Il tecnico biancorosso
contento per il percorso nel mese e mezzo a Vasto ma rammaricato per non essere
riuscito a completare la stagione
Spesso nello sport (e non solo, in tantissimi altri mondi) si tende spesso a studiare i numeri per provarli a portare, in un modo o nell’altro, dalla propria parte. Per fortuna ci sono quelli lindi e pinti, dai quali non si scappa e su cui c’è poco da dibattere. Lì leggi e applaudi, come quelli scritti da Massimo Silva alla guida della Vastese, 14 punti in 39 giorni, difficile, quasi impossibile fare meglio.
In meno di un mese e mezzo l’esperto allenatore lombardo ma ascolano d’adozione ha consegnato un’identità definitiva ai biancorossi conquistando quasi il bottino pieno nelle cinque partite con lui in panchina, cadendo solo nella sfortuna trasferta di Vastogirardi. Prima dello stop il colpaccio in casa dell’ex capolista Notaresco, sconfitta che ha di fatto spalancato le porte della C al Matelica. Il Coronavirus ha fermato tutto, non sappiamo dove sarebbe arrivata la Vastese avendo a disposizione altri ventiquattro punti da conquistare, i playoff erano lì a un passo e con quel passo si sarebbe potuto provare ad andare anche oltre il quinto posto.
Massimo Silva, dove
ti sei fermato con la Vastese? “Sul
più bello, un peccato. Arrivavamo dalle due vittorie nei derby, il colpaccio a
Notaresco ci aveva gasato e i ragazzi non vedevano l’ora di raccogliere altre
vittorie. Eravamo pronti a confermarci nella sfida playoff contro il Pineto che
avremmo dovuto affrontare la domenica prima dello stop, intorno a noi c’era il
giusto entusiasmo, sarebbe stata una bella domenica all’Aragona con tanta gente
ma questo virus ha messo fine a tutto, purtroppo, in largo anticipo”.
In questi due mesi e
mezzo ha ripensato al cammino, corto ma felice, fatto sulla panchina
biancorossa? “Non me lo sarei mai
aspettato ma le tante vittorie in poche giornate ha dato grande risonanza al
nostro lavoro, mi hanno chiamato da ovunque per farci i complimenti, questo mi
ha fatto molto piacere. Dei meriti li avrò anche io ma sono stato felicissimo per
i ragazzi, mi hanno seguito sin dal primo giorno, un gruppo con grandi qualità,
una Vastese davvero forte”.
Conquistare i playoff
sarebbe stato il giusto premio per i ragazzi?
“Non solo per loro, quando ho
accettato la Vastese mi ero posto anch’io quell’obiettivo. Poi entrando in
contatto con la realtà vastese ho capito che era un obiettivo da centrare per far
felici i tifosi che ci sono sempre stati vicini, la dirigenza che ci ha sempre
supportato e anche lo staff che non ci ha mai fatto mancare nulla”.
In questa stagione
non si tornerà in campo, come immagini il calcio dilettantistico dopo il Coronavirus?
“Credo sia arrivato il momento di
dare vita a una riforma importante passando però dalle parole ai fatti. I calciatori
nei dilettanti non sono tutelati nonostante facciano grandi sacrifici, rivedrei
qualcosa anche sul fronte under e mi auguro che tante società riescano a
reggere l’urto nei prossimi mesi anche se la crisi economica, purtroppo, avrà
ripercussioni sul calcio”.
Pensando agli under
aboliresti l’obbligo di schierarne in campo quattro dal primo minuto? “Passare da quattro a zero non mi sembra la
scelta migliore magari portarli a due potrebbe essere un’idea percorribile. Nella
prossima stagione si abbatteranno tante spese, sarà difficile pensare a
rimborsi pesanti, ecco perché i giovani saranno una risorsa fondamentale,
avranno l’opportunità di mettersi ancor di più in mostra e dovranno cercare di
sfruttare l’occasione”.
Cosa ti è piaciuto di
Vasto nel mese e mezzo in cui l’hai vissuta? “Una bellissima città, con me i vastesi sono stati tutti genuini. Mi è
dispiaciuto davvero sia finito così troppo in fretta, entravamo nella fase clou
della stagione e volevamo essere ancora protagonisti. Poi fuori dal campo sarebbero
stati i mesi primaverili, quelli perfetti per godersi il mare in tranquillità”.
Guardando al futuro,
ti piacerebbe restare a Vasto lavorando dal ritiro con una squadra costruita a
tua immagine e somiglianza? “Le
vittorie avranno sicuramente aiutato ma nel mese e mezzo in cui sono stato a
Vasto ho ricevuto grande affetto da parte di tutti. Mi sono trovato molto bene,
sarebbe bello poter ripartire insieme, la Vastese ha una tradizione, c’è una
piazza che merita palcoscenici importanti, non si dovrebbe giocare per pensare
solo alla salvezza ma è una realtà che deve guardare sempre in alto”.
A breve si inizierà a parlare di futuro ma quando il calcio potrà tornare protagonista in campo? “Quando il virus non farà davvero più paura e ci saranno tutte le condizioni per poter lavorare in assoluta tranquillità senza timori. Tra ottobre e novembre penso possa essere il periodo giusto, me lo auguro, non solo il calcio ma tutti gli sport devono ripartire, è un mondo che abbraccia milioni di persone, a cui nessuno riesce a rinunciare per così tanti mesi”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it