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Professore Faragalli, un grande preparatore fisico/atletico al servizio della Tasp

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Per lui un’importantissima esperienza a contatto con tantissimi grandi giocatori

Nel 2019 è ritornato a Teramo dopo tantissime esperienze nelle serie maggiori della pallacanestro italiana (Teramo Basket in Serie A e Roseto Sharks in A2) dove ha lavorato con tantissimi allenatori e giocatori che adesso giocano in grandi palcoscenici come l’EuroLega. Il professore Domenico Faragalli, con una passato nella pallamano, è il preparatore fisico-atletico della Rennova Teramo a Spicchi che appena ha potuto non si è lasciata sfuggire l’opportunità di avere una figura così importante all’interno della propria squadra. 

Professore Faragalli, quando e come ha deciso di iniziare a fare il preparatore fisico?
Io ho deciso di iniziare a fare il preparatore fisico quando venivo dal mondo della pallamano. Ho avvertito la necessità di approfondire maggiormente le tematiche della preparazione fisica-atletica della squadra e quindi ho iniziato a frequentare dei corsi, il primo fatto dalla Federazione Italiana Pallacanestro. Da lì è iniziato un nuovo percorso per me.

Dopo la pallamano è passato al Basket. Come mai?
Allora… io nella pallamano ho fatto tutto il percorso da giocatore ad allenatore, arrivando ad allenare il Teramo in Serie A, e praticamente ho visto in quel momento la necessità di fare un’altra esperienza e ho iniziato a collaborare nel mondo del Basket, quindi piano piano questa decisione si è rivelata davvero molto importante e alla fine sono entrato nello staff della squadra di Teramo in Serie A, per cui la scelta è stata facile.

Come è cambiato il suo lavoro negli anni?
Non saprei neanche dire com’è cambiato perché cambia ogni anno, non è mai uguale. Nel momento in cui si traccia un consuntivo di ciò che si è fatto l’anno precedente c’è sempre qualcosa da limare e qualcosa da migliorare. Io sono una persona per indole molto curiosa per cui anche nel mondo della preparazione sono sempre attento a quelli che possono essere gli sviluppi che mi possono aiutare nel mio percorso lavorativo. Mi viene da dire che ogni anno c’è qualcosa di diverso nell’approccio che ho nel mio lavoro.

Cosa l’ha convinta a tornare a Teramo?
Il progetto che ha questa società che è rappresentato dal presidente Nardi, una persona che ha grande visione per quanto riguarda il mondo della pallacanestro. Hanno creato una bellissima realtà in Serie B e che ha anche un florido settore giovanile. La mia figura ha competenze sia in Serie B che nel discorso riguardante il settore giovanile. Io sono partito da Teramo e vedere una realtà così solida con una dirigenza così motivata che mi ha voluto all’interno di questo percorso mi ha reso facile la scelta perché ho visto una potenzialità incredibile e la possibilità di lavorare ad un ottimo livello.

Un ricordo particolare che ha del Teramo in Serie A?
Non c’è un ricordo specifico perché ce ne sono tanti dato che ho avuto la fortuna di collaborare con tanti bravissimi allenatori e di allenare tanti grandissimi campioni. Per cominciare e dirne qualcuno: Jaycee Carroll, David Moss, Peppe Poeta, Valerio Amoroso e ovviamente dimenticandone tantissimi altri. Ho avuto anche la fortuna e l’onore di allenare dal settore giovanile fino alla prima squadra Achille Polonara che oggi è un giocatore importante italiano che sta facendo grandi cose in EuroLega. Direi che ho avuto la fortuna di trovarmi nel momento giusto in una realtà che poi ha sfornato tantissimi campioni per cui anche le mie conoscenze lavorative sono state ampliate da questi personaggi, allenatori e giocatori.

Con il covid e le pause forzate, qual è stato l’impatto sul suo lavoro?
Ci sono stati due momenti: il primo lo scorso anno che è arrivato in maniera inattesa ed eravamo tutti impreparati in quel momento e noi eravamo in corsa nel campionato di C Silver per un posto importante e fare il salto di categoria. Abbiamo provato a mantenere la forma sollecitando attività da distanza, essendo l’unico modo per relazionarsi quindi ho insistito molto su questo aspetto cercando di fornire programmi, allenamenti tramite diverse piattaforme. Poi successivamente ci è stata la preparazione che ci ha portato a questo campionato dove anche lì eravamo tutti totalmente impreparati, giorno dopo giorno e in attesa di protocolli forniti dalla FIP che venivano puntualmente modificati perché ovviamente cambiavano le cose e la problematica emergeva sempre con maggiore difficoltà. Noi siamo partiti con tanto anticipo ed è stato per noi molto importante perché abbiamo dovuto ricondizionare i giocatori che erano fermi da tanto tempo, abbiamo avuto la possibilità di fare una sorta di pre-preparazione rimettendo in moto l’aspetto fisico che nei mesi precedenti era stato fatto con workout casalinghi senza fare attività più intense. Poi è iniziata la preparazione che però è stata concepita in maniera diversa rispetto agli anni precedenti perché sono voluto entrare il prima possibile in una settimana tipo proprio perché avevamo tanto tempo quindi non c’era la necessità di proporre dei carichi in settimane precedenti al campionato dato che avevamo tempo. Da un lato avevamo questa grande fortuna e dall’altro c’era la necessità di preservare strutture fisiche a lungo inattive. Quindi siamo partiti così e abbiamo avuto un buon impatto al primo torneo di Supercoppa e comunque successivamente abbiamo mantenuto la condizione che tutt’ora c’è anche se non siamo confortati dai risultati. La squadra ha comunque dimostrato di avere tutte le carte per giocarsi la salvezza che è un obiettivo fondamentale per questa società, essendo il primo step per un progetto più ambizioso.

