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Calcio

Biagianti: “Giravo a zonzo, dalla Pro Vasto è iniziato il mio tutto. Ho solo grandi ricordi”

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Il centrocampista fiorentino, in biancorosso fino al 2007, oggi è capitano del Catania in C ma con alle spalle 180 presenze in A. Nei giorni scorsi una sua raccolta fondi ha fruttato 19.000 euro per combattere il Coronavirus

Una stagione e mezza per far ricredere chi qualche mese prima lo aveva scaricato troppo in fretta dando il via, proprio dall’Aragona, a una carriera da applausi. Marco Biagianti è tra quei giocatori che a Vasto nessuno ha dimenticato, in un’ipotetica classifica di gradimento tra i tifosi biancorossi siamo certi che occuperebbe uno dei primissimi posti.

50 presenze con la maglia dell’allora Pro Vasto, dall’estate del 2005 fino al gennaio 2007, poi al tramonto di quel mese il triplo salto. Saluti e tantissimi grazie a Vasto per volare nella massima serie, dalla C2 alla A con il Catania dove ancora oggi è protagonista da capitano in C. Con gli etnei, comprese quelle in A, sono dodici le stagioni complessive, in mezzo due stagioni e mezzo con il Livorno ritrovando quel Riccardo Cazzola con cui si era già divertito nella mediana vastese. 180 presenze in A, oltre 60 in B e quasi 210 tra C1 e C2, numeri che certificano lo spessore del quasi trentaseienne (li compirà tra quattro giorni) catanese d’adozione che in queste settimane si è contraddistinto anche fuori dal rettangolo verde. A fine marzo ha deciso di organizzare una raccolta fondi mettendo all’asta alcune maglie scambiate durante le stagioni vissute in Serie A. Gesto che ha fruttato qualcosa come 19.000 euro che nelle prossime ore verranno donati ai vari ospedali di Catania.

Marco Biagianti, partiamo dal presente, a fine marzo hai lanciato una lodevole iniziativa, contento della riuscita? “Felicemente sorpreso, all’inizio non mi aspettavo affatto di raggiungere la cifra di 19.000 euro. Sono davvero contento perché anche noi abbiamo dato il nostro contributo a chi in queste lunghe settimane sta lottando in prima linea per provare a sconfiggere questo maledetto virus. Ho avuto la fortuna di poter contare su tante persone che mi hanno supportato nella logistica e un grazie lo devo anche ai tanti calciatori che, appoggiando la mia idea, hanno messo a disposizione anche il loro materiale”.

Dalla A alla C conti oltre 450 presenze, in questi giorni se ne discute tanto, dall’alto della tua esperienza pensi che il professionismo ripartirà in questa stagione o ci sarà il blocco definitivo? “Sono tantissimi i punti da affrontare, l’Aic e le federazioni stanno parlando su come muoversi ma non è una questione semplice, tutt’altro, anche perché è il corso del virus che fa la differenza. Parliamoci chiaro, la salute dell’essere umano viene prima di tutto, se ci saranno le condizioni tutti saremmo ben felici di tornare in campo. Anche perché il calcio si sa quanto pesa in Italia e la sua ripartenza potrebbe dare una nuova spinta anche ad altri settori”.

Proviamo a riportare i ricordi indietro di una quindicina d’anni, cosa significa per te la Pro Vasto? “Solo grandi ricordi, non posso far altro che parlarne bene. Un anno e mezzo che porto nel cuore per tanti motivi, le amicizie che ancora oggi sono ben salde, lo splendido rapporto con la piazza, da Vasto è partito il mio tutto”.

Nelle scorse settimane il tuo ex direttore Maurizio Natali ci ha raccontato la trattativa per portarti a Vasto, tu cosa ricordi di quell’estate? “Non posso far altro che ringraziare ancora oggi il direttore. Venivo da esperienze con Chieti e Fano, rientravo in prestito alla Fiorentina che su di me e tanti altri giovani di allora decise di non puntare svincolandoci tutti. Erano giorni difficili per me, giravo a zonzo in attesa della chiamata giusta. Ero a lavoro con la Pro Vercelli quando arrivò la telefonata del direttore Natali, lì capii che puntavano davvero tanto su di me e decisi di accettare l’offerta della Pro Vasto”.

