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Calcio

Argentina Campione del Mondo, la soddisfazione di Luis Ruzzi dopo la sua finale persa nel ’90

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Luis Augusto Romano Ruzzi, 72 anni, nato a Buenos Aires, figlio di immigrati vastesi che oltreoceano hanno fatto fortuna, è tornato in Italia nel 1976 e da allora vive a Roma. Il suo cuore e la sua fede calcistica si dividono tra la nazione che gli ha dato i natali e quella dei suoi avi, la stessa che, come a lui piace ricordare, lo “sopporta da quarantasei anni”.

La sua vita è trascorsa, in gran parte, tra la Formula 1 prima ( fino al 1986 è stato l’ombra del suo grande amico Elio De Angelis ) e nel calcio poi. Diplomatico nell’ambasciata argentina in Italia fu designato quale capo-delegazione dell’albiceleste per i mondiali del 1990 disputati nel nostro paese. Fu il ct Carlos Bilardo a volerlo fortemente in quel ruolo con la benedizione di Diego Armando Maradona.

Luis Ruzzi con Carlos illardo

Come ben ricordiamo noi italiani la squadra argentina arrivò in finale, dove poi perse contro la Germania. Quella sera Diego e compagni avevano contro un intero popolo, quello italiano, che non poteva perdonare l’eliminazione dell’Italia di Vicini, in semifinale, al termine della lotteria dei rigori.

Fu quella una grande delusione per tutto il popolo argentino così come il nostro amico Luis ma quella di ieri è stata chiaramente una giornata memorabile, al contrario, da festeggiare e ricordare.
Lo abbiamo voluto sentire per capire le sue emozioni al termine della finale con la Francia:

“É stata un’emozione indescrivibile. Noi argentini siamo nati per soffrire. Se ricordi anche nel 1986 vincevamo 2 a 0 poi su due calci d’angolo i tedeschi ripresero la partita nonostante la nostra superiorità. Poi ci salvò il gol di Burruchaga nel finale per il definitivo 3 a 2. Ieri mi sono sentito più volte proprio con lui ed era molto fiducioso. La felicità argentina è perché ha vinto Messi, questo è quello che volevamo, un giocatore esemplare che meritava questo trofeo. Per lui è molto più di un giocatore ma è tutto il resto, il suo modo di essere, la sua umiltà. Non voglio paragonare Messi a Diego, sono entrambi due grandi giocatori. Però Leo quando smetterà di giocare, tra qualche anno, sarà ancora integro fisicamente mentre Maradona quando smise aveva le gambe martoriate, non poteva più nemmeno camminare bene, lo hanno riempito di calci sin da quando era ragazzino. Il calcio di oggi è molto diverso perché certi falli non sono più consentiti e Messi ne ha beneficiato perché altrimenti i suoi avversari prenderebbero il doppio giallo. Sarebbe stato bello veder giocare Maradona oggi. Credo comunque che Diego dal cielo abbia dato una mano alla nostra squadra, sia in coppa America, dove addirittura abbiamo battuto il Brasile in casa sua, al Maracanà, mai accaduto, e adesso la coppa del mondo. E sono sicuro che il Napoli sarà campione!”

Cosa ne pensi del gesto di Martinez?

“Non mi sento di condannarlo, è una stronzata di tutti quelli che vedono cose cattive. Ha abbassato semplicemente le mani, non voleva fare nulla di offensivo. Poi ci sono quelli che cercano la polemica a tutti i costi anche perchè noi argentini non abbiamo molti amici nel mondo, è sempre stato così”.

La serata di Luis è proseguita a Roma insieme ai suoi amici argentini a festeggiare questo storico e importante risultato per la sua nazione.

Michele Cappa, classe 1971, vastese, è titolare dell’agenzia di comunicazione Cquadro, appassionato di sport e giornalismo sportivo, ha collaborato per diverse testate giornalistiche locali e regionali, tra cui: TRSP, Radio Agorà,Radio Studio 99, TV2000, Delta 1, Telemax, Vastonline, Il Nuovo Molise e dal 2017 scrive per Vasport.it, sito di informazione sportiva locale ( di cui è anche editore ), dove cura la seguitissima rubrica “Amarcord”

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