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Lo studio StageUp-Chainon: “Covid danno da 500 milioni”

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La magnitudo del Covid è devastante per gli introiti forniti dagli sponsor nello sport

Covid, ma quanto mi costi!

Purtroppo gli effetti nefasti del virus Sars Cov 2 si manifestano sotto una pluralità di aspetti.

Aspetti e riflessi (negativi) che si concretizzano nello sport.

Il Covid, i fatti, ha creato una voragine nei conti e nei costi dello sport con una magnitudo molto forte e la cui scossa tellurica non sembra essersi esaurita.

La ventesima edizione dell’indagine predittiva di StageUp — società di consulenza e ricerca — in collaborazione con ChainOn riflette in prima istanza su un numero che nella sua unicità è allarmante: nel 2020 le aziende hanno investito in sponsorizzazioni (intese in termini di sport, cultura e spettacoli, sociale) il 36% in meno del 2019.

Che, tradotto, significa un’involuzione così fragorosa mai registrata negli ultimi vent’anni.

Nell’anno appena concluso, sono stati spesi in sponsorizzazioni complessivamente 889 milioni di euro. Nel 2019 la quota totale si aggirava erano un miliardo 389 milioni.

In pochi mesi il Covid-19 ha demolito 500 milioni. Il valore di mercato degli eventi (sportivi e culturali) si è praticamente dimezzato, da 900 a 439 milioni.

Le previsioni per il futuro sembrerebbero non essere rassicuranti.

Si stima che ci vorranno tre anni almeno per tornare ai livelli del 2019.

Il 2021, si legge nel rapporto, potrebbe però essere il primo di una potenziale ripresa: il rimbalzo economico potrebbe far aumentare gli investimenti delle aziende del 9,8%. Nello sport, la crescita sarà di circa il 2%, ma la previsione si basa sui grandi appuntamenti del cosiddetto “secondo anno pari”, il 2021 “attutito” da 2020, con l’organizzazione di Olimpiadi di Tokyo ed Europei di calcio. Due eventi che, allo stato attuale, restano a forte rischio.

C’è poi un doppio binario.

Quello principale su cui corre lo sport di vertice, quello capace di attrarre la maggior parte delle sponsorizzazioni (il 73% della spesa complessiva delle aziende è su eventi sportivi, contro il 18% destinato a iniziative di solidarietà e il 9% a cultura e spettacolo).

L’esposizione televisiva e il respiro internazionale degli eventi tengono a galla la barca.

Sull’altro binario, invece, resta lo sport di base, soffocato dalla crisi per la sua specificità (attira investimenti solo delle piccole imprese cittadine).

Soffre anche tutto ciò che non sia calcio.

Basket e volley soprattutto pagano le porte chiuse: il botteghino e il palazzetto pieno erano la voce più consistente dei ricavi.

Quando finirà tutto ciò?

Alessio Giancristofaro

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