Natali decisivo per il tuo arrivo a Vasto, poi nelle dinamiche di campo quanto è stato importante incrociare sul tuo percorso mister Pierini? “Decisivo per la mia carriera, dal suo arrivo ha sempre creduto in me e mi ha aiutato tanto nel crescere visto che in quegli anni ero poco più che ventenne. Ha dato una bella svolta al mio modo di essere in campo”.

Direttore, allenatore e i compagni, argomento già toccato con molti altri ex biancorossi, eravate davvero così uniti? “La risposta la si trova in rapporti che da allora sono ancora ben saldi anche se sono passati più o meno quattordici anni. Quella è stata una stagione bellissima sotto ogni punto di vista, da lì sono iniziate amicizie forti se penso ai vari Picci, Maccagnan, Morante, Esposito, Ciano, Testa e Cazzola”.

A proposito di Cazzola, riproponiamo anche a te la stessa domanda sottoposta a Riccardo qualche giorno fa, ritrovarvi prima in A da avversari e poi di nuovo compagni in B? “Più di altri con Riccardo c’è un rapporto particolare tra noi. Ricordo la prima partita in A da avversari, a Catania nel 2012, entrambi titolari, lui con l’Atalanta ma uno di fronte all’altro come mezzali, furono emozioni positive. Poi a Livorno di nuovo fianco a fianco, in campo ci siamo divertiti parecchio insieme”.

Stagione 2005/2006, grande cavalcata, dall’obiettivo salvezza fino al raggiungimento dei playoff, giocati però senza di te, cosa ti è successo nell’ultima giornata contro il Marcianise? “Ero giovane, ricordo la tensione di quella domenica, ci giocavamo tanto, non iniziò nel migliore dei modi per noi, ricordo che l’arbitro non era in una delle sue domeniche migliori, a qualche minuto dal novantesimo protestai per una sua decisione e venni espulso”.

Fuori nei 180 minuti contro il Rende, con te in campo quella doppia sfida sarebbe potuta andare in modo diverso? “Quella Pro Vasto più volte aveva dimostrato di essere forte perché poteva contare su tanti uomini sempre pronti a farsi trovare pronti quando serviva. Anche senza di me nel doppio confronto i miei compagni avevano giocato due grandi partite, gli episodi ci hanno condannati ma la finalissima l’avremmo meritata noi. Resta una splendida stagione, quasi irrepetibile ma giocarcela con il Taranto sarebbe stato il giusto premio per i tanti sacrifici fatti da luglio”.

Tra i tifosi ancora oggi il tuo nome è tra quelli più in voga, qual è il tuo ricordo? “Inizialmente intorno alla squadra non si respirava una grande atmosfera ma il nostro cambio di passo in campo iniziò a portare tanta gente allo stadio fino alle domeniche di sole con l’Aragona stracolmo. Ricordo che nella sfida d’andata mi invitarono a seguire la partita dalla Curva D’Avalos in mezzo a loro. Una piazza che merita palcoscenici importanti, a loro mando un caloroso saluto”.

Dopo aver lasciato Vasto alla fine del 2007 sei mai più tornato da queste parti? “Purtroppo no ma mi piacerebbe un giorno poter passeggiare di nuovo tra Vasto e Vasto Marina per riportare a galla piacevolissimi ricordi. Nel 2007 ero a Celano in tribuna nella domenica amara per la Pro Vasto, un vero peccato quella retrocessione, arrivata in modo troppo crudele”.

Da Vasto alla A, com’è stato l’impatto nel grande calcio? “Sono passati ormai tredici anni, proprio nel mese di aprile in un Catania-Roma sul neutro di Lecce. C’era tanta tensione, sarebbe stato strano il contrario ma da lì è iniziato il mio grande sogno. La svolta personale in A è arrivata quando partii titolare, a fine maggio di quell’anno, nello spareggio salvezza vinto da noi contro il Chievo Verona sul neutro di Bologna”.

Dalla C2 alla A, un triplo salto, nel calcio d’oggi sarebbe ancora possibile? “Non è facile ma va detto che anche in C il livello di oggi è altissimo, si è alzato di molto rispetto ad alcune precedenti stagioni. Ho sempre giocato nel girone C e parlo per i campionati da me affrontati, basti pensare a quello di quest’anno. Tostissimo, oltre noi ci sono tantissime squadre che hanno fatto la storia del calcio italiano, ogni giornata è sempre una sfida”.

Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it           

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