ha fatto quello che avete visto tutti negli anni con le due qualificazioni in Champions, una di Europa League. Quella è la fortuna di trovare un club che ha pazienza, si fidano e non badano tutto sui risultati di tre o quattro gare… certo se avessi perso altre due partite sarei andato via anche io ma mi hanno dato fiducia e le cose sono migliorate molto.

In questo momento le manca allenare?
No perché è una scelta mia quella di defilarmi, di fare altro. È vero che se dovesse capitarmi una situazione particolare potrei anche riprendere ad allenare ma è una scelta ponderata quella che ho fatto. Le richieste in questi anni in cui non ho lavorato sono state tantissime e questo mi inorgoglisce perché vuol dire che è stato apprezzato il mio lavoro. Se dovesse capitare qualcosa potrei anche scegliere di tornare ma se non capita sono sereno, non c’è problema.

Anche perché ha iniziato a ricoprire il ruolo di seconda voce con Dazn.
Sì, mi piace questo tipo di lavoro, mi diverte e rimango a contatto con il mondo del calcio e questa è una cosa che ho deciso io di fare essendo libero e avendo la possibilità di farla.

Il suo più bel ricordo da allenatore?
Io ne ho tanti di bei ricordi perché fortunatamente ho ottenuto dei risultati importanti e credo che nessun allenatore che non abbia mai allenato grandi squadre abbia ottenuto i risultati che ho ottenuto io, questo credo di poterlo dire tranquillamente. Quindi non c’è ne uno ma ce ne sono tanti: la Coppa Italia con il Vicenza, aver ottenuto tre promozioni in A in tre anni e questo mi inorgoglisce molto, aver portato quattro squadre diverse di Serie A in Europa perché c’è stato il Vicenza dopo la Coppa Italia, l’Udinese quattro volte, il Bologna con me arrivò settimo e allora c’era l’Intertoto che adesso equivale al preliminare di Europa League e con il Palermo altre due volte quindi, poi ho vinto un campionato di C a Ravenna. Credo di poter essere contento del mio palmares.

Davide Baglivo
redazione@vasport.it

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