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Calcio

Ventura, Banti di Livorno e Castori. I click rossoneri di Massimo Polzinetti

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Il dietro le quinte di oggi ci fa conoscere uno storico fotografo del Lanciano Calcio: Massimo Polzinetti

Un click che vale molto più di un semplice scatto.

Un’istantanea (più di una in realtà) nella quale il rosso e nero delle maglie del “suo” Lanciano sconfina e si confonde nella passione smisurata per la fotografia.

Massimo Amedeo Polzinetti è un fotografo. Ma non solo. Frentano doc (il suo cognome ne è prova provata) appassionato di sport in generale e di equitazione in particolare, Massimo rappresenta in qualche modo il Lanciano Calcio del riscatto. Quel rossonero che supera la prima parte più o meno buia di inizio anni Novanta e che si proietta verso il suo maggiore splendore calcistico costruito passo dopo passo acquisendo lo spessore di autorevolezza che, ancora oggi, contraddistingue il club frentano in Italia.

Poche foto, poche immagini televisive. I social? Nemmeno l’immaginazione. Sembra un’altra era.

Parliamo degli anni Novanta. Primissimi anni Novanta. Oliviero Mazziotti è il patron del Lanciano. Un Lanciano che si fa rispettare. Ugo Dragone è il capitano dei rossoneri. E proprio i destini di Massimo Polzinetti a quelli del Lanciano Calcio si legano indissolubilmente grazie a capitan Dragone.

Collaboravo con il quotidiano Il Tempo e mi occupavo di sport. Ero alle primissime armi. A volte mi capitava di andare allo stadio per scrivere il pezzo di cronaca sportiva e per fare qualche foto. Proprio Dragone, dopo una gara in casa, mi disse: da domenica prossima devi venire a seguirci sempre. All’inizio credevo fosse una battuta, ma da quella che io credevo fosse solo una battuta ho legato il mio nome e le mie foto al Lanciano Calcio“.

Da quel momento in poi, infatti, l’iconografia fotografica frentana delle gesta in campo si lega a quella di Massimo Polzinetti.
Un legame duraturo. E datato, anche se a mano a mano è andato a scemare. Facciamo un salto a trent’anni fa.

Dodici gennaio 1991. Lanciano-Pistoiese è la gara del diciassettesimo turno del campionato di serie C2. Sulla panchina dei toscani c’è quello che diventerà il ct della nazionale azzurra, Gian Piero Ventura.

Seguivo sempre il Lanciano, ricordo una gara interna contro la Pistoiese. Tra primo e secondo tempo io ero a bordo campo e mi raggiunse l’allenatore della Pistoiese Ventura. Ricordo bene questo dettaglio perché mi colpì molto che Ventura era già rientrato in campo. Mi avvicinò e mi chiese delle informazioni su Lanciano, sulla città, sul modo di intendere il calcio da parte dei lancianesi, di partecipare alla vita sportiva. Mi colpirono molto queste domande che mi fece il mister della Pistoiese , mai avrei potuto immaginare che l’argomento fosse diverso dalla partita di calcio che si stava disputando al Cinque Pini“.

Cambiano i presidenti, non cambia la musica. Tra alti e bassi il Lanciano si prepara al “grande salto”.

Angelucci prende il timone rossonero. Sa benissimo che, oltre al vincere in mezzo al campo, l’aspetto comunicativo è fondamentale. Massimo è un ragazzo appassionato dei colori della propria squadra del cuore. Ma i suoi “sponsor’ nei confronti del nuovo management rossonera sono due tifosi super: il presidente dell’Anxa 97 Domenico De Lucia e Alex De Vincentiis. Sono loro che fanno il nome di Massimo alla famiglia Angelucci.

E quando la famiglia Angelucci lo chiama per immortalare da bordo campo la squadra, lui ovviamente ne resta incantato. Anche perché, di li a poco, arriverà l’allenatore più vincente del recente passato rossonero, Fabrizio Castori. Con il quale Massimo costruirà un rapporto fantastico.

Parliamo di un’altra epoca fotografica e di intendere il calcio che, oggi come oggi, è inimmaginabile adesso. Fare le foto a bordo campo – spiega Massimo – era qualcosa di inedito, di esclusivo. Il calcio era diverso, più romantico, una dimensione, se vogliamo, più intima“.

