Il ‘cervello’ del
centrocampo di Anzivino riuscì a volare dall’Eccellenza alla B. Oggi si divide
tra commercialista e allenatore
Due stagioni praticamente perfette per centrare un incredibile salto quadruplo. Visto poche volte nel mondo del calcio, alla fine degli anni novanta fu Davide Ruscitti a salire alla ribalta volando dall’Eccellenza, dove aveva dominato la scena, alla Serie B nel Pescara di Galeone. Una cinquantina di presenze nella serie cadetta (senza dimenticare l’infortunio al ginocchio), poi tanta C (200 presenze) e un po’ di D prima di appendere le scarpette al chiodo. Intelligenza calcistica da vendere, vent’anni dopo il mondo del calcio non lo ha di certo abbandonato ma ha deciso di andare oltre diventando anche commercialista.
Ragionare sempre, con i numeri sulla scrivania e in campo da allenatore. Partito dalle giovanili del Pescara (under 17 e Primavera) ha poi proseguito il percorso in prima squadra affiancando mister Luciano Zauri fino al 17 febbraio scorso quando i biancazzurri hanno deciso di cambiare affidando la panchina a Nicola Legrottaglie.
Con Ruscitti abbiamo ripercorso le due stagioni (dal luglio del ’97 al giugno del ’99) con le quali è stato grande protagonista all’Aragona, regalando insieme ai compagni tantissime gioie al popolo biancorosso.
Davide Ruscitti, c’è
un Italia ferma a causa dell’emergenza Coronavirus, da commercialista, a
livello economico nei prossimi mesi cosa dovremo attenderci? “Questo virus
rappresenta una vera tragedia in tutti i sensi e per tantissimi settori. L’economia
ne sta già risentendo e subirà parecchio anche nei prossimi mesi, per molte
attività medio/piccole già bloccate da qualche settimana sarà dura ripartire in
fretta, saranno giorni difficilissimi per tutti”.
Pensando al calcio
tra le tante ipotesi lette e ascoltate come e quando si potrà ripartire? “Fatico a pensare a cosa potrà succedere
visto che il virus continua a creare problemi sempre maggiori giorno dopo
giorno. Se pensiamo alle scuole che sicuramente avranno la proroga oltre il 3
aprile anche per il calcio bisognerà ancora attendere. Si tornerà in campo solo
quando ci saranno le condizioni ideali, con la saluta non si scherza, ora
bisogna restare a casa, poi con tutte le cautele del caso pian piano tornare alla
normalità”.
In campo sei stato
fino a metà febbraio, il Pescara in B ha deciso di cambiare, com’è stata l’avventura
di fianco a mister Zauri? “Abbiamo
dato davvero tutto, da giugno fino allo scorso febbraio, sono stati mesi
intensi, al Pescara auguro sempre il meglio. Con Luciano un grande rapporto,
stima reciproca da anni, si è sempre lavorato in perfetta sintonia sin dalla
Primavera”.
Oggi allenatore ma
proviamo a riavvolgere il nastro dei ricordi tornando indietro di oltre vent’anni,
estate 1997 l’arrivo alla Pro Vasto per dominare il campionato di Promozione? “Anche se in realtà era un campionato di
Promozione, calore della piazza, struttura societaria, qualità dello staff
tecnico e forza dell’organico erano di ben altra categoria. Dopo i due anni
precedenti anonimi in città si respirava di nuovo grande entusiasmo intorno ai
colori biancorossi, c’era un barlume di speranza dopo il fallimento del ’95 e
noi giocatori percepivamo questa grande positività”.
Due primi posti, il
balzo dalla Promozione alla Serie D, cosa ricordi di quelle due stagioni? “Tutto molto bello, come già detto l’entusiasmo
a farci da cornice che ci ha sempre trascinati, durante la settimana ci
divertivamo sempre e in campo abbiamo sciorinato un gran calcio. Un disegno
perfetto, i compagni di allora ancora oggi sono grandi amici con cui mi sento
spesso e quel gruppo ha avuto la fortuna di essere allenato da Donato Anzivino
uno che per gli insegnamenti dati ai tanti giocatori avrebbe meritato ben altri
palcoscenici, sprecato per certe categorie”.
Tra i due campionati
quale fu quello più bello da vincere? “Da
brividi entrambi i festeggiamenti con i tifosi biancorossi ma furono due
stagioni diverse. In Promozione sapevamo di essere nettamente più forti e poi
lo dimostrammo infilando record su record. La stagione successiva inizialmente
non era affatto scontata, in estate altre squadre come Celano e Notaresco erano
state costruite per reggere il confronto con noi e in campo anche altre squadre
avevano provato a metterci in difficoltà. Vincere l’Eccellenza è stato più
allettante”.
Dovessi scegliere le
partite che ricordi con maggior soddisfazione? “Due, nella stagione in Eccellenza. Duellavamo con il Celano, perdemmo
immeritatamente all’Aragona ma al ritorno rispondemmo alla grande. Sugli spalti
ricordo ancora i tanti vastesi che ci seguirono in massa, era uno scontro
diretto, loro inseguivano con pochi punti di ritardo ma non sbagliammo nulla e
quella fu decisiva per avvicinarsi al successo. Non dimentico un’amichevole
contro il Pescara di Gigi De Canio, perdemmo 3 a 1 ma fu una partita giocata
alla pari, a conferma dell’elevato valore di quella rosa, strepitosa sotto ogni
punto di vista”.
Quelle due stagioni
ti spalancarono le porte verso la Serie B, un salto quadruplo dall’Eccellenza, come
fu l’impatto? “Nessun timore, la
grande fiducia di mister Galeone mi aiutò molto nell’inserimento, poi peccato
per l’infortunio al ginocchio ma anche quelli sono stati anni felicissimi. Quel
balzo ha dato l’accelerata decisiva alla mia carriera, ho sempre ringraziato la
dirigenza della Pro Vasto perché quando il Pescara si fece avanti per sondare
il terreno non alzarono barricate. Furono felici di vedermi volare in B e non
chiesero la luna”.
Da giocatore ad
allenatore il calcio ora lo guardi da un’altra prospettiva, com’è cambiato
rispetto a vent’anni fa? “Credo che
il calcio inteso come sport giocato sia rimasto sempre lo stesso, i tanti
cambiamenti sono al suo esterno. Tanti troppi interessi influiscono su
giocatori e società”.
Sei in attesa di una nuova avventura, in estate ti abbiamo visto di nuovo all’Aragona nel triangolare estivo, un giorno ti piacerebbe sedere sulla panchina biancorossa? “Vasto è Vasto, una splendida piazza che conoscono e so cosa può dare. Sarebbe parecchio stimolante tornare ma se dovesse un giorno arrivare la chiamata poi dovrebbero esserci tutti gli incastri giusti per arrivare a un felice epilogo”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it