Manca una partita alla fine di questo mini girone, in ottica salvezza avete più fiducia oppure c’è qualche rimpianto per il vostro cammino?
Sicuramente qualche rimpianto c’è perché abbiamo giocato delle grandi partite, ne ricordo solo una per tutte, come quella contro Fabriano che abbiamo condotto anche di 16 punti poi l’abbiamo persa in casa. È comunque nata la consapevolezza che il gruppo squadra c’è, abbiamo avuto anche qualche difficoltà. Noi sinceramente, rispetto a qualche altra società che ha sempre comunicato le problematiche durante questo periodo, essendo molto attenti su questo aspetto abbiamo lavorato con varie problematiche senza mai pubblicizzarle perché riteniamo che facciano parte del gioco. Non è stato un percorso semplice ed ora stiamo uscendo da queste situazioni. Dopo la partita con Roseto avremo una settimana di sosta e poi inizieremo la seconda parte di questo campionato e ci stiamo arrivando nel miglior modo possibile e siamo sicuri che saremo pronti e avremo un impatto positivo in questa seconda fase. 

Qual è stata la squadra che l’ha sorpresa di più?
Diciamo che Fabriano è stata una certezza, sapevo del loro potenziale e si stanno dimostrando la squadra più importante per quanto riguarda questo campionato; più solida, che ha progettualità, un ottimo allenatore e un ottimo roster. La squadra che mi ha sorpreso maggiormente è Jesi perché è una squadra fatta di 3 over e il resto under, molto ben organizzata. Una squadra che sta facendo bene, molto ben allenata quindi credo sia la vera sorpresa di questo campionato per il roster che ha, per il modo di giocare e per quello che sta facendo.

La prossima partita è il derby contro Roseto, ha un ricordo speciale di questa partita?
Ho avuto la fortuna di allenare anche Roseto dopo la mia esperienza a Teramo per cui dico sempre che il mio cuore non è biancorosso o biancoceleste ma rossoceleste perché ho avuto la fortuna di allenare due grandi squadre. Roseto è una piazza molto importante nel basket, molto seguita quindi ha avuto tante esperienze in partite importanti. La prima cosa che mi viene da pensare, al di là del derby perché ovviamente è sempre stata una partita bellissima piena di emozioni, è il fatto che giocheremo senza pubblico come in Supercoppa e all’andata, due partite correttissimi e molto belle ma ovviamente alzi gli occhi e ti accorgi che manca qualcosa. Tutto molto bello sul campo però manca la ciliegina sulla torta che completa il quadro, manca soprattutto l’adrenalina che un derby con i tifosi ti porta a vivere.

Come sta la squadra in vista del derby?
Noi stiamo recuperando Tonino Serroni che ha subito una lesione muscolare a seguito di un trauma durante un allenamento, ha subito un colpo sul popliteo e contiamo di recuperarlo per il derby. Poi stiamo cercando di integrare sempre più Faragalli, mio figlio, che è il playmaker titolare della squadra fermo da 6 gare a seguito di una bruttissima distorsione con conseguenze importanti dopo la vittoria dell’andata contro Jesi. Per il resto la squadra c’è tutta, siamo carichi per giocare questo derby, ovviamente consapevoli che tra le due squadre c’è una differenza importante tra i roster essendo Roseto una squadra fondamentalmente fatta su un asse di giocatori di categoria superiore con a capo Valerio Amoroso. Noi però siamo pronti e abbiamo voglia di giocarci questo derby anche per riscattare questo passo falso fatto in casa contro Jesi quindi ci teniamo parecchio a questa partita.

Com’è lavorare e allenare i propri figli?
Diciamo che è stato più complesso all’inizio per quanto riguarda questo ruolo, diciamo che staccare “il cordone ombelicale genitoriale”, pur avendo figli grandi, è sempre una cosa che matura piano piano. Dopo le prime partite ufficiali è stato tutto più semplice perché ovviamente quando scendiamo in campo e lavoriamo per questo risultato sportivo finisce tutto insomma. All’inizio vivevo delle emozioni molto forti e poi piano piano vengono veicolate e il rapporto sul campo diventa appunto da allenatore e giocatore. Però è chiaro che è una cosa che mi rende molto orgoglioso perché trovarmi nella mia città con i miei due figli che dal punto di vista cestistico hanno avuto due percorsi diversi e ritrovarli insieme è stato motivo di orgoglio per me.

Davide Baglivo
redazione@vasport.it

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