Massimo e la fotografia.
Una passione senza tempo.

Ho sempre coltivato con passione la fotografia, una delle più belle espressioni della vita. In un momento catturato in uno scatto si racchiudono sensazioni, impulsi, pensieri, storie e culture. Una foto è qualcosa di più di una immagine, assume sfumature e decodifiche particolari a seconda dell’osservatore e dell’osservatorio“.

All’epoca del Lanciano Calcio targato Angelucci, Massimo era uno dei punti di riferimento all’ex “Cinque Pini”.

Altro episodio simbolo che Massimo lega al Lanciano.
Dieci febbraio 2001. Al “Teofilo Patini” c’è il derby tra Castel di Sangro e Lanciano. Fischia Banti di Livorno.

Massimo è a bordo campo con la sua macchinetta fotografica d’ordinanza. La gara è accesa, Moretti dei giallorossi lo è particolarmente. La squadra giallorossa allenata da Specchia gioca con veemenza e tra i rossoneri c’è un giocatore che dà fastidio: Manolo Pestrin. I falli sul forte centrocampista rossonero dal carattere irruento sono tanti e ripetuti.

Giocavano per fare innervosire Pestrin – spiega Massimo – e ci stavano riuscendo alla perfezione. Ricordo che Moretti era il più attivo del Castello. Ricordo anche che sulle maglie dei calciatori professionisti iniziava a comparire la scritta Fair Play. Moretti era un calciatore molto conteso, doveva passare al Pescara in estate e sembrava che stesse disputando la sua partita della vita contro il Lanciano. All’ennesimo fallo di Moretti su Pestrin mi rivolgo al difensore giallorosso dicendogli che la scritta Fair Play che ce l’aveva a fare se si comportava così in campo. Moretti mi si avvicinò e mi disse di stare zitto. Andò anche a protestare al guardalinee dicendogli chissà cosa. Sta di fatto che proprio l’assistente richiamo’ Banti che venne vicino a me e mi indicò la via della tribuna”.

Insomma, il fischietto labronico della contesta aveva “espulso” Massimo da bordo campo.

Seguii tutto il secondo tempo in tribuna e a fine gara la Polizia di Lanciano che aveva scortato i nostri tifosi a Castel di Sangro andò a parlare con Banti di Livorno per spiegare chi ero e che non avevo mai avuto mai alcun problema con nessun arbitro. Un colloquio risolutivo – spiega Massimo – tant’è che non ci fu nessuna sanzione nei miei confronti“.

Altro campo caldo. Marzo 1999. Basilicata. Potenza-Lanciano. C’è la gara dell’anno.

Arriviamo al Viviani di Potenza, mi danno l’accredito e mi dicono che non posso scendere a bordo campo. Le foto se vuoi le fai dalla tribuna mi dissero. Un’altra esperienza veramente poco edificante per il mio lavoro, una società di calcio, il Potenza, che non ci faceva stare a bordo campo non si sa per quale motivo“.

Massimo e il legame con Castori.

Un giorno il mister mi disse durante un allenamento che stavo seguendo per il mio giornale ‘Alle 6 fatti trovare in sede’. La sede del Lanciano, nella gestione Angelucci età in via Fagiani. Io non potevo immaginare cosa volesse mister Castori. Sta di fatto che alle 18 in punto mi presentai e con me c’erano il presidente Angelucci, il figlio Riccardo, il diesse Colacioppo, il capitano Luca Leone e mister Castori con una bottiglia di spumante in mano. Stava festeggiando l’ottenimento del patentino di Coverciano e mi ha invitato in questo momento così intimo e ristretto a gioire con lui. Mi sentivo emozionato, mi sentivo un vero e proprio figlio della famiglia Lanciano e ringrazierò a vita Fabrizio Castori per questa gioia he mi ha dato“.

Massimo e la squadra.

Ho legato con tanti giocatori, ma forse il legame più forte è con Gianluca Colavitto con il quale ho un ottimo rapporto“.

Massimo, ma qual è lo scatto fotografico più bello che hai fatto secondo te?

Ci pensa un attimo su. E la risposta, la sua risposta, racchiude l’essenza di Massimo, di un ragazzo in movimento i cui orizzonti devono essere ancora del tutto esplorati: “Quello che devo ancora fare”.

Alessio Giancristofaro

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