Il portierino vastese
classe 2005 tra i protagonisti nella splendida stagione dei Giovanissimi
regionali dei sansalvesi
Quindici anni ma già dieci di questi trascorsi a difendere una porta. Matteo Stanisci, sogna un futuro tra i professionisti e anche quello a strisce biancorosse con la maglia della sua città, Vasto, ma nel frattempo si difende a difendere i pali degli Aquilotti San Salvo. È stato possibile farlo fino alla fine di febbraio, poi il Coronavirus ha fermato tutto ma per la stagione del portierino classe 2005 era stata più che positiva risultando spesso e volentieri decisivo blindando i successi dei Giovanissimi regionali.
Se la maglia degli Aquilotti rappresenta il presente Stanisci ha già avuto modo di lavorare con Cupello, Us San Salvo oltre le vastesi Virtus Vasto e Bacigalupo, con quest’ultima che ringrazia per“avermi dato la possibilità di andare a giocare con gli Aquilotti dove ho trovato più continuità ma soprattutto per essermi potuto allenare con un grande professionista qual è Massimo Marconato”. Senza dimenticare i tre anni con l’Accademia dei portieri del Pescara. Una carriera ancora tutta da scrivere, Matteo non vedere l’ora di tornare in campo, la porta su un rettangolo verde è il suo habitat naturale, vuole riprendere il volo per continuare a crescere e migliorarsi.
Matteo Stanisci, tre
mesi senza calcio, ne passeranno ancora tanti, come si fa a 15 anni a stare
così tanto tempo senza potersi divertire con lo sport che più ti piace? “Il peggio per fortuna sembra essere alle
spalle, adesso quello che conta è che tutto passi in fretta. Solo così potremo
tornare tutti insieme a giocare e divertirci sul rettangolo verde”.
Da portiere come ti
sei allenato per tenerti in forma durante tutti questi mesi lontano dal rettangolo
di gioco? “Ho la fortuna di avere mio
padre Maestro di arti marziali, mi ha stimolato continuamente facendomi
allenare per migliorare la mia condizione fisica e soprattutto aumentare il
lavoro di forza esplosiva, fondamentale per un portiere. Benissimo così ma non
nascondo che mi manca tantissimo indossare guanti e tuffarmi tra i pali”.
Con i Giovanissimi la
vostra stagione era virtualmente conclusa con una splendida salvezza e una
stagione da applausi, contento di quanto fatto a livello di squadra? “Contentissimo, a partire dallo splendido
quarto posto conquistato nella prima fase. Una posizione che consentirà agli
Aquilotti di restare nel campionato regionale anche nella prossima stagione. Positivo
è stato l’impatto anche nella seconda fase, squadre più attrezzate ma abbiamo
detto comunque la nostra. Poi è arrivato il virus che ha in parte mandato all’aria
quanto di buono fatto ma sono sicuro che anche negli ultimi mesi di campionato
avremmo continuato a lottare come fatto nei mesi precedenti”.
Come ti stai trovando
con gli Aquilotti? “Mi hanno fatto
sentire importante sin da subito, come se avessi sempre giocato con questa
maglia. Bello ritrovare mister Di Lallo con il quale avevo già lavorato nell’Us,
ringrazio lui e tutti i miei compagni, tutti sono stati straordinari nei miei
confronti”.
Perché da piccolo hai
deciso di scegliere come ruolo quello del portiere? “Un ruolo che mi ha affascinato sin da piccolo nonostante le tante
responsabilità che comporta. L’errore spesso fa rima con gol subito,
sicuramente un danno per tutta la squadra. C’è però anche tantissima
adrenalina, ogni tiro è un esame, ogni parata è una grande gioia, con il
conseguente abbraccio dei compagni, sensazione unica”.
In cosa pensi di
dover ancora migliorare? “Ruolo molto
difficile, in costante evoluzione e in cui c’è sempre da migliorare sull’aspetto
fisico-atletico e quello tecnico. Ecco perché per crescere è importante avere
al proprio fianco un allenatore preparato oltre tanta volontà e costanza”.
Il ruolo del portiere
nel calcio moderno è in costante evoluzione, tu, tra i big, a chi ti ispiri? “Gigio Donnarumma, parliamo di un classe ’99
che gioca ad altissimi livelli già da tanti anni. Giovane ma con tanta
personalità, per me rappresenta l’esempio in quanto a determinazione e volontà
per arrivare nel calcio professionistico”.
Oggi hai 15 anni, quando ne avrai una trentina dove ti immagini di stare nel mondo del calcio? “Il sogno di tutti gli adolescenti è quello di arrivare un giorno a giocare con la maglia della propria squadra del cuore. In Serie A la mia è il Milan, so benissimo che questo è solo un sogno ma sarebbe comunque un grande traguardo confrontarmi nel calcio professionistico. Vince sempre la legge del passo alla volta, ecco perché non mi dispiacerebbe affatto difendere la porta della Vastese, la squadra della mia città”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it