Il “Prof” aquilano,
ormai trapiantato a Vasto, da tre anni collabora con i rossoblù al fianco di
mister Carlucci
Nel vasto mondo del calcio italiano il cognome Cannavacciuolo è sconosciuto a pochi. Una lunga tradizione iniziata con suo padre Filippo e l’eredità raccolta poi da suo figlio Fausto. Da tre anni collaboratore tecnico della Virtus Cupello e pedina preziosa dello staff tecnico di mister Panfilo Carlucci ma conosciuto da docente e allenatore a tutti i livelli vista la sua lunga esperienza anche nelle aule e i campi di Coverciano. I temi centrali sono i soliti, il peso della lontananza da rettangoli di gioco e match ufficiali, le ipotesi sulla ripartenza e tanto dei suoi primi tre anni in rossoblù.
Fausto
Cannavacciuolo, oltre tre settimane senza calcio giocato, passeranno almeno
altri due mesi, poi? “Parlo
dell’Eccellenza, credo sia impossibile, visto il quadro generale tornare in
campo al pronti via del nuovo anno, in molti parlano di febbraio e credo possa
essere la strada giusta. Più che sul quando però credo si dibatterà molto sul
come ripartire, non sarà facile mettere d’accordo venti squadre, vediamo cosa
decideranno”.
Nel calcio
dilettantistico, dopo il lockdown precedente, si sarebbe potuto lavorare in
altra direzione per provare ad evitare l’attuale stop? “Non mi dilungo troppo altrimenti sarebbero tante la situazioni su cui
ragionare non solo pensando al calcio. Guardando però al nostro mondo credo che
se in estate avessero reso obbligatori i tamponi prima ad inizio preparazione e
poi ogni sette o quindici giorni settimanali o quindicinali forse ci troveremmo
allo stesso punto ma sicuramente l’epidemia sarebbe stata più rintracciabile.
Bisognava battere forte sin da agosto sui tamponi, filo diretto con la lega
così tutte le società erano in regola con multe e sanzioni per chi sbagliava”.
Se si ripartirà a
febbraio sarà quasi un anno con appena due mesi di calcio giocato, per chi vive
questo mondo da una vita quante sono state le difficoltà incontrate in questo
periodo? “Tante ma non solo pensando
al calcio, un anno in cui tutti abbiamo dovuto affrontare e lo stiamo ancora
vivendo un qualcosa di mai visto prima. Tutto si può perdere in periodi come
questi ma bisogna aggrapparsi forte agli affetti, la famiglia, i figli, i
propri cari, sono loro quelli che ci danno più stimoli ad andare avanti e non
abbatterci mai”.
La tua carriera è
densa di successi, in campo e nelle stanze di Coverciano, da tre anni hai
aggiunto la collaborazione con la Virtus Cupello, come ti stai trovando? “Come quando entri in una bella e buona
osteria dove ti accolgono nel modo giusto senza pensare a che vestito porti.
Una società molto credibile che bada tantissimo alla sostanza e per nulla alla
forma”.
In questa stagione
eravate partiti forte, quali sono gli ingredienti del successo? “Come nel marzo scorso, fermati in ottimo
momento di forma. Un peccato ma in quelle poche partite giocate i ragazzi
avevano fatto capire di avere grandi motivazioni. Una squadra giovane ma
organizzata e dinamica, tutti lavorano al massimo e i risultati si stavano
vedendo”.
Rispetto alla passata
stagione c’è stato un dettaglio alla fine risultato decisivo per i risultati
ottenuti prima dello stop forzato? “I
nuovi, pochi, si sono integrati in poco tempo con il gruppo ma prendere di
nuovo “Lupo” Felice ha dato maggiori certezze a tutti. In primis a lui, dallo
scorso anno l’ho visto molto più maturo, in campo e fuori, forte ed esperto,
sicuro in difesa e poi, dettaglio non da poco, fino a marzo aveva segnato
qualcosa come 7 gol”.
Ormai da oltre tre
settimane senza allenamenti di gruppo, i ragazzi individualmente come stanno
lavorando? “In questi momenti si può
fare ben poco perché quello che conta e ora manca tanto è la partita. Giovani
ed esperti sanno già come lavorare individualmente, il resto sono solo
chiacchiere. Puoi modificare alcuni esercizi ma alla lunga sono quasi sempre le
stesse cose. Mancano i match ufficiali, quelli sono il vero sfogo per i
calciatori, è dura andare avanti per tanti mesi con soli allenamenti, di gruppo
o individuali che siano, senza l’adrenalina dei tre punti in palio”.
Se si riprenderà a
febbraio sarà un anno con quasi dieci mesi di stop e poco meno di tre in campo
tra allenamenti e match ufficiali, saranno sempre più frequenti gli infortuni? “Non diamo sempre e solo la colpa al Covid,
lo dico pensando come sempre all’Eccellenza. Su quasi tutti i tipi di infortuni,
di qualunque genere molto dipende dai terreni di gioco. Un tot sono in erba
sintetica, altri naturale, alcuni ancora in terra, questo poi influisce e molto
sulla tenuta fisica dei calciatori, anche questo sarebbe un punto che
meriterebbe un discorso molto più ampio”.
A Cupello fianco a
fianco con mister Carlucci, in rossoblù sta lavorando bene ma per alzare
l’asticella qual è il tuo consiglio?“Con
Panfilo c’è un dialogo costante e spesso anche accesi ma è giusto che sia così.
Un grande lavoratore in campo, ha passione ma se vuole scalare qualche gradino
deve scacciare via alcuni pregiudizi, glielo dico sempre”.
Al momento ferma ma quella in corso è, a detta di molti, tra le Eccellenza abruzzesi più difficili di sempre, fino allo stop che campionato è stato? “Un discorso che potrebbe essere portato fino alle categorie più alte del calcio italiano dove c’è sempre troppa fretta e tutti o quasi si accodano a qualcosa proposto per primo da qualcuno. Non viene dato tempo per lavorare bene e spesso di tende a copiare, ecco, in Italia mancano idee ancor prima delle ideologie, è quasi da sempre così”.
Antonio Del Borrello – antoniodelborrello@vasport.it