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Sport e Ambiente

Quando lo sport diventa ispirazione letteraria

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La storia di Elsa Flacco, insegnante e scrittrice. Ma soprattutto sportiva attivissima

Sportiva in primis.

Ma non solo.

Estro creativo, da insegnante giovane e giovanile.

Con un bagaglio culturale che la porta a creare capolavori letterari apprezzati nelle più disparate latitudini culturali nazionali.

Mamma, insegnante di lettere, scrittrice.

E sportiva.

Stiamo parlando di Elsa Flacco, abruzzese doc.

Forte e gentile.

Forte nella sua caparbia determinatezza nell’affrontare e vincere sempre le nuove sfide.

Gentilezza innata e naturale che si coniuga perfettamente nell’interpretazione delle innumerevoli sfaccettature della sua vita, professionale e non.

L’ultimo anno è stato difficile per chiunque ami praticare sport, in palestra o all’aria aperta, a livello agonistico, amatoriale o anche semplicemente per tenersi in forma, come una professoressa di mezza età come me. L’attività fisica – spiega Elsa Flacco originaria di Guardiagrele dove vive e lavora – è essenziale per il benessere generale dell’individuo, soprattutto quando, come nel mio caso, è una componente rilevante delle attività quotidiane.

Da oltre vent’anni – aggiunge – ho la passione per la bicicletta, che si affianca a quella per il trekking. Andare in mountain bike per colline e campagne, vallate e lungofiume, fino alle propaggini della grande Maiella, è per me quanto di più gratificante possa regalarmi una giornata“.

Insomma, lo sport come toccasana della quotidianità.

Elemento, come dire “salvifico”, per stare sempre bene.

E, infatti, da un anno a questa parte, lo sport ha subito un’involuzione sostanziale causa Covid.

Il lockdown ha rappresentato un arresto della possibilità di muoversi liberamente sul territorio, una grave, seppur necessaria in questa fase, limitazione della libertà personale che ha provocato in molti un senso di frustrazione e quasi di soffocamento, anche se mi rendo conto, con un po’ di senso di colpa, che non dovrei usare questa parola così gravida di significato concreto per chi è passato attraverso l’esperienza della malattia da covid-19. Abbiamo attraversato mesi e settimane tentando di interpretare i numerosi DPCM e le sfumature di colore andando a ricercare ogni volta il paragrafo dedicato all’attività sportiva, precisamente nel mio caso dove si andava a nominare la bicicletta, destreggiandoci tra divieti di uscire dal territorio comunale (e per chi, come me, abita in un comune minuscolo è stato un dramma), all’obbligo in zona rossa di restare nei dintorni di casa, il che implica il divieto di montare in sella, fino agli ultimi sviluppi dettati dal buonsenso, in cui si impone semplicemente di partire da e tornare nello stesso punto, senza “distrazioni” o deviazioni amene. Questo è stato un deciso passo avanti rispetto al primo rigoroso confinamento, che ci ha permesso di riprendere, seppure in misura ridotta, la nostra attività preferita, constringendoci anzi a cercare e sperimentare nuovi percorsi più a portata di ruota“.

Ma…guai a rassegnarsi. Elsa interpreta alla perfezione il pensiero galileiano “Dietro ogni problema c’è un’opportunità“.

Una delle conseguenze della forzata inattività o ciclistica, o comunque della sua drastica riduzione, è stato il dilatarsi del tempo quotidiano da dedicare ad attività sedentarie e intellettuali, come la lettura, la scrittura e la promozione del proprio lavoro. Proprio in questi giorni è in uscita – spiega Elsa Flacco – il mio ultimo libro, “Il giudice nero”, un atto unico teatrale che ricostruisce il processo del Tribunale Speciale fascista all’anarchico sardo Michele Schirru, fucilato nel 1931 per “aver avuto l’intenzione di uccidere il duce”. Questo abnorme processo, che ricostruisco grazie alla documentazione fornitami da Pablo Dell’Osa, autore di un’approfondita biografia di Guido Cristini, il “giudice nero” del titolo, fu reso possibile dalla liberticida legislazione speciale introdotta dal fascismo e dall’acquiescenza degli uomini di legge ai dettami del regime, qualità che Cristini univa a una sfrenata ambizione e a una totale mancanza di scrupoli. Il testo, corredato da una postfazione di Piergiorgio Della Pelle sull’ “Anarchismo nell’Italia fascista” sarà presto portato in scena da una compagnia teatrale che ha già iniziato le prove dello spettacolo, augurandoci che si possa presto tornare ad assistere a eventi dal vivo.

Ma non voglio svelare la sorpresa: per il momento incrocio le dita e continuo a dividermi tra il lavoro di insegnante, la famiglia, la scrittura e qualche pedalata rigeneratrice nel fine settimana, in attesa di giornate più lunghe che offrano pomeriggi soleggiati per qualche uscita extra in mtb!“.

Alessio Giancristofaro

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