24/05/2017 – A trentaré anni l’esordio nella massima serie di basket. L’anno prossimo sarà ancora protagonista sul parquet con i torinesi
Presente e futuro a forti tinte gialloblu. Papà Vittorio e il fratello maggiore Daniele avevano aperto anni fa la storia d’amore con la canotta del Torino, Davide ha completato questa favola cestistica indossandola da settembre. Con risultati soddisfacenti nell’anno del personale esordio in A1, il play vastese si è ritagliato uno spazio importante diventando subito un idolo dei tifosi e un punto di riferimento per il resto dei compagni. Nonostante la carta d’identità dica trentatré la voglia di mettersi continuamente in gioco è ancora tanta, si è goduto l’ultimo weekend nella sua Vasto ma nonostante la stagione sia finita già da qualche settimana si allenerà fino a metà giugno a Torino. Poi staccherà la spina dopo una stagione intensa ma all’orizzonte il futuro si chiama ancora Auxilium, con i gialloblu vuole continuare ancora a divertire e divertirsi.
Davide Parente, a trentatré anni è arrivata la chiamata dall’A1, un po’ in ritardo o era questo il momento giusto? “Fortunatamente anche negli anni passati erano arrivate diverse proposte per arrivare nella massima serie ma ho sempre declinato le offerte, avevo altre esigenze, c’erano progetti più intriganti e alcune regole che non ho mai digerito, le sfide ho sempre volute affrontarle da protagonista, senza stimoli non si va da nessuna parte”.
Dopo i trionfi tra B e A2 l’estate scorsa hai indossato la canotta dell’Auxilium Torino, a stagione ormai conclusa può ritenersi soddisfatto della scelta fatta? “Chiedere di meglio era impossibile, è stata anche una scelta dettata dal cuore, qui ho trovato compagni splendidi e un ambiente fantastico, ho avuto la fortuna di indossare trentacinque anni dopo la canotta indossata da mio padre e quella che ha visto protagonista anche mio fratello fino a qualche stagione fa, si è chiuso un cerchio”.
Grazie ai social tra post e video si è notato il feeling instaurato con l’ambiente torinese, pur partendo a inizio stagione con un basso minutaggio come ha fatto a diventare subito un idolo dei tifosi? “Non essendo più un giovincello ho una carriera che parla per me, chi segue con attenzione questo sport sa quello che ho fatto e vinto in tutti questi anni, poi il cognome Parente è stato sicuramente un ottimo biglietto da visita, da queste parti rievoca bei ricordi”.
Carta d’identità alla mano è l’elemento più esperto del roster gialloblu, aumentano le responsabilità oltre agli anni? “Non ci ho mai pensato, non ti cambia il modo di ragionare, già da qualche stagione sono uno dei più grandi, l’esperienza in più aiuta perché oltre ad elargire consigli ai miei compagni ti pone con occhi diversi soprattutto verso gli americani, sono al diciottesimo anno di carriera e ho alle spalle sette campionati vinti, per loro sono dettagli importanti, sanno di trovarsi di fronte a una guida sicura”.
Eppure nel 2014 anni fa quando aveva da poco scollinato i trent’anni la rottura dei legamenti ha rischiato di complicare la carriera, cosa le ha lasciato quell’infortunio? “Nei primi periodi post rottura c’è stato un po’ di sconforto ma appena iniziata la riabilitazione post operatoria non vedevo l’ora di tornare sul parquet, è stato un reset, mi sono rimesso in piedi con un nuovo approccio nell’affrontare il lavoro quotidiano, se prima sfruttato quello che mi aveva dato madre natura ora sono molto più metodico negli allenamenti, fatico di più perché è il fisico che lo richiede”.
Dall’infortunio in poi sua carriera prima di Torino ha avuto tappe fondamentali in storiche piazze come Siena, quali ricordi conserva? “Per Siena sono sceso di nuovo in B, una realtà che veniva dall’epopea dei sette scudetti vinti consecutivamente, dominava in Italia e per l’ambiente senese quel fallimento è stato un peso difficile da reggere, su di noi c’erano parecchie pressioni ma riportarla subito in A2 è stato gratificante, ho dei ricordi indelebili, sono quegli anni che andranno raccontati ai nipoti”.
Conquistata di nuovo l’A2 sul campo ha salutato la Toscana raggiungendo un’altra realtà importante come Rieti, contento per come sia andata? “La società ci aveva chiesto di mantenere la categoria, obiettivo raggiunto senza particolari affanni in una piazza bollente che vive di basket”.
Il presente si chiama Torino, pensando agli obiettivi di squadra il decimo posto fotografa al meglio la stagione o si puntava ad altro? “I tanti infortuni nel corso della stagione ci hanno pesantemente penalizzato, nella passata stagione la squadra si è salvata sul filo di lana, quest’anno fino alla penultima giornata siamo stati in lotta per un posto nei playoff, è andata bene lo stesso”.
A breve s’inizierà a parlare di futuro ma tra qualche mese sarà pronto per una nuova avventura lontano da Torino o a quasi trentaquattro anni si inizia a pensare al dopo parquet? “Mi sento benissimo, il fisico a una certa età può anche iniziare a scricchiolare ma l’importante è che regga la testa, mentalmente mi sento alla grande, ho ancora voglia di giocare e togliermi altre soddisfazioni con questa canotta, la società mi ha già chiesto la disponibilità per restare e ne sono felice, poi magari valuterò anche per un futuro da dirigente sempre qui a Torino ma adesso voglio ancora concentrarmi sul parquet, per la prossima stagione c’è voglia di alzare ulteriormente l’asticella, l’Auxilium vorrà ricoprire un ruolo da protagonista nei piani alti”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it