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Calcio

Avantaggiato: “In Africa mi sento a casa, due settimane sono poche ma è un’esperienza che va fatta”

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09/06/2017 – Il ventottenne centrocampista vastese in forza al Cupello per la seconda volta negli ultimi quattro anni ha preso parte a un viaggio missionario occupandosi dell’organizzazione sportiva in alcune scuole della Guinea-Bissau

In missione con un pallone. Da Vasto fino in Guinea Bissau, 4500 chilometri sono tanti da percorrere, farlo due volte in quattro anni ancora di più ma non per l’Atleta di Cristo vastese Daniele Avantaggiato. Quest’anno l’annata calcistica con il Cupello è stata costellata da qualche infortunio di troppo ma poco importa, terminata la stagione ha deciso di preparare di nuovo la valigia per prendere parte a un nuovo viaggio missionario, breve(nei giorni) ma intenso come quello del 2013. Direzione Guinea Bissau ancora una volta ma riuscendo rispetto alla prima esperienza a toccare più città(Bissau e Canchungo) dello stato africano in compagnia di altri quattro missionari(tre si occupavano della parte medica). Nelle scuole bissau-guineane si è occupato delle attività sportive quotidiane provando a far divertire quei ragazzi che guardano allo sport come sogno per dare una svolta alla loro vita.

Daniele Avantaggiato, da qualche giorno ha fatto ritorno in Italia dal suo secondo viaggio in Africa, cosa l’ha spinta ad affrontare questo nuovo viaggio missionario? “Non vedevo l’ora di tornare in Guinea Bissau, possono sembrare frasi banali ma è un’esperienza che va fatta, si parte perché pensiamo di poter andare a dare qualcosa a quei ragazzi, loro si affezionano molto ma in quei venti giorni siamo noi a tornare a casa con qualcosa di diverso, in quei venti giorni proviamo a dare tutto quello che abbiamo anche se ci sono missionari che sono li da tantissimi anni e lavorano duramente giorno dopo giorno”.

Quattro anni fa ha preso parte per la prima volta a questa missione, un’avventura nata per caso o sono stati loro a cercarti? “Ci siamo venuti incontro a vicenda, io ero a conoscenza dell’opportunità di far parte di questa missione cristiana, mi sono messo in contatto con l’organizzazione attraverso la chiesa evangelica, il mio essere calciatore ha facilitato il tutto, cercavano una figura che potesse organizzare la parte sportiva”.

Ancora in Guinea Bissau, solo una casualità o è stata una sua scelta? “La presenza di alcuni ragazzi conosciuti quattro anni fa mi ha spinto a tornarci, sono andato a cercarli per vedere come stavano ma la meta è relativa, sarei andato ovunque”.

Dal 2013 ad oggi volendo fare dei paragoni ha constatato in prima persona miglioramenti ? “È un lavoro che richiede del tempo ma di miglioramenti ne ho intravisti più di uno per fortuna, per noi europei sarebbero quasi impercettibili ma in Africa hanno tutt’altro valore, per esempio quattro anni fa avevamo la corrente elettrica un paio di ore al giorno, ora fortunatamente possono beneficiarne per qualche ora in più”.

Ha avuto il compito di gestire la parte sportiva, il calcio è visto come unico sport? “É certamente lo sport che attira di più i ragazzi, il più dominante, cullano il sogno europeo per dare una svolta alla loro vita ma non solo i maschi, anche le ragazze mi hanno sorpreso, un giorno senza che dicessi nulla si sono messe in cerchio iniziando a fare il torello mostrando anche buone qualità, oltre al calcio però ho dato spazio anche ad altri sport”.

Calcio ma non solo, com’era organizzata la giornata sportiva? “Dopo la colazione dalle 8 alle 11.30 facevo giocare i ragazzi nelle stazioni sportive che avevo creato tra basket, pallavolo e frisbee, avevamo la pausa e poi riprendevamo il pomeriggio dalle 16 fino alle 19”.

Avendo toccato con mano con due viaggi in quattro anni come consiglierebbe a un suo amico di mettersi in viaggio per provare la stessa esperienza? “L’Africa o qualunque altre parte del mondo non è qui dietro l’angolo, non è da tutti dire di si e scegliere di partecipare a questi viaggi missionari ma io nel mio piccolo invito spesso amici e conoscenti ad avvicinarsi a questa missione, negli anni scorsi abbiamo organizzato apposta un incontro abbiamo proiettato foto e video della mia prima esperienza, non è certamente una passeggiata ma va fatta, sono viaggi che formano e fortificano”.

Dopo le due esperienze in Africa è già proiettato verso una terzo viaggio? “Non sono viaggi ciclici quindi non ancora so quando ripartirò ma ci sarà sicuramente una terza volta, questa organizzazione a cui appartengo organizza viaggi missionari in tutto il mondo, mia moglie nel periodo di Pasqua è stata in Moldavia, mi piacerebbe fare un’avventura insieme a lei magari in un posto diverso dall’Africa per conoscere nuove persone ma se sarà di nuovo in Guinea Bissau ci tornerò ancora con grande entusiasmo, li mi sento a casa”.

Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it

 

